Giustizia

mercoledì 26 Novembre, 2025

Raggirata per dieci anni: nuova accusa ai coniugi già condannati. In aula il secondo processo per oltre un milione di euro sparito

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Dopo la prima condanna del 2015, la Procura contesta ai due imputati una nuova circonvenzione di incapace, oltre al sequestro di persona e alla resistenza: l’anziana parente, affetta da fragilità psichiche, sarebbe stata spogliata di denaro, titoli e perfino della villa

Per quanto fossero già stati condannati a due anni e mezzo e a pagare un risarcimento di quasi un milione e 300mila euro all’anziana parente che fino al 2011 avevano raggirato, marito e moglie avrebbero continuato a vivere con la pensionata da tempo affetta da disturbi psichiatrici, nella sua bella villa, escogitando varie modalità per spillarle soldi a più riprese. E per un lungo arco di tempo, e cioè i successivi dieci anni. Racimolando una cifra ingente, secondo le stime per un totale di oltre un milione di euro. Tanto che i due sessantenni trentini stanno affrontando un secondo processo in tribunale a Trento, per rispondere davanti al giudice Rocco Valeggia sempre dell’ipotesi di circonvenzione di incapace, nei confronti appunto della stessa anziana parente nel frattempo deceduta: le avrebbero spillato oltre un milione di euro tra 2011 e 2021 con diversi sistemi, tra prelievi di denaro dal conto corrente senza causale, bonifici verso terzi, vendita di investimenti finanziari e atti negoziali fatti compiere alla pensionata, approfittando delle sue condizioni psico fisiche (dal 2014 aveva infatti un amministratore di sostegno). Anziana che così è stata spogliata di soldi e beni immobiliari. Ridotta quasi sul lastrico. Di qui anche la contestazione della recidiva a marito e moglie che vivevano sotto lo stesso tetto della parente, nell’importante dimora in Trentino.

Sequestro di persona

Da capo di imputazione vengono contestati ai due sessantenni anche i reati di sequestro di persona in concorso — per aver privato della sua libertà personale l’anziana — e di resistenza a pubblico ufficiale. Accusati, nello specifico, di non aver fatto entrare in casa l’amministratrice di sostegno dell’allora più che settantenne (amministratrice che è ora parte civile nel processo, rappresentata da un proprio avvocato).

Da sentenza del 2015 — diventata definitiva, irrevocabile, l’anno successivo — i coniugi avrebbero dovuto risarcire la parente versando una cifra ogni mese. Peccato che, secondo quanto accertato dagli inquirenti, non le avrebbero liquidato nemmeno l’uno per cento del milione e 300 mila euro dovuto, quanto cioè stabilito dal giudice.

I titoli, la villa

Dall’altra avrebbero continuato a prelevare dal suo conto, senza una reale giustificazione, somme di denaro. Che poi veniva versato, appunto in contanti, sul conto intestato all’uomo. Almeno questa è la contestazione. Di fatto decine di migliaia di euro anche nell’arco di pochi mesi. Addirittura oltre 300mila nel solo anno 2013: soldi transitati in più tranche, fino alla consistente cifra appunto, dal conto della pensionata over 70 con evidenti fragilità, al conto dell’imputato.

C’era poi la vendita di titoli appartenuta alla pensionata. A quanto risulta poi il sessantenne si sarebbe fatto intestare dalla parente la sua villa con un atto di donazione. Un immobile importante nel frattempo sottoposto a interventi di ristrutturazione che lo hanno ulteriormente valorizzato, aumentandone il valore fino a oltre un milione di euro.

Insomma, la parente con evidenti problemi e fragilità sarebbe stata raggirata e spogliata di quasi tutti i suoi beni. Un’accusa da cui marito e moglie potranno difendersi in aula.