Tribunale
domenica 2 Novembre, 2025
Schianto in moto: automobilista a processo per la morte del notaio Donato Narciso
di Benedetta Centin
A rispondere dell'incidente una 50enne di Trento. Sarà battaglia di consulenze in aula
                                
                                                            Era l’11 ottobre di due anni fa quando il notaio Donato Narciso morì in un tragico incidente nella galleria di Martignano, mentre stava viaggiando in sella alla sua moto, diretto al suo studio di Borgo Valsugana. Una tragedia, questa, per la quale dovrà affrontare il processo una cinquantenne di Trento che allora era alla guida di una Citroen 1, quella contro cui ha impattato la Ducati Multistrada V4 della vittima prima di finire sull’asfalto. Nei giorni scorsi è stato il giudice per l’udienza preliminare Gianmarco Giua a rinviare a giudizio l’automobilista, che dovrà difendersi davanti al tribunale monocratico dall’accusa di omicidio stradale, assistita dall’avvocato Paolo Mazzoni.
Le parti civili
I familiari di Narciso — la moglie, le due figlie, il fratello e il nipote — si sono già costituiti parte civile con i rispettivi legali per ottenere un risarcimento danni che ammonterebbe a circa un milione di euro in totale secondo indiscrezioni. Una somma che comunque non servirà a lenire il grande dolore per la perdita. A costituirsi quale responsabile civile anche l’assicurazione.
E certo nel corso del dibattimento ci sarà da aspettarsi una battaglia di consulenze: quelle che le parti hanno delegato a dei propri ingegneri e tecnici in merito alla ricostruzione dell’incidente avvenuto in corsia di sorpasso in cui è rimasto vittima il notaio di cinquantasei anni, che si era trasferito in Trentino dalla Campania assieme al fratello Flavio per esercitare la professione.
L’accusa, la cinematica
La Procura di Trento contesta alla conducente dell’auto di non aver controllato gli specchietti retrovisori quando si è spostata nella corsia di sorpasso, circostanza che invece anche il passeggero che era con lei nega, facendo sapere che la donna aveva anche attivato le frecce per segnalare il trasferimento di corsia. Dalla consulenza cinematica che la pm Antonella Nazzaro aveva delegato all’ingegner Mattia Gremes come accertamento tecnico irripetibile — dopo aver fatto eseguire l’autopsia — è emerso che l’imputata procedeva ad 80 chilometri all’ora (il limite in galleria è di 90) mentre il motociclista sarebbe sopraggiunto alle sue spalle — anche secondo i dati acquisiti dalla centralina telemetrica della Ducati Multistrada V4 — a una velocità di 190 chilometri all’ora, scesi a 119 al momento dell’urto con la vettura. Velocità, queste, però contestate dai consulenti di parte civile.
Il motociclista che arrivava da Trento avrebbe cercato di spostarsi sulla sinistra per superare la vettura della cinquantenne che sarebbe stata già in corsia di sorpasso ma non è riuscito ad evitarla: il centauro ha finito per impattare nella parte posteriore dell’utilitaria e poi contro il muro della galleria prima di finire a terra.
Proprio la dinamica rappresenterà tutto il nodo del processo in programma dal prossimo marzo, ed entreranno in campo anche i consulenti di ciascuna parte che vorrà far valere le proprie ragioni.