L'intervista
giovedì 13 Novembre, 2025
Pietro del Soldà e il libro per riscoprire l’amore: «L’eros libero ci rende cittadini migliori e ci aiuta a essere felici»
di Simone Casciano
L'autore presenta il suo nuovo volume: «Nei rapporti oggi vedo due rischi opposti. Quello del partner oppressivo o l’io narcisistico che non si mette in gioco»
Riscoprire l’eros come forza desiderante al centro dell’azione umana, che ci apre all’altro e quindi, in definitiva, alla felicità e un senso più puro della libertà. Si può riassumere così la tesi al centro di «Amore e libertà: Per una filosofia del desiderio», l’ultimo libro di Pietro del Soldà pubblicato da Feltrinelli. Il conduttore radiofonico, in onda su Rai Radio 3 con «Tutta la città ne parla», sarà a Trento sabato alle 14.30 alla libreria due punti per presentare il saggio. Un’opera fondamentale in un’epoca segnata da rapporti tossici o individualismo profondo. I due mali da cui, secondo Del Soldà, ci dobbiamo guardare nella relazione con il nostro eros. L’autore sarà poi anche ospite della cooperativa sociale La Coccinella, che sabato festeggia i suoi 30 anni alle ore 17 alle Cantine Rotari: interverrà sul tema «Tempo e felicità».
Del Soldà, perché un libro sull’amore?
«Credo che sia fondamentale oggi fare luce sul paesaggio sentimentale in cui viviamo, sulla qualità delle relazioni e sul rapporto con il nostro corpo e con gli altri. Le mie radici filosofiche e il mio lavoro in radio, che spesso mi ha portato a occuparmi di violenza di genere, mi hanno spinto a riflettere su questo tema. Tendiamo a vivere relazioni tra due poli opposti che ci seducono. Il primo è l’amore fusionale: il mito dell’amore come unica possibilità di felicità in un mondo che spesso ci fa stare male, ci mette in competizione e genera ansia. Molti pensano che l’amore sia solo questo, il momento in cui due diventano una cosa sola. È interessante notare che questa idea nasce già con Platone, attraverso il mito di Aristofane. Il limite di questo tipo di amore è che dura poco. Le differenze tra i partner riemergono e, soprattutto gli uomini, possono reagire in maniera aggressiva nel tentativo di ristabilire l’unità, trasformando il sentimento in dominio e controllo, cercando di controllare i desideri della compagna o moglie. Questo è un processo che sta alla base di molti casi di violenza di genere patriarcale e maschilista. Ci sono dati chiari: un’inchiesta di Save the Children mostra che anche molti adolescenti adottano comportamenti possessivi e patriarcali, come controllare gli account social o come si veste la ragazza. Atteggiamenti che a volte le ragazze interpretano come segni di amore. Dall’altro lato, c’è la tendenza, diffusa soprattutto tra i giovani, a evitare il coinvolgimento emotivo. Si rimane nella propria bolla, si mette in mostra la propria immagine aspettando un riconoscimento, ma evitando il rischio di farsi male in una relazione vera. Gli psicologi sottolineano come molti ragazzi abbiano paura di una relazione coinvolgente: lasciarsi andare significa poi, quando il rapporto finisce, dover affrontare la ferita narcisistica che può incrinare la propria immagine di sé. La risposta a questa paura è spesso relazioni casuali o “situationship” invece di relazioni profonde e durature. Il problema di questa tendenza è che si perde la potenza erotica insita in ogni essere umano. Qui ci viene in aiuto Platone, con Diotima: ogni desiderio di felicità è eros, non c’è felicità senza. Chi non ama non produce nulla nella vita, non crea nulla. Ricchezza, prestigio e fama valgono poco se non si esperisce eros. Solo dentro l’orizzonte erotico, amando ed essendo amati, si crea qualcosa di nuovo. Portare qualcosa dal nulla all’essere è la “poiesis”, la radice stessa della poesia. Tenersi fuori dalle relazioni significa condannarsi a un’infelicità profonda. Questi sono i due rischi principali: l’amore fusionale o la scelta dell’io chiuso e problematico. Il libro serve a capire come muoversi tra queste due possibilità senza cadere in una o nell’altra, comprendendo che l’eros è felicità».
Il libro parte dalle radici del pensiero filosofico occidentale sull’amore, dai Greci. Perché preferisce Platone ad Aristotele?
