Il report

domenica 22 Giugno, 2025

Sanità, migliorano gli indicatori ma per le lunghe attese 13mila cittadini abbandonano il pronto soccorso

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L'analisi sui dati 2024 dell'Istituto Sant'Anna di Pisa. Bene l'equilibrio finanziario e la sanità digitale, ma i tempi restano un tasto dolente

Esattamente una settimana fa, Il T quotidiano raccontava la storia di una mamma che si era trovata ad attendere per undici ore al pronto soccorso del Santa Chiara, in attesa che la figlia fosse presa in carico. Se n’è andata senza gli esami che reputava necessari, dopo undici ore, per poi rivolgersi al privato. La cronaca racconta inevitabilmente vicende individuali senza pretese statistiche. Capita però che certi disagi «epidemici» vengano confermati dai dati: nella stessa situazione si sono trovati, nel corso dell’ultimo anno ben 13.531 trentini. Il dato arriva dal rapporto annuale della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa che mette a confronto sette sistemi sanitari italiani (Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Umbria, Veneto e le province autonome di Trento e Bolzano). L’indagine è soprannominata «bersaglio», per l’infografica a forma circolare che illustra quanto il risultato di un indicatore si avvicina o meno all’obiettivo posto.

Le criticità
Il risultato, come anticipato giovedì in occasione della presentazione, avvenuta a Bolzano, è generalmente positivo per il Trentino, che vede migliorare il 50% dei 158 indicatori rilevati (mentre il 13,3% rimane stabile e il 36,7% peggiora). Due finiscono nel cerchio rosso: quello più grave è l’appropriatezza diagnostica che viene valutato in base ad alcune prestazioni radiologiche: vengono conteggiate le ripetizioni degli esami e le liste d’attesa. Il dato, con la Basilicata, è il peggiore d’Italia: l’indicatore si attesta a 0.0 (su una scala che può arrivare fino a 5).
C’è poi il capitolo pronto soccorso: il numero dei 13.513 si riferisce sia a chi lascia il pronto soccorso prima di essere visitato dal medico, sia prima della chiusura della cartella clinica. Il dato è il più alto in termini percentuali delle regioni prese in esame e rappresenta il 5,65% dei 239.705 accessi.
Così così
Ci sono tante altre cose migliorabili, che finiscono nella parte gialla del «bersaglio». Tra questi, quello peggiore è rappresentato dal «costo medio per punto Drg». Si tratta di una scala tecnica (ideata da un docente di Yale) che valuta il costo di un percorso di cura. Il Trentino ha quello più alto delle regioni prese in esame, dopo la Puglia e la provincia di Bolzano, in assoluto la più costosa. Non c’è il dato provinciale, ma è la stessa Sant’Anna a rilevare come, generalmente, nel corso del 2024, siano «aumentati i costi a carico degli utenti privati». Il Trentino è sotto la media anche per i tempi d’attesa chirurgica.
Semaforo verde
La sanità trentina ottiene il pieno dei voti per quanto riguarda l’equilibrio finanziario, avendo il bilancio in attivo (è così per tutte le regioni valutate, eccetto la Toscana). L’Apss si distingue positivamente per la sanità digitale, al primissimo posto con un punteggio molto alto (4,04). Sul piano strettamente sanitario è stata premiato la capacità dei governo della domanda, direttamente correlato al tasso di ospedalizzazione. Il Trentino ha una valutazione positiva, inoltre, per quanto riguarda la struttura dell’emergenza – urgenza, che premia la presa in carico del paziente e la qualità del triage, nonostante il dato, correlato, che arriva dall’attesa al pronto soccorso. Bene anche la prevenzione, soprattutto per quanto riguarda l’adesione agli screening oncologici, la più alta delle regioni prese in considerazione. Valutazione positiva anche per la copertura vaccinale, soprattutto per il vaccino contro il morbillo-parotite-rosolia e contro la varicella, superiore al 95%. Il divario abissale, ma non è una novità, è, in questo caso con la vicina provincia di Bolzano, ultima in Italia.

I percorsi
In un’ottica «olistica», lo studio della Sant’Anna valuta anche i percorsi completi nelle varie discipline mediche. Il Trentino ne esce bene per quanto riguarda quello materno – infantile. Il dato provinciale riguardo ai parti cesarei (raccomandati) è il migliore in Italia: l’Apss è tra le pochissime strutture sanitarie che raggiunge l’obiettivo di rimanere sotto il 15% stabilito dall’Oms (i cesarei in Provincia sono il 13,4%): pesa in questo caso anche il dato sulla fertilità, più alta rispetto al resto d’Italia. Nota negativa, invece, per quanto riguarda l’ospedalizzazione per le operazioni alle tonsille e l’uso di antibiotici nella fascia sotto i 14 anni. Più altalenante quello oncologico, in cui i buono risultati sul fronte della prevenzione si uniscono alle difficoltà nel rispettare i tempi previsti per affrontare in particolare i tumori del polmone, della tiroide e i melanomi. Sul fronte della salute mentale migliora un indicatore importante, quello del consumo di antidepressivi tra i giovani tra i 18 e i 24 anni (ne fanno uso 4,2 ragazzi su cento). Il Trentino è l’unica area in calo tra quelle monitorate. Aumenta, però, il consumo fra gli adulti.