il bollettino
giovedì 3 Luglio, 2025
Caldo estremo, in Trentino già 19 giorni «fuorilegge»: in città i cantieri si dovrebbero fermare
di Davide Orsato
In Vallagarina, val d’Adige tra Trento e Rovereto e Alto Garda la condizione climatica è paragonabile a quella della Pianura Padana

Se il Trentino avesse promosso un’ordinanza, come hanno fatto in questi giorni Veneto e Lombardia, e se lo avesse fatto a inizio stagione, prima delle tragiche notizie dell’ultima settimana (un artigiano morto in Emilia Romagna, due operai gravissimi in Veneto) quali sarebbero state le conseguenze sui tantissimi cantieri all’aperto in Provincia? Beh per almeno 19 giorni, a partire dal primo giugno, si sarebbero dovuti sospendere le attività nella fascia oraria considerata a rischio, cioè tra le 12.30 e le 16.
Speculazioni, certo, ma che rendono l’idea di come è stato questo inizio estate per i lavoratori di settori come l’agricoltura, l’edilizia, la manutenzione stradali. Le due regioni confinanti hanno preso come riferimento il nuovo bollettino messo a punto dall’Inail assieme al Cnr, consultabile al sito worklimate.it (ieri preso d’assalto e «crashato» per le troppe visite). Quando la zona geografica di riferimento si colora di rosso, indicando un pericolo «alto» per il lavoro in zone esposte al sole, allora dovrebbe partire lo stop. Ma quel «rosso», nelle previsioni elaborate dal consorzio Lamma, spalmato nelle ultime settimane in gran parte d’Italia, compare, a macchia di leopardo nel montano Trentino.
In due zone, in particolare: la Vallagarina e la val d’Adige tra Trento e Rovereto e l’Alto Garda, in particolare la piana di Arco. In queste due aree la condizione climatica è paragonabile a quella della Pianura Padana.
Da inizio giugno, in particolare nella seconda metà del mese, sono stati sedici i giorni in cui si sono toccati valori da rischio alto per la salute, a cui vanno ad aggiungersi, nonostante i temporali, anche i primi tre giorni di luglio.
Per fare un esempio: ieri si sarebbero dovuti fermare i tanti cantieri in città dedicati alla viabilità, a cominciare da quello che ha impiegato anche nelle ore più calde gli operai lungo la tangenziale all’altezza dello svincolo per Gardolo.
Ma non l’allarme non riguarda solamente i lavoratori all’aperto, ma anche quanti lavorano in aziende dove la climatizzazione è difficile se non impossibile (acciaierie, vetrerie). Da anni la Fim Cisl del Trentino monitora la situazione con un report mensile sui colpi di calore (ce ne sono stati due di «severi» a giugno). «La situazione è seria — spiega il segretario provinciale Paolo Cagol — anche perché nonostante la sempre maggiore attenzione che viene prestata al tema, gli episodi non diminuiscono. È come se stessimo inseguendo il caldo, ma senza mai raggiungere l’obiettivo. Molti datori di lavoro prevedono pause nei giorni peggiori, distribuiscono integratori di sali minerali, ma questo ormai, non basta più durante le ondate più forti. Il cambiamento climatico, purtroppo, si vede e si sente anche all’interno dei capannoni».
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