la tragedia
martedì 4 Giugno, 2024
Cade nel vuoto dalle Ande, proseguono le ricerche dell’alpinista Tomas Franchini. Il fratello Silvestro: «Continuiamo a sperare»
di Davide Orsato
La ricostruzione della tragedia del compagno di spedizione, il cileno Cristobal Señoret Zobeck, che ha riferito subito di averlo visto cadere da una parete
La regola, in questi casi, è «non ci si fa illusioni, ma si lotta fino all’ultimo». E la lotta, da ieri, è fatta di ricerche in zone impervie, a cinquemila metri, tra picchi scoscesi e pareti di ghiaccio. Tutti sanno che è difficilissimo ma, finché si lotta si spera. Ed è la speranza a unire parenti e amici di Tomas Franchini, 35 anni, guida alpina di Madonna di Campiglio, vittima di un terribile incidente sulla Cordillera Blanca, la parte più settentrionale delle Ande, in Perù.
Caduto nel vuoto
Le prime, frammentarie notizie che sono arrivate in Italia nella giornata di ieri erano fisiologicamente carenti di dettagli. «Si sono perse le tracce di Franchini», spiegavano le agenzie. Ma l’alpinista non era da solo. C’è chi ha visto bene cosa è successo. È il compagno di spedizione, l’alpinista cileno Cristobal Señoret Zobeck che ha riferito subito di averlo visto cadere da una parete. Il luogo preciso, il monte Cashan è assai remoto: ci sono chilometri e chilometri di nulla dalla città più vicina, Huaraz. Chiamare i soccorsi è estremamente difficile, ma la macchina, alla fine si è attivata, inevitabilmente, dopo molte ore dalla caduta.
Le ricerche
La squadra intervenuta, però, è preparatissima. Nella giornata di ieri quindici scalatori (tra cui due esperti alpinisti spagnoli, che conoscono bene Franchini) sono intervenuti nel tentativo di individuare la guida rendenese. Non si tratta di un’operazione facile: si prova a battere l’area il più possibile in modo da individuare segni di presenza umana. Ma, almeno fino alla tarda serata di ieri, ore italiane, non sono arrivate buone notizie.
Il fratello Silvestro: «Continuiamo a sperare»
La prima persona a essere informata dell’accaduto è stato il fratello Silvestro Franchini che, da ieri, è in contatto senza sosta con i soccorritori. Anche lui guida alpina, conosce benissimo i rischi della zona, in cui è stato con il fratello, nel 2018. «Mio fratello Tomas — spiega Silvestro Franchini, raggiunto telefonicamente — è stato visto cadere da una parete molto verticale. È accaduto nelle prime ore di domenica mattina. Si era fermato per una sosta, aveva piantato la tenda a ridosso della parete e aveva passato la notte. Alla mattina, dopo essere uscito dalla tenda, si è posizionato su un cornicione di roccia e neve che ha ceduto ed è precipitato». L’apprensione è alle stelle: Tomas Franchini è molto conosciuto non solo in val Rendena ma in tutta la comunità alpinistica trentina (e anche fuori i confini regionali). Il fratello, benché scosso, cerca di essere realistico. «In queste situazioni — conclude — si tenta il tutto per tutto. Ma sappiamo che le probabilità di trovarlo incolume dopo una caduta del genere sono pochissime».
Per organizzare la spedizione di salvataggio, colleghi e amici, hanno anticipato il pagamento alla squadra di soccorritori: sulle Ande peruviane funziona così.
L’amore per la Cordigliera
Come testimonia il precedente assieme al fratello Silvestro, non era la prima volta che Tomas Franchini prendeva la via delle Ande settentrionali, passando per le vette della Cordillera Blanca, dove cime innevate fanno da contrasto ai panorami tropicali delle quote più basse. Come nel 2018 il tentativo dell’alpinista rendese assieme al compagno di cordata Cristobal Señoret, era quello di effettuare un «concatenamento» tra le cime della catena. Cioè di non fermarsi dopo una vetta, ma raggiungerne un’altra. E, dopo, un’altra ancora. Señoret era reduce da un’ascesa impegnativa avvenuta meno di un mese fa: quella del monte Sarmiento, affrontato in stile alpino. Il tutto nella Terra del Fuoco, dall’altra parte del Sudamerica. Dal Trentino, Tomas l’aveva raggiunto, per una nuova impresa che avrebbe potuto portare, anche, all’apertura di nuove vie.
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