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lunedì 14 Agosto, 2023

Addio al sociologo Francesco Alberoni: fu rettore dell’università di Trento dove gestì il ’68

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Aveva 93 anni e aveva speso una parte della sua carriera in Trentino. Il ricordo di Boato: «Fu il relatore della mia tesi. Persona di grande umanità e generosità»

Il sociologo e scrittore Francesco Alberoni è morto all’età di 93 anni. Era stato rettore all’università di Trento dal 1968 al 1970, gestendo gli anni caldi della contestazione studentesca. Il suo libro più famoso è ‘Innamoramento e amore’, pubblicato nel 1979. Oltre a Trento ha insegnato alla Cattolica e alla Iulm di Milano e all’università di Losanna. Ha collaborato a lungo con il Corriere della Sera. Nel 2019 si era candidato con Fratelli d’Italia alle elezioni europee senza essere eletto. E proprio un’esponente di FdI, Daniela Santanchè, lo ricorda su Twitter: «Con Francesco Alberoni se ne va un grande intellettuale e un grande sociologo, i suoi studi sull’amore sono stati un contributo prezioso per tutta la Nazione. Buon viaggio Francesco». Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia all’Europarlamento, ha scritto: «Ho avuto il piacere di conoscere il prof. Francesco Alberoni soltanto negli ultimi anni quando, dopo una vita dedicata allo studio e alla scrittura, scelse di abbracciare l’impegno politico con Fratelli d’Italia. Un estremo gesto d’amore, lui che l’amore lo ha sempre scandagliato e raccontato in ogni sua sfumatura, per la sua amata Italia. Grazie di tutto Professore, ci mancherà».
Alberoni era nato a Piacenza il 31 dicembre 1929. Era noto in tutto il mondo per i suoi studi sui movimenti collettivi e i processi amorosi. Lo ricorda così Marco Boato, uno dei leader del Sessantotto trentino a Sociologia, attuale presidente del Consiglio federale nazionale di Europa Verde. «Nel nostro rapporto di “antica” amicizia era più semplicemente Franco. Una amicizia saldatasi dal 1968 al 1970, quando venne chiamato dalla Cattolica di Milano a Trento per assumere il ruolo di direttore dell’Istituto superiore di Scienze sociali con il corso di laurea in Sociologia – racconta – Furono gli anni della “Università critica”, con una stretta collaborazione, grazie ad Alberoni, nel rapporto tra docenti e studenti. Furono anche gli anni delle sue prime elaborazioni sui movimenti collettivi, sulla base della teoria dello “stato nascente” ripresa da Max Weber. Dopo i primi libri su questi temi scritti a Trento e sperimentati dal vivo a Sociologia, scrisse quindi il suo capolavoro “Movimento e istituzione”. Nel marzo 1970 Alberoni fu anche il relatore della mia tesi di laurea, con 110 e lode. Lasciata Trento, dove conservò comunque stretti rapporti con Enzo Rutigliano, prima studente e poi a sua volta docente, applicò il paradigma dello “stato nascente” anche ai rapporti di innamoramento, amore e amicizia, con libri che gli conquistarono un grande successo editoriale. Non ho ovviamente condiviso le sue più recenti scelte politiche, che comunque non hanno avuto successo. Ma resta la memoria e il rimpianto di un sociologo di grande valore e di una persona di grande umanità e generosità».