L'intervista

domenica 10 Agosto, 2025

West Nile e primo caso in Trentino. Il microbiologo Pizzato (Unitn): «Come per il Covid, sono i più fragili a essere esposti»

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Sotto la lente dei ricercatori trentini anche Dengue e Chikungunya. «La disinfestazione è utile»

Se ne parla da almeno un decennio. Prima che arrivasse il Covid (e il dibattito ne fosse, almeno a livello popolare, inevitabilmente influenzato). Dengue, Chikungunya, West Nile. E sui radar c’è anche una quarta patologia la Zika, di cui si teme la comparsa, anche se al momento non ci sono casi. L’ultimo episodio, in Trentino, riguarda una paziente adulta rientrata non da un viaggio all’estero ma da una meta di mare. Abbastanza per considerarlo, ai fini delle azioni da mettere in campo a livello locale per la prevenzione, un «caso importato». Anche se è, di fatto, l’ennesima prova che il virus circola sul territorio nazionale e che è «endemico», cioè in grado di essere trasmesso da vettori – zanzare, nel caso specifico quelle «culex», le autoctone, e non le più esotiche «zanzare tigre».

 

Il fenomeno è anche sotto la lente dei ricercatori trentini: un mese fa un team della Fondazione Bruno Kessler, di cui fa parte anche l’epidemiologo Stefano Merler, ha pubblicato una mappa del rischio, che individua proprio nella pianura lombardo – veneta, la zona dove è più facile la diffusione dei tre virus. E del tema si occupa anche il dipartimento Cibio dell’Università di Trento, dove insegna il professor Massimo Pizzato, ordinario di Microbiologia.

 

Professore, l’estate 2025, probabilmente, passerà alla storia come quella in cui si è cominciato a prendere sul serio le «nuove» (almeno alle nostre latitudini) malattie trasmesse dalle zanzare.
«Sì, viene dato più spazio, forse anche a livello mediatico, a queste patologie perché si è visto che costituiscono un pericolo anche da noi. La Chikungunya, che è quella di cui si parla meno, è già stata documentata in Italia centrale, mentre le altre sono relativamente recenti. Per quanto riguarda in particolare questa e la Dengue c’è un limite rispetto ai paesi tropicali».

 

Quale?
«Il vettore, cioè, l’insetto che la trasmette. La zanzara più efficace per Dengue e Ckungunya è l’aedes aegipti, nota anche come zanzara delle febbre gialla, assente alle nostre latitudini. Ma anche l’aedes albopictus, cioè la zanzara tigre può trasmettere la malattia».

 

Quanto sono pericolose? Al momento è la West Nile, in Italia, quella che ha fatto vittime: quest’anno se ne contano sette…
«Più aumenta la presenza di zanzare, più aumenta il rischio. Ma non si tratta di infezioni che creano problemi nella maggior parte della popolazione, anche se c’è una fascia di popolazione esposta per carenze di difese immunitarie. Un fenomeno che abbiamo già tristemente visto con il Covid. Per questo ci preoccupa l’eventualità di un contagio diffuso: aumentano i casi, aumentano anche le vulnerabilità».

 

Ci sono vaccini disponibili?
«Per la West Nile non ci sono ancora vaccini approvati, ma esistono per la Dengue, però c’è una criticità…»

 

Quale?
«Nella Dengue si è appurato l’effetto “Ade”, sigla inglese che si può tradurre con “potenziamento anticorpo-dipendente”. Il rischio è che la presenza di una reazione immunitaria possa favorire una malattia severa. Questo stesso fenomeno è stato riportato in un’altra malattia trasmessa dalle zanzare, la Zika».

 

Quanto alla Chikungunya, la notizia degli ultimi giorni sono i due casi autoctoni nel Veronese, ad Affi e Negrar. Non siamo così lontani dal Trentino.
«Se c’è la zanzara, può esserci la trasmissione».

 

Di recente ha fatto discutere un tweet dell’infettivologo Roberto Burioni, che si lamentava dell’assenza di un piano di disinfestazione efficace.

«Non è il mio campo, ma è pacifico che un modo per contenere queste infezioni sia quello di ridurre la circolazione di vettori. Come dicevo, più zanzare, maggiore rischio. Giusto porsi il problema»