Trento

giovedì 27 Novembre, 2025

Il cantiere infinito in via Cavour e la disperazione della negoziante: «Da otto mesi vivo un incubo»

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Lo sfogo di Eva Nicolodi di «Amanito»: «Mercoledì l'apice: camion gigante, vetri sporcati. Gliel'ho fatto notare, mi hanno insultato»

Sono otto mesi che l’imprenditrice Eva Nicolodi, titolare del negozio Amanito di via Camillo Cavour, a Trento sta vivendo un incubo. Dopo che sono iniziati i lavori di riqualificazione di un edificio vicino al suo negozio, si ritrova ad avere una visibilità oscurata e una vetrina spesso sporca. L’appello dell’imprenditrice è partito dai social, dove ha pubblicato un video e un post. «Ho bisogno di aiuto» scrive Nicolodi. «Sono esasperata. Dopo otto mesi, non ne posso più. Mercoledì mattina si è raggiunto l’apice, con il solito camion gigantesco che mi ha rovinato la vetrina ed è rimasto lì davanti per diverso tempo».

Nicolodi ha provato anche a interfacciarsi con chi era impegnato nei lavori in quel momento, ma non avrebbe ricevuto risposte gentili. «Quando ho fatto presente che mi avevano rovinato i vetri» rivela «sono stata aggredita verbalmente e insultata. Ovviamente, nessuno vede il mio negozio e nessuno può entrare vista la quantità di polvere tossica che c’è». Tutta la faccenda, come ha spiegato la donna, è iniziata ad aprile. «Un giorno sono arrivati gli agenti della polizia locale e hanno iniziato a prendere delle misere» racconta. «Ho chiesto loro cosa stessero facendo e mi hanno risposto che stavano prendendo le misure per un cantiere che sarebbe arrivato nei giorni seguenti. Nessuno ha avvisato me e le altre persone nella via che ci sarebbero stati dei lavori. Lo abbiamo scoperto all’ultimo minuto».

E questo l’imprenditrice lo sottolinea, perché ritiene giusto che vengano fatti dei lavori, tanto quanto informare le persone che devono adeguarsi a una situazione. «Non sono l’unica che ha avuto problemi» spiega. «Il bar Urban ha dovuto rinunciare a diversi tavoli che aveva fuori, così come la pizzeria qua a fianco. Diciamo che eravamo tutti un po’ sottosopra e la fine lavori era prevista per metà luglio, ma hanno avuto una proroga. Ora dovranno fermarsi, ma riprenderanno comunque con il nuovo anno».

In questi mesi di cantiere e mezzi posizionati davanti al negozio, Nicolodi sostiene di aver: «lavorato malissimo, trovandomi anche la vetrina completamente sporca a causa della polvere e dei materiali mossi da chi sta eseguendo i lavori». Camion e furgoncini, che non apparterrebbero solo alle dite che stanno eseguendo la ristrutturazione, ma anche di altre realtà che caricano e scaricano la merce. «A volte non riesco neanche a uscire dalla porta del negozio» afferma. «Quando lo faccio notare, c’è chi mi risponde scusandosi, ma anche chi mi insulta e mi manda a quel paese» racconta ancora. «Mi è capitato che mi insultassero anche davanti ad altre persone, come accaduto in questi giorni in cui sono arrivati i giornalisti a intervistarmi». Quello di Nicolodi è uno sfogo nato non solo dal disagio dei rumori e delle conseguenze che un cantiere edile può portare, ma anche dall’andamento delle vendite che avrebbero subito un brusco calo. «In estate lavoro principalmente con il turista» spiega, «però se le persone non vedendo il negozio, ovviamente non possono entrare, per quanto io possa impegnarmi. Il mio non è tanto un rischio di impresa, questo un pugno nello stomaco. Il mio non è un hobby, è un lavoro. Quindi, penso che sia mio diritto poter lavorare e avere la facoltà di poterlo fare col mio negozio, con la mia porta, con la mia vetrina, come tutti quanti. Non sono né un’ereditiera né una ricca, quindi io lavoro per vivere, per permettere alle mie figlie di vivere, di studiare e tutto il resto».

L’imprenditrice in questi mesi si è anche interfacciata con gli amministratori comunali, chiedendo aiuto. Dopo 17 anni di attività, tra problematiche portate, come lei stessa ha spiegato, anche dal «degrado e dai problemi di sicurezza in zona» oltre che da situazioni come quelle che sta vivendo, la forza di resistere inizia a diminuire, per far spazio alla voglia di «lasciare Trento, andare da un’altra parte» osserva. E questo è un ragionamento fatto da Nicolodi perché esasperate dalla situazione e dalle altre criticità. «Molti miei clienti mi sostengono, dopo aver visto anche il video mi hanno scritto dicendomi che non sono sola, di non mollare» conclude. «Sono persone per le quali il mio negozio è un punto di riferimento. Il mio negozio rimarrà aperto ancora aperto, ma spero che la situazione migliori. Devo ringraziare Gianni Gravante, presidente di Federmoda per l’attenzione e l’appoggio, la polizia municipale per l’umanità dimostrata e vi dico anche che il Comune sta cercando di ascoltarmi. La situazione è allucinante. Io vorrei solo lavorare, vorrei solo il rispetto che penso di meritare».