l'intervista
lunedì 11 Agosto, 2025
Bypass in super ritardo, il dirigente del Comune Franzoi: «Il 2030? Avremo più tempo per fare meglio»
di Donatello Baldo
Ottimismo sull’obiettivo ultimo dell’interramento della linea storica: «C’è tempo per progettare e per trovare le risorse»

Agli interrogativi posti in questi giorni da questo giornale sui tempi e sui modi di realizzazione della circonvallazione di Trento, e del successivo interramento della linea storica che attraversa la città, il sindaco Franco Ianeselli risponde con ottimismo: «Abbiamo proposto le due frese e si lavora perché così sia. Sull’interramento, si prosegue sull’obiettivo». Dice, così, che continuano le pressioni su Rfi (Rete ferroviaria italiana) affinché le «talpe» che scavano il tunnel siano solo quelle che partono da sud, evitando le due che procedono da nord, che creerebbero il caos su via Brennero. E sul «sogno» di una Trento libera dal passaggio dei treni, che ricuce la ferita della cesura dei binari, mostra solo la volontà di andare avanti, anche se — come lui stesso ha ammesso precedentemente — i tempi si dilungano, perché l’orizzonte della fine dei lavori del bypass non è più al 2026 ma al 2030, se va bene. Dice di più, su tutti i fronti aperti, il dirigente della Mobilità e Rigenerazione urbana che per palazzo Geremia segue i lavori della grande opera, l’ingegnere Giuliano Franzoi: «Il 2030? Non per forza è un ritardo che nuoce, c’è tempo per un lavoro fatto bene, con minor impatto sulla città».
C’è ottimismo, dunque. Ma non c’è ancora nulla di certo, nemmeno se saranno usate due o quattro frese, se quindi si procederà con lo scavo della circonvallazione in contemporanea da nord e da sud o soltanto da sud, da Mattarello.
«Sicuramente c’è, da parte del Comune di Trento ma anche della Provincia, la volontà di procedere con due sole frese. A parità di lavoro fatto, ci sarebbe molto meno impatto su via Brennero».
A parità di lavoro, nel senso che non si raddoppierebbero i tempi di realizzazione dello scavo?
«No, nessun raddoppio dei tempi di esecuzione. A sud sono pronti, in autunno le frese saranno installate, a inizio anno saranno messe in funzione. In due anni verranno scavati 10 chilometri. A nord tutto sarà pronto per lo scavo tra un anno, un anno e mezzo. A quel punto lo scavo da sud sarà già a metà, che senso avrebbe fermarsi? Meglio andare dritti piuttosto che aspettare la fresa appena partita da nord».
Ora Comune e Provincia premono su Rfi e Consorzio per l’uso di sole due frese. Ma all’inizio eravate tutti d’accordo per quattro, che appaiate avrebbero scavato la circonvallazione da nord e da sud.
«Le quattro frese erano una soluzione quando i tempi erano stretti, quando l’opera era nel Pnrr e c’era l’obbligo della realizzazione entro il 2026. Aveva senso procedere in fretta, mettendo in conto anche una breve sofferenza di via Brennero. Ora i tempi si sono allungati. Prendiamo pure il 2030, ma possiamo procedere con i lavori fatti bene, con minore impatto sulla città. Ma non solo per questo».
Per che altro?
«Per avere maggiore tranquillità nell’affrontare i lavori tra i due sin, Sloi e Carbochimica. L’intervento sui terreni inquinati non è di per sé complicato, ma necessita di tempi maggiori per l’asportazione del materiale in ambiente confinato, per il monitoraggio».
Tempi che impattano sulla Trento-Malè, che doveva rimanere chiusa in quel tratto per un anno, al massimo un anno e mezzo.
«Non credo che alla fine i tempi saranno molto più lunghi. Lo scavo andava fatto comunque in quell’area. Più che i tempi, aumentano i costi per il trattamento del materiale e per la tipologia di scavo, che non era prevista».
Lavorare a nord, soprattutto nell’area dello scalo Filzi, impatta però su via Brennero. Si deve attraversare la strada per arrivare all’imbocco nord con la galleria artificiale da cui non sappiamo ancora se passerà la fresa ma sicuramente passeranno i treni quanto il bypass sarà finito. Per permettere i lavori sarà fatta una deviazione viaria.
«Su questo punto, i tempi sono uguali, non aumentano. Vedremo nel dettaglio il cronoprogramma, ma più o meno rimarrà quello già fissato. Ci sarà la deviazione, è vero, una curvatura sullo scalo Filzi all’altezza del Pittarello, con uscita a sud delle ultime case di via Brennero, prima di piazza Centa. Ma nel frattempo si lavorerà a una rotonda, sempre in zona Pittarello, che rimarrà anche dopo e che darà fin da subito dei benefici».
Anche per i mezzi che usciranno dal cantiere, che non dovranno arrivare fino in piazza Centa per girarsi. Ma un conto è avere un minimo traffico da cantiere, altra cosa avere a nord le due frese che producono tonnellate al giorno di materiale che dev’essere portato in discarica. Si parla di un camion ogni dieci minuti.
«Quindi, meglio usare solo due frese, solo a sud. Anche per la predisposizione dei famosi cameroni, altro punto importante, altra prescrizione chiesta dall’amministrazione comunale».
I cameroni sono una sorta di svincolo per permettere ai treni merci che non devono fermarsi all’Interporto, di proseguire verso nord, verso Salorno. Ma la tratta fino a Salorno non sembra essere tra le priorità di Rfi.
«Un passo importante è la predisposizione di queste strutture. Si era parlato di predisposizione, ora invece si spinge per la realizzazione. E con due sole frese è possibile, perché una volta passato il punto in cui realizzarli, si può intervenire. Con l’avanzamento con due frese da nord e da sud contemporaneamente non sarebbe possibile. Se si realizzano, è una facilitazione anche per Rfi progettare la prosecuzione della tratta in galleria verso nord. Progettazione su cui il Comune spingerà tantissimo, per evitare in futuro che i treni merci che non devono passare per Trento non escano a Trento».
Altro punto critico, considerati i tempi ormai lunghi rispetto al 2026, è il sogno dell’interramento della linea storica che passa nel centro della città.
«Ma su questo non siamo fermi. Siamo a buon punto con il documento di fattibilità, ci siamo visti anche a inizio estate con Rfi e la Provincia. Il protocollo firmato da tutti gli enti è rispettato. E anche in questo caso, arrivare al 2030 non per forza è negativo, perché serve tempo per immaginare al meglio la città del futuro. Certo, l’obiettivo è arrivare alla conclusione del bypass sia con il finanziamento che con il progetto, pronti a iniziare i lavori di interramento»
Ottimismo anche in questo caso, quindi.
«Nel merito, ci sono riscontri molto positivi, sia sulla fattibilità tecnica che trasportistica. Tutto sarà compatibile con un’ulteriore implementazione della rete ferroviaria, anche con una possibile nuova linea che possa connettere Trento a Predazzo».