La storia
martedì 15 Luglio, 2025
Aispot, la startup che utilizza l’Intelligenza artificiale per curare uva, mele, pere, albicocche e pomodori. «Gli strumenti? Li offriamo a noleggio»
di Gabriele Stanga
L'impresa è incubata a Progetto Manifattura e il fondatore Marco Morelli spiega le applicazioni
Dai banchi di scuola all’incubazione al Progetto Manifattura di Rovereto, da professore e alunno a cofondatori di una start up che si occupa di utilizzare l’intelligenza artificiale per rilevare la presenza di patogeni e funghi nell’aria attorno alle coltivazioni e e prevenire le malattie delle piante.
È la storia di Aispot, azienda agritech di Mantova, con una sede a Rovereto nell’alveo di Trentino Sviluppo, e del suo ideatore Marco Morelli, giovane classe 2000, imprenditore e studente di chimica all’università di Parma.
Morelli, come è nato il progetto Aispot?
«La start up è partita nel 2023 ma l’idea è nata nel 2017 come progetto scolastico con il professor Mauro Grandi, mio docente di chimica industriale all’Itis di Mantova, che è poi diventato cofounder di Aispot. Il progetto è nato per comprendere lo sviluppo delle malattie nelle piante. Durante questo progetto io mi sono ammalato di una malattia che ha portato un blocco nella produzione di globuli rossi e piastrine. In pratica da fuori stavo bene ma dentro avevo qualcosa che non andava e non si riusciva a vedere. Lo stesso spesso accade con le piante, i modelli previsionali con i sensori funzionano fino ad un certo punto, la maggior parte dei patogeni non sono visibili se non tramite l’analisi dell’aria».
E quindi voi a cosa avete creato?
«Abbiamo ideato due dispositivi: uno chiamato Sporescout è deputato al campionamento dell’aria, tramite una cartuccia in materiale siliconico e il secondo, Sporefinder, è un’unità ottica che permette la scansione automatica della cartuccia. Le immagini acquisite vengono acquisite ed elaborate nel cloud».
Può farci un esempio?
«Prendiamo come esempio una patologia della vite chiamata peronospora, un patogeno estremamente piccolo disperso nell’aria. Con Sporescout campioniamo l’aria contenuta nel vigneto con una cartuccia, che viene poi inserita in Sporefinder Pro, e le immagini acquisite vengono elaborate da un modello di intelligenza artificiale. Abbiamo fatto lo stesso con patogeni del melo, del pero, dell’albicocco e del pomodoro».
E per ognuno avete elaborato un modello di intelligenza artificiale?
«Esatto, ognuno di questi patogeni ha una propria morfologia e abbiamo creato un modello specifico. Non esistono banche dati, per cui abbiamo fatto campionamenti su campionamenti in campo agricolo. Ora stiamo lavorando a 5 nuovi modelli per altrettanti patogeni».
Che tipo di mercato hanno i vostri progetti?
«Ad oggi tra Europa e Stati uniti il mercato delle soluzioni ai in campo agricolo vale circa 14 miliardi. Noi siamo pionieri nel nostro ambito e puntiamo a diventare leader in Europa. Gli strumenti usati oggi in agricoltura costano 15 mila euro, più il costo di personale specializzato per l’analisi noi invece offriamo un servizio di noleggio mensile che costa qualche centinaia di euro, escluso il costo della cartuccia».
E con il Trentinto avete un legame particolare.
«Nel 2017 eravamo partiti da un contatto in Melinda. L’accesso alla coltivazione di mele per noi è strategico e a Rovereto abbiamo trovato l’appoggio di Fbk, un posto d’incubazione all’interno di Trentino Sviluppo e la vicinanza con l’università. Stiamo anche cercando un ingegnere informatico da assumere in zona. Per noi è il territorio ideale sia sotto l’aspetto tecnologico che dell’ambiente».
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