L'analisi

domenica 23 Novembre, 2025

Trentino sempre più vecchio e solo: nel 2050 il 44% vivrà in solitudine

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I dati dell’Istat proiettati sul 2050: in Trentino andrà peggio rispetto al resto del Paese

La solitudine avanza a grandi passi in Trentino, e anche nel resto d’Italia anche se altrove le cose vanno leggermente meglio in termini assoluti. Lo dicono i dati dell’Istat presentati da Martina Lo Conte, della direzione centrale statistiche demografiche dell’Istituto, l’altro giorno al dibattito «Costruire il domani» nell’ambito del Festival della famiglia.

Solitudine al 44%
Nella fotografia dei nuclei familiari da qui al 2050 Trentino e Alto Adige hanno dati sensibilmente più alti della media nazionale in termini di persone sole e coppie senza figli. A dimostrazione di come ormai la solitudine, soprattutto degli anziani, rischi di diventare un grosso problema sociale che va a ricadere sulle strutture di assistenza pubbliche, visto che non ci sono spesso reti familiari che si prendono cura di molti degli anziani che vivono in solitudine. Le statistiche dicono che nel 2024 le persone sole in Italia erano il 36,8% mentre nel 2050 saranno il 41%. La situazione, però, a Trento è peggiore. Nel 2024 le persone che vivono in solitudine erano già il 39,2% e saranno il 43,8% nel 2050. Ancora peggio a Bolzano dove si passerà dal 40,2% al 45%. Dimostrando come dalle nostre parti le reti familiari reggono di meno rispetto al resto del paese, con una solitudine in media più diffusa. Condizione che desta una forte preoccupazione dal momento aumenterà la pressione sul sistema sanitario provinciale.

Aumentano le donne sole
Nei dati Istat c’è anche un focus sulle persone sole. Si vede che gli uomini soli nel 2043 saranno il 17,4%, mentre le donne sole saranno il 22,5%. Se si va su con l’età la differenza aumenta. Gli uomini soli con più di 65 anni saranno il 7% nel 2043 mentre le donne sole della stessa fascia di età saranno il 16%. Sopra i 75 anni stessa tendenza, gli uomini soli di questa fascia di età saranno nel 2043 il 4% mentre le donne sole saranno l’11,3%.

Coppie senza figli
Altro dato preoccupante tra quelli illustrati dalla ricercatrice dell’Istat riguarda le coppie senza figli. A livello nazionale si passa dal 20,2% al 21,2%, ma a Trento si passerà dal 22,1% al 22,6% nel 2050. A dimostrazione che qui da noi la denatalità sarà un trend costante se non saranno cambiate le politiche per la famiglia. A Bolzano, invece, la situazione è in linea con quella del resto d’Italia. Di contro le coppie con figli diminuiranno in maniera quasi drammatica. A livello nazionale si passerà da 28,6% del 2024 al 21,4% del 2050 mentre a Trento si passerà dal 28,9% al 22,3% e a Bolzano dal 28,9% al 22%. Una situazione allarmante anche questa che mostra come siano necessarie soluzioni che siano in grado di cambiare il trend demografico. Trento viene indicato anche come il territorio con l’indice più basso, in prospettiva, delle famiglie multipersonali, a livello nazionale si passerà dal 2,5% al 3,2% mentre da noi dall’1,1% all’1,3%, dato appunto più basso.

Il dibattito
Martina Lo Conte ha spiegato il trend: le famiglie unipersonali sono soprattutto di anziani che rimangono soli dopo aver perso il partner e con figli che non vivono nella stessa abitazione e spesso neanche nelle vicinanze. Roberto Impicciatore (docente Demografia Univ Bologna) ha osservato che il familismo italiano e le difficoltà a trovare casa e lavoro fanno sì che i giovani che dovrebbero andar via di casa restino a lungo con i genitori. Tuttavia casi di famiglie unipersonali non solo di anziani ci sono: ad esempio i cosiddetti “living apart togheter” (non c’è un’espressione italiana), persone che hanno una relazione sentimentale ma restano a vivere in case separate. Elena Pirani (docente Demografia a Firenze) ha spiegato che oltre alle famiglie ci sono anche le reti parentali, fino a 20-25 anni fa si poteva contare su 6 parenti in media, oggi si è scesi a 5 e ancora meno per gli anziani. In compenso però resistono le reti amicali, anche per gli anziani. Jessica Magrini (pedagogista attiva a Firenze) ha aggiunto che per sostenere la genitorialità che lavora e che fa fatica a fare figli bisogna allargare i servizi per la prima infanzia. In Toscana si è investito per i nidi gratis come la scuola materna.