«L’eros platonico è intimamente connesso con la natura politica della polis. È un eros che porta dentro tutto: include la virtù, la sessualità, il rapporto con il prossimo. In un capitolo, “Desiderio e democrazia”, sostengo che ci sia un’etica dell’amore: vivendo l’eros come lo suggerisco nel libro, non solo amo meglio, ma posso vivere meglio anche come cittadino. L’eros libero di Socrate, come lo chiamo, non riguarda solo la sfera privata, ma beneficia tutta la polis. Mi aiuta a vivere meglio i rapporti con tutti: cittadini, stranieri, vicini. Questo tipo di eros è la base di una convivenza libera».
Quali altri autori si incontrano nel libro?
«Mi confronto con il romanzo di Eshkol Nevo, che mette in scena la “simmetria dei desideri”: una storia d’amore difficile in cui gli amanti devono rispecchiarsi nell’altro, ma anche mancare leggermente, rimanere misteriosi. Quando si arriva alla trasparenza totale, la passione si spegne: è necessario mantenere un disequilibrio. Cito anche il romanzo autobiografico di Beatrice Sciarrillo, che affronta il tema dell’anoressia, per parlare del mito della bellezza. Oggi ci crediamo degni di amore solo se belli, trasformando la bellezza in conformismo. Contro questa idea propongo una bellezza che nasce dentro di noi, richiamando Plotino. Richiamo anche “Le memorie di Adriano” di Yourcenar per parlare di anima e amore, insieme a molti interpreti contemporanei. Ci tengo molto a fare filosofia capace di unire linguaggi e autori diversi: parlare a tutti, andando incontro al desiderio di felicità e libertà che riguarda ciascuno di noi».
Amore e desiderio: che rapporto c’è tra i due? Possono disgiungersi?
«La tesi del libro è che amore e desiderio coincidano. Anche un desiderio di creatività o bellezza è un desiderio erotico. A volte vediamo relazioni in cui il desiderio sessuale si spegne, ma l’eros rimane. Il desiderio è quella mancanza esistenziale che ci spinge verso l’altro: non scompare, e continua a esistere anche dopo 40 anni insieme. Cambiano i corpi e le abitudini, ma eros ci accompagna: siamo esseri umani in quanto esseri amanti e desiderosi di essere amati. Non c’è essere umano senza desiderio».
E il rapporto tra amore e libertà?
«Spesso si intende male la libertà, come assenza di limiti: fare tutto quello che si vuole senza rendere conto a nessuno. I Greci già lo sapevano: amore e libertà devono andare insieme. Solo nella relazione ci apriamo all’altro: la libertà si costruisce insieme. Il mito dell’indipendenza, diffuso tra molti giovani, in realtà non è libertà, ma chiusura in sé, esaltazione di un io che non conosce limiti. L’eros è libertà: non ha senso metterli in contrasto».
Le app di dating come hanno cambiato le relazioni?
«Le app di dating sono diventate il principale strumento per incontrare qualcuno. Da un lato rendono la vita più facile: prima bisognava andare a feste o serate, oggi si può cercare l’incontro dal divano di casa. Questo già però fa perdere il fascino misterioso della scoperta. Ma il problema è che imbrigliano il desiderio in un algoritmo: si crea un’identità digitale basata su preferenze e like, che spesso non rispecchia chi siamo realmente. Così può capitare che le relazioni si limitino a immagini e messaggi, e molti giovani si fermano qui, hanno paura di passare all’offline».
Ci si mette meno in gioco perché c’è più paura di soffrire oggi?
«Sì, la paura non è tanto del dolore in sé, quanto della ferita narcisistica. La fine di un rapporto può significare mettere in discussione la propria immagine e questo genera ansia. Questo porta molti a chiudersi in sé, e aumentano i single, anche per scelta. Essere single va bene, ma se è una scelta dettata dalla paura, allora diventa un problema».
Per lei, cosa significa amare in libertà?
«Significa vivere l’esperienza dell’amore nella sua potenza completa, senza limitazioni egoistiche, aprirsi all’altro, gettarsi fuori dai confini dell’io. Significa darsi alle persone che amiamo con la volontà di costruire qualcosa insieme, senza usare l’altro per fini egoistici, che sarebbe la negazione della libertà di entrambi».
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