Negli ultimi anni l’aumento delle temperature medie rilevate durante i mesi invernali inducono una riduzione del periodo di “letargo” delle zecche e ne stimolano una precoce attività anche nel nostro territorio.
In particolare la zecca dei boschi, Ixodes ricinus, effettua una diapausa invernale durante la quale rimane protetta in genere sotto foglie, sassi o sotto la neve. Se non ha avuto modo di nutrirsi prima dell’arrivo dell’inverno, non appena le temperature risalgono (sopra i 7-10 °C, ma localmente anche inferiori come ad esempio nei versanti esposti a sud) inizia la ricerca dell’ospite per effettuare il pasto di sangue necessario per completare il suo ciclo di sviluppo che prevede tre stadi (larva, ninfa e adulto) nell’arco di tre anni.
Nonostante il periodo di maggiore attività delle zecche sia normalmente da maggio a metà giugno, sempre più spesso anche nei mesi di marzo e aprile, se le temperature sono superiori alla media come si è verificato anche quest’anno, è possibile incontrare questi parassiti quando ci si reca in ambienti con vegetazione cespugliosa e aree boschive dal fondovalle fino ai 1200-1400 m.
Le malattie. Le zecche possono trasmettere pericolose malattie per l’uomo e per gli animali. Le malattie più diffuse sul nostro territorio sono la malattia di Lyme e l’Encefalite da zecche (TBE). La prima è causata da un batterio e necessita di una cura antibiotica se viene contratta, mentre la seconda viene trasmessa da un virus per il quale l’Azienda provinciale per i servizi sanitari offre la vaccinazione gratuita ai residenti.
Monitoraggio, mappe di rischio e modelli predittivi a cura di FEM
L’unità di Ecologia Applicata della FEM da più di vent’anni monitora la presenza di patogeni pericolosi per l’uomo nelle popolazioni di zecche della provincia di Trento sia prelevate direttamente dagli ospiti (es. roditori selvatici) che dalla vegetazione. Sulla base dei dati raccolti, vengono prodotte mappe di rischio e modelli predittivi.
Sotto osservazione valle dei Laghi e aree colpite da tempesta Vaia
Nel 2024 questa attività proseguirà con il monitoraggio di questi parassiti sui roditori selvatici in Valle dei Laghi, in quanto questi animali sono i principali serbatoi degli agenti patogeni trasmessi dalle zecche.
L’attività di ricerca verrà svolta anche in altre aree del Trentino, con particolare riferimento allo studio della situazione nella aree colpite dalla tempesta Vaia. I dati sinora raccolti hanno infatti evidenziato un aumento delle zecche in queste aree, dimostrando che anche gli effetti indiretti dei cambiamenti climatici come gli eventi estremi, contribuiscono all’aumento del rischio sanitario per numerosi patogeni, soprattutto di quelli a trasmissione vettoriale.
L’attività di ricerca verrà focalizzata sullo studio della frequentazione delle aree schiantate da parte di diversi animali e come questo fenomeno può condizionare il rischio di trasmissione delle malattie trasmesse dalle zecche.