il caso
venerdì 1 Agosto, 2025
Da Torbole a Limone, la Comunità del Garda contro Zanoni: «Il sindaco rifletta e faccia marcia indietro»
di Leonardo Omezzolli
Il primo cittadino di Riva ha deciso di uscire dalla Comunità. Risatti: «Dobbiamo stare uniti, siamo gardesani». Benamati: «Da dentro si può migliorare l’ente»

La decisione di uscire dalla Comunità del Garda presa unilateralmente dal Comune di Riva è stata comunicata senza preavviso e senza nemmeno accettare un incontro di confronto proposto dall’attuale vicepresidente della Comunità (nonché vice sindaco del Comune di Peschiera) Filippo Gavazzoni. Una decisione che, all’interno della Comunità del Garda, una consistente parte dei comuni ha interpretato come «prettamente politica» valutando l’azione del sindaco di Riva inadeguata, sproporzionata e controproducente.
Un pensiero fatto anche da chi, la Comunità del Garda, non la osanna, ma anzi la critica con l’obiettivo di portare sul tavolo dell’Ente sovraregionale temi dirimenti per tutti i territori, sottolineando che le soluzioni si individuano grazie al lavoro fatto sui tavoli di confronto. «Oltre che essere vice sindaco di Peschiera sono vice presidente della Comunità del Garda – spiega Filippo Gavazzoni – e devo dire che la scelta del nuovo sindaco di Riva è stata presa senza preavviso e me ne sono dispiaciuto perché avevo subito chiesto di organizzare un incontro e, anzi – sottolinea Gavazzoni – spero che Zanoni possa tornare sui suoi passi per il rispetto che questo Ente merita, e per la storia che esso rappresenta oltre che per le battaglie che sta affrontando». Gavazzoni sottolinea come sarà proprio la Comunità del Garda ad essere precorritrice di una legge fondamentale per contrastare l’immissione involontaria di specie aliene nelle acque lacustri. «Se non ci fosse la Comunità del Garda – spiega – oggi quella legge che impone soluzioni specifiche per le pulizie delle carene delle imbarcazioni e degli scafi, non vi sarebbe. Certo, il suo iter è complicato perché deve avere tre approvazioni (due Regioni e una Provincia autonoma ndr), ma senza la mediazione e il confronto non ci sarebbe nulla. E – insiste il vice presidente – non sono banalità. Perché son tre gli elementi che danneggiano un ambiente naturale: il cambiamento climatico, la pressione antropica e le specie aliene. Sul cambiamento climatico come Comunità del Garda poco possiamo, ma per le altre due l’incidenza può essere notevole se lo vogliamo e se siamo uniti. La Comunità del Garda bypassa le divisioni amministrative». «Si deve rimanerci – ha dichiarato il sindaco di Malcesine Giuseppe Benamati -. È un ente che ha il suo rilievo anche se ha perso il vigore di un tempo. Dall’interno si può spingere per chiedere che vi sia più vicinanza ai territori. Noi questo chiederemo e ho già chiesto, avere una maggior presenza della Comunità del Garda oltre che un maggior tempo di confronto per le iniziative sovracomunali».
Convinzione netta anche per il sindaco di Limone Franceschino Rigatti. «Sarò schietto – sintetizza – non si deve occupare di turismo, ma sulla tutela delle acque sta facendo molto bene e grandi passi. Bisogna restare nella Comunità. Noi ci siamo e sono convinto che valga molto di più la collaborazione e l’unione. Anzi, bisogna pensare di più al Garda e meno alla politica, perché siamo prima di tutto gardesani. Io poi rilancio e dico che dalla Comunità del Garda debba nascere la Regione del Garda». Ne è convinto il sindaco di Nago Torbole, Gianni Morandi. «La nostra Provincia è spesso Trento centrica e avere un ente del Garda per i Comuni gardesani è fondamentale. Non è un ente fine a se stesso e insieme possiamo farci sentire a Roma o nelle altre istituzioni. ci sono molti temi, dalla viabilità su strada, lacuale fino alla ciclovia e quella è una buona sede per confrontarsi e prendere a maggioranza scelte strategiche. È un organo di democrazia. Chi è fuori è esente dal dibattito, ma faranno gli altri la parte di chi non vuol partecipare».
L'intervista
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di Leonardo Omezzolli
Il primo cittadino risponde alle critiche (arrivate anche dai colleghi): «Una lettera condivisa contro la ciclovia voluta da Fugatti sarebbe un segnale in controtendenza»