Il caso
giovedì 26 Giugno, 2025
Maglietta «Barbie Br», Tumicelli (studenti) si dimette. «A 22 anni una gogna mediatica e insulti social: mi hanno attribuito frasi mai dette»
di Gabriele Stanga
La presidente del consiglio studentesco è stata al centro di una feroce polemica. «Mi prendo la responsabilità delle mie azioni anche se, credo, siano state strumentalizzate»

«La tempesta mediatica che mi ha colpita in questi giorni mi ha molto fatto riflettere sui miei comportamenti e il mio futuro. Penso sia giunto il momento di rassegnare le mie dimissioni dalla posizione di Presidente del Consiglio Studentesco». Così comincia la lunga lettera con cui Agnese Tumicelli comunica le sue dimissioni. Una decisione che la studentessa 22enne ha maturato dopo essere finita nell’occhio del ciclone per la pubblicazione sui social di due foto, una in cui indossa una maglietta raffigurante “Barbie brigate rosse” e una seconda in cui è ritratta riversa a bordo di una vettura rossa, in quello che sembra un richiamo all’omicidio di Aldo Moro.
«Non mi sarei mai aspettata di concludere così presto il mio mandato. Ma credo che sia necessario assumermi fino in fondo la responsabilità delle mie azioni che, anche se – ci tengo a ripetere – sono state strumentalizzate, hanno urtato nel profondo la sensibilità di molte persone e sono profondamente sbagliate» prosegue la lettera.
La studentessa si dice poi «sconcertata» per la gogna mediatica e social subita in seguito alla pubblicazione: «A 22 anni, mi sono vista catapultata nel giro di un paio d’ore su decine di siti web e giornali. Mi è stato riferito di molti commenti apparsi sui social, spesso offensivi e diffamatori e, in qualche caso, addirittura volti ad attribuirmi frasi che non ho mai pronunciato.
La strumentalizzazione di quanto avvenuto mi ha fatta rabbrividire e impaurire. Mi ha fatta sentire in pericolo. Ho subito una vera e propria gogna, mediatica ma soprattutto politica, che è impossibile sopportare». Resta comunque fermo che «ciò che ho fatto è estremamente grave e sono la prima a riconoscerlo e ad assumermene ogni responsabilità con l’atto di dimissioni».
A sollevare il caso era stato il deputato e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia Alessandro Urzì, che commenta così: «Atto dovuto e apprezzato. La ragazza, che è giovane, avrà tutto il tempo per rielaborare l’errore e ricostruire un suo percorso personale». L’onorevole non risparmia le critiche sia nei confronti delle associazioni studentesche «di sinistra», che accusa di «connivenza» e anche nei confronti dei partiti trentini della stessa area politica: «Prendiamo atto che tutta la sinistra trentina nella sua parte ufficiale, l’Anpi, il Pd, i Verdi, la schiera di movimenti con le bandiere arcobaleno in mano si sia ben guardata dallo spendere una parola di censura morale per la condotta della Presidente del consiglio studentesco all’Università di Trento. Tutti a voltarsi dall’altra, ma sempre pronti a muovere l’indice accusatorio».
E qui scatta il paragone: «A Bolzano la sinistra ha fatto tanto da fare dimettere anche un consigliere comunale di FdI per un altrettanto grave errore di comunicazione (in realtà, il consigliere Diego Salvadori aveva pubblicato su facebook un post in cui attacava la bandiera Lgbtqia+ utilizzando una frase del gerarca nazista Goebbels, ndr). A Trento invece le Brigate rosse non procurano pruriti, ricostruire con scherno la scena dell’omicidio Moro va bene. La sinistra sta facendo con il suo silenzio il peggiore servizio alla sua credibilità e se ne vergogni profondamente». In realtà, però una condanna di quanto accaduto è arrivata anche dal presidente dell’Anpi del Trentino Mario Cossali: «È gravissimo pubblicare certe cose sui social pensando che le Brigate Rosse e l’assassinio di Aldo Moro possano essere materia affidata a futile e ludica volatilità come ha fatto la rappresentante del consiglio studentesco dell’università. Il contenuto è grave e ancora più grave che sia frutto del pensiero di una ventiduenne che si è assunta importanti responsabilità nell’ateneo. Ha fatto bene a dimettersi e a riconoscere quello che ha fatto. Non ci sono giustificazioni».
E per questo sono arrivate le dimissioni. Restando in ambito universitario, qualche settimana fa aveva destato altrettanto scalpore la vicenda di Azione Universitaria, nelle cui chat era stati trovati riferimenti alla Repubblica di Salò da parte del consigliere comunale Mason (che ha poi chiarito di averle pronunciate con sarcasmo in risposta ad un video), ma anche diversi commenti omofobi e antisemiti da parte di alcuni rappresentanti dell’associazione studentesca. Urzì aveva esplicitamente condannato quelle frasi, ma da parte dei responsabili non sono mai giunte né dimissioni né tantomeno delle scuse pubbliche.