In tribunale
giovedì 20 Novembre, 2025
Calci e minacce di morte per convincere la figlia al matrimonio combinato: patteggia dieci mesi
di Benedetta Centin
La ragazza, non ancora maggiorenne, aveva già un fidanzato e si è rivolta alla polizia
In più occasioni il padre, originario del Bangladesh, soprattutto nel corso di alcune discussioni, non senza infierire con calci, sberle e pure minacce di morte, tentava di costringere la figlia — anche quando non era ancora maggiorenne — a sposare uomini più vecchi di lei, connazionali. Mariti, questi, che il genitore le aveva scelto tra i suoi amici, ben più grandi della sua età. Perfetti sconosciuti per la ragazza che nell’estate del 2023 aveva trovato il coraggio di opporsi a quei matrimoni combinati, di rivolgersi ai poliziotti della questura di Trento per denunciare in lacrime quanto costretta a subire in casa. E quanto le era stato prospettato contro il suo volere.
Non solo quindi le violenze fisiche, quali calci e sberle, ma anche le minacce, pure di morte, se non fosse stata alla volontà del genitore, se non si fosse prestata a un matrimonio combinato con un connazionale, un uomo maturo, che nemmeno conosceva.
Un passaggio, la denuncia e l’audizione da parte degli investigatori, che le ha permesso alla ragazza di essere ospitata in una struttura protetta fuori dal Trentino, lontano da quel contesto familiare che la faceva sentire in trappola, con un futuro già segnato, già organizzato. Contro la sua volontà. Un futuro che per lei sarebbe stato infelice. Un incubo. Perché lei un fidanzato lo aveva, in Bangladesh dove era nata, e sognava di unirsi in matrimonio con lui. Ma anche questi era stato minacciato di morte al telefono dal padre della ragazza. Padre indagato e poi imputato per il reato di tentata costrizione o induzione al matrimonio, per fatti che si sono consumati tra il 2022 e il 2023 a Trento, anche prima che la figlia compisse diciotto anni. Quindi con l’aggravante di fatti commessi anche nei confronti di minore e con cui c’è un vincolo di parentela.
L’altro giorno l’uomo, cittadino bengalese di 48 anni, assistito dall’avvocata Veronica Manca, ha patteggiato dieci mesi di reclusione, pena questa che gli è stata sospesa. Ad applicarla il giudice per l’udienza preliminare Enrico Borrelli che ha appunto ratificato l’accordo intervenuto tra la difesa dell’uomo e la Procura.
Il genitore aveva già provveduto a risarcire il danno alla figlia con la somma simbolica di mille euro. Cifra, questa, che la giovane ha accettato.
Da precisare comunque che questa non aveva voluto entrare nel processo come parte civile, quindi con la finalità di chiedere i danni.