Salute
sabato 4 Ottobre, 2025
Disturbi alimentari, in Trentino in cura 400 persone: «Dopo la pandemia aumento del 40%. Coinvolti anche uomini»
di Davide Orsato
Il direttore del centro Apss, Aldo Genovese: «Ci sono nuove terapie, si guarisce. Ma prima bisogna capire di essere malati»

Il rischio è quello di parlarne a «ondate», magari quando c’è un caso di cronaca che colpisce l’opinione pubblica. Ma i disturbi alimentari restano una drammatica costante. Che si sta estendendo, allargando le fasce d’età dei pazienti e colpendo, spesso in modo grave, anche gli uomini. Una precisazione che va fatta perché, per la letteratura medica, i casi che riguardavano la popolazione maschile erano statisticamente trascurabili. Poi qualcosa è cambiato.
I numeri
Il centro per i disturbi alimentari di Trento segue, ad oggi, 400 pazienti. Di questi, 150 sono minori. E circa un dieci per cento, dunque una quarantina, sono uomini. «È un fenomeno — osserva il dottor Aldo Genovese, medico neurologo e psicoterapeuta responsabile del centro — che riscontriamo da una ventina d’anni: anoressia e bulimia sono state, a lungo, patologie che si manifestavano in pazienti di sesso femminile, ma sostenerlo ora è un luogo comune». Non è l’unica cosa a essere cambiata: i medici hanno notato, infatti, un abbassamento dell’età media in cui «esordiscono» i sintomi.
«Osserviamo la comparsa — prosegue Genovese — prevalentemente nella fascia dai 12 ai 25 anni, ma la tendenza è quella di una manifestazione più precoce».
Il peso della pandemia
È difficile trovare una patologia che ha avuto un tale incremento tra il periodo pre e post pandemia da Covid. «L’aumento dei casi — spiega sempre Genovese — è stato tra il trenta e il quaranta percento. Lo abbiamo osservato nel nostro piccolo in Trentino, ma sono dati che trovano conferma a livello internazionale». Una crescita che merita attenzione perché si tratta, come già detto, di malattie potenzialmente mortali. «Nella fascia dei giovanissimi, ossia gli under 25— prosegue il direttore del centro — è la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali: questo è un dato riscontrato a livello nazionale».
Mente e corpo
Appurata la pericolosità, si tratta di capire cosa si può fare. I medici del centro di Trento adottano un approccio multidisciplinare, che si prende cura del corpo come della mente. «Bisogna capire — sottolinea Genovese — che i disturbi alimentari hanno un’origine psichiatrica. E non c’entra tanto l’estetica, come comunemente si pensa. È più una forma di controllo, di resistenza agli impulsi». Accorgersene può essere molto difficile, anche per le persone più vicine. «Il paziente che soffre di queste malattie — afferma l’esperto — vede il loro comportamento come una sorta di auto-cura, esclude di avere bisogno di aiuto».
Coinvolgere le famiglie
Anche per questo motivo è fondamentale, nel trattamento di anoressia e di bulimia, coinvolgere le famiglie dei pazienti. «Il primo passo per guarire — conclude il dottor Genovese — è quello di rendere il paziente consapevole del fatto che ha un problema. Per questo è importante una collaborazione attiva con le famiglie, ma vanno coinvolte anche le scuole e i servizi territoriali: su questo stiamo lavorando da tempo». Ma se queste patologie rischiano di essere quasi invisibili, soprattutto all’inizio, come è possibile accorgersene? «Occorre fare attenzione, innanzitutto, a cambiamenti delle abitudini alimentari che si manifestano con la selezione e restrizione degli alimenti, ma anche con irritabilità, ansia, tendenza a isolamento, che possono essere campanelli d’allarme. Anoressia e bulimia diventano pericolose in particolare quando sono trascurate a lungo: possono esplodere in modo devastante. Ma con attenzione e grazie anche a nuove forme di terapia si può guarire: in Trentino le persone che dopo la presa in carico stanno meglio sono molte di più di quelle che finiscono per avere ripercussioni gravi o gravissime».