Riorganizzazione

domenica 29 Giugno, 2025

Accoglienza, per la residenza Fersina tagli in arrivo. Servizi da 110 a 200 ore settimanali in meno

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Finisce l'era Kaleidosccopio, la gestione passerà alla cooperativa valdostana Leone rosso. Anche il Trentino arriva il decreto Cutro

Parte la rivoluzione – che qualcuno potrebbe anche definire involuzione – della Residenza Fersina. La cooperativa trentina Kaleidoscopio lascia la gestione e subentra la cooperativa valdostana Leone Rosso, del consorzio Codeal. Per la prima volta, in provincia, una struttura di accoglienza per persone richiedenti asilo sarà organizzata sul modello definito dal decreto «Cutro»: meno servizi alla persona, meno approcci socio-educativi e, soprattutto, meno ore-operatore. Insomma, l’accoglienza trentina, quella iniziata sui territori, quella sostenuta dai volontari, che coinvolgeva i Comuni e cercava di favorire l’integrazione viene ulteriormente tagliata. Perché dopo la scure del 2018 — quando la coalizione di Maurizio Fugatti ha vinto le elezioni la prima volta — si adotta anche in Trentino la scure decisa a livello nazionale dal nuovo governo di Giorgia Meloni.
Meno ore, meno servizi
Domani scade il contratto a Kaleidoscopio. E il giorno dopo entrerà il nuovo gestore valdostano nel centro di accoglienza più grande del Trentino, che può ospitare fino a un massimo di 280 profughi (su un totale di 730 posti disponibili in provincia, quasi tutti a Trento). Attualmente ci sono 260 persone nella struttura di via al Desert.
La Provincia ha affidato il servizio sulla base del decreto ministeriale del 4 marzo 2024, che ha introdotto un nuovo capitolato di gara per i centri di accoglienza. Nuove regole, nuovi parametri. Per i grandi centri come quello di Trento le ore di servizio settimanali scendono a circa 650, almeno 110 ore in meno rispetto alla situazione attuale. Fonti sindacali, invece, parlano anche di una riduzione di 200 ore. Tradotto: alla Fersina lavoreranno dai 3 ai 6 operatori dell’accoglienza in meno (in termini di unità di lavoro). Leone Rosso, infatti, gestirà la struttura con 19 operatori, uno ogni 15 ospiti.
Il taglio del personale comporterà anche una riduzione delle attività in favore dei richiedenti asilo, già ridotte all’osso. Attualmente, infatti, sono garantiti i seguenti servizi: mediazione linguistico-culturale, assistenza sociale, distribuzione, conservazione e controllo dei pasti, lavanderia e trasporto (per il raggiungimento degli uffici di polizia).
D’Urso: «Andrà tutto bene»
«Non decide la Provincia né sui servizi né sul monte ore degli operatori», dice subito Antonio D’Urso, il dirigente generale del Dipartimento salute e politiche sociali della Provincia. «C’è una legge, il decreto Cutro — aggiunge — da cui dipende un capitolato nazionale a cui devono attenersi i gestori delle strutture di accoglienza». Il decreto del 2023 ha preso il nome del naufragio che a febbraio dello stesso anno ha causato 94 morti a largo delle coste calabresi.
Il dirigente non commenta, dunque, i rischi di un depotenziamento dell’accoglienza: «Dico che la nuova realtà che subentrerà nella gestione non è improvvisata, ha referenze non da poco. Ed è stato questo a convincermi. Sapranno offrire un pacchetto qualificato, forte di un’esperienza rodata in tema di accoglienza di persone straniere».
La cooperativa valdostana
La cooperativa valdostana Leone Rosso, inclusa nel Consorzio delle Alpi (Codeal) con sede a Parma, gestisce infatti anche altre strutture. Si occupa dell’accoglienza di 1.500 persone richiedenti asilo in 130 centri, per conto delle prefetture di Aosta, Parma, Modena e Asti. Il settore dell’accoglienza rappresenta il 70% del valore di produzione della cooperativa (bilancio 2023): poco più di 11 milioni di euro. In totale conta 378 dipendenti.
A Trento ha stipulato un contratto di 6 mesi, con possibilità di proroga per altri 6 mesi.
C’era una volta l’accoglienza
E nel capoluogo trentino, appunto, inaugurerà il modello Cutro, un’ulteriore sforbiciata. Un tempo, infatti, c’era il sistema di accoglienza diffusa. Tutto iniziò nel 2011 con l’emergenza Nord Africa. Alla guida della Provincia c’era il centrosinistra di Ugo Rossi che decise di puntare su un modello che raccordasse città e valli. Circa 700 persone su Trento, 200 su Rovereto e altri 600 posti di accoglienza diffusa sul territorio. Erano previsti servizi di integrazione delle persone sul territorio, di alfabetizzazione, inserimento lavorativo, tirocinio formativo. Poi c’erano anche i servizi legati alle fragilità, come il sostegno psicologico. Nel 2018 il governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte approva il decreto “Sicurezza” di Salvini, volto a tagliare quasi tutti i servizi di inclusione. In pratica rimanevano solo vitto e alloggio. In più veniva scoraggiata, ma non preclusa, l’accoglienza diffusa. Nello stesso anno Maurizio Fugatti vince le elezioni, che per primo in Italia adotta il decreto “Sicurezza”. E così concentra su Trento quelle 600-700 persone che vivevano nelle valli e taglia tutti i servizi.