L'intervento
mercoledì 5 Marzo, 2025
Mercoledì delle Ceneri, l’omelia del vescovo Tisi: «Digiunare per essere affamati di gioia»
di Redazione
La messa in cattedrale è stata anche l’occasione per sottolineare la vicinanza di tutta la chiesa trentina a papa Francesco. L’arcivescovo Tisi ha rinnovato l’invito a «pregare con affetto filiale per la salute del Papa»
E’ la gioia il tema al centro dell’0melia pronunciata dall’arcivescovo di Trento Lauro Tisi in occasione della messa del Mercoledì delle Ceneri. Una messa in cui ha citato San Benedetto, patrono protettore dell’Europa, una scelta non casuale in questo contesto. Una messa che è stata anche l’occasione per sottolineare la vicinanza di tutta la chiesa trentina a papa Francesco. L’arcivescovo Tisi ha rinnovato l’invito a «pregare con affetto filiale per la salute del Papa».
Qui di seguito il testo integrale dell’intervento di don Lauro Tisi.
«All’inizio della Quaresima, vorrei soffermarmi su un aspetto fondamentale della vita credente: la gioia. A maggior ragione in questo tempo in cui ne registriamo la drammatica assenza.
A proposito dell’osservanza della Quaresima, San Benedetto annota nella sua Regola: “Il monaco sottragga al suo corpo qualcosa nel cibo, nel bere, nel sonno, nel parlare, nello scherzare e con gioia attenda la santa Pasqua.” Davvero illuminanti le parole del santo patrono di questa nostra Europa triste e frastornata. Esse ci aiutano infatti a capire che la gioia cristiana è legata a filo doppio alla consapevolezza che in Cristo Risorto trova compimento la nostra umanità. Tutta la nostra umanità.
Parlare di Pasqua e del Cristo Risorto non significa fare riferimento a una liturgia, a una festa. Molto di più: è fare esperienza del modo nuovo di stare al mondo apparso nell’umanità di Gesù. L’habitat di Gesù ha in sé una gioia e una forza di vita che nessuna tempesta esistenziale, nemmeno la morte, riesce a cancellare.
Per entrare in questo flusso vitale, può aiutarci la via del digiuno. Esso non è privazione, ma al contrario è antidoto che smaschera l’effimera gioia di chi si affida all’ansia dell’accumulo, alla voracità nella consumazione del cibo, alla ricerca continua dello sballo, alla moltiplicazione di parole non abitate. Prendo a prestito l’annotazione dei dietisti che invitano ad alzarsi da tavola ancora un po’ affamati. Essa, infatti, va nella direzione auspicata dal Vangelo di far diventare il digiuno, e più in generale la sobrietà, un elemento permanente del nostro vivere per poter coltivare il desiderio e l’attesa. La caduta del desiderio preclude la possibilità di gustare la gioia.
Il desiderio, tuttavia, non basta. Ha bisogno di essere alimentato e rilanciato dalla frequentazione continua delle novità. Cristo e la sua Pasqua sono l’eterna novità, il perenne rilancio, l’eterna giovinezza. È Lui, come ci ha ricordato l’apostolo Paolo, “Il momento favorevole, il giorno della salvezza.” (2Cor 6, 2)
Far nostra l’esortazione del Vangelo a rientrare nella stanza segreta del nostro cuore ha precisamente questo obiettivo: respirare la gioia che è Cristo, prendendo sul serio il suo invito: “Rimanete nel mio amore (…) perché la mia gioia sia in voi.”
In Gesù, la gioia percorre la via del “grazie” e si alimenta alla scoperta stupita dei tanti volti che si prendono cura di noi e nei quali tocchiamo la tenerezza del Padre.
In Gesù, la gioia ha il gusto bello di chi esce incontro all’altro non con lo sguardo rabbuiato alla ricerca di limiti e difetti, ma con l’occhio stupito del Padre che trova in ogni uomo tratti di bellezza e vita.
In Gesù la gioia si fa resilienza di fronte alla scorciatoia dell’odio e della rabbia, liberando la magnanimità e la benevolenza del Padre.
La gioia è nel volto di Sara, la giovane ciclista di Palù di Giovo che ci regala ogni giorno perle stupende di vangelo, gridando al mondo che l’amicizia e l’amore nemmeno la morte le può cancellare.
La gioia ha i lineamenti di tanti nostri volontari e volontarie che in queste ore alla Mensa della Provvidenza e in tanti altri luoghi abitati dalla sofferenza rendono presente Cristo lavando piedi, asciugando lacrime, regalando sollievo.
La gioia ha il volto di Ivan di Zambana, un uomo di grande fede, segnato da anni di dura malattia, che ha chiuso di recente i suoi giorni accompagnato dal canto “Dio non ti abbandona”, intonato dalla moglie e dai figli.
Buona Quaresima».
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