Economia

martedì 6 Dicembre, 2022

«Webfare», l’innovazione del welfare digitale passa da Cassa Centrale Banca e Cooperazione Trentina

di

Un progetto per realizzare un profilo di privacy che generi un valore da convertire in servizi a tutela del cittadino-utente

«Webfare» ossia il welfare digitale. È questa la sfida dell’omonimo progetto che vede coinvolta l’università degli studi e Politecnico di Torino con il sostegno di Gruppo Cassa Centrale Banca e Cooperazione Trentina. L’iniziativa di ricerca avrà la durata di un anno e permetterà di studiare tecnicamente e normativamente la creazione di un profilo di privacy che, attraverso le norme del GDPR, si frapponga tra l’utente e le grandi piattaforme del mondo binario. L’interscambio dei dati generati tra il profilo di privacy e i piccoli e grandi colossi del web, potrà essere messo a valore per politiche di welfare. Si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione che darebbe un maggior controllo all’utente sul proprio trattamento dei dati personali ad aziende terze in cambio di servizi, e la possibilità di riuscire ad ottenere politiche di welfare generate da un settore, quello digitale, ad oggi completamente esente da servizi di assistenza e benessere per il cittadino-utente. Progetto Webfare vede nel mondo delle Casse Rurali le strutture idonee a sviluppare, conservare e proteggere i profili di privacy degli utenti. «Se dovessi semplificare quanto questo progetto si prefigge di realizzare – ha sintetizzato Italo Monfredini, vicepresidente vicario di Cooperazione Trentina – bisognerebbe guardare a quanto avvenuto nel ‘900 nel mondo del capitalismo quando lo Stato ha introdotto dei contrappesi economici (tassazione) e redistribuzione dei medesimi sotto forma di servizi, il ben conosciuto welfare. Oggi – ha ricordato Monfredini – gli attori principali del cambiamento economico sono le “Big Tech”, le grandi piattaforme che monetizzano sulla messa a valore dei dati degli utenti. Oggi come allora, seppure in un nuovo concetto moderno di mutualismo tra banca e utente, vi è la necessità di ridistribuire il valore generato dalle piattaforme in webfare». In questo solco si inserisce il lavoro, iniziato da qualche settimana, da «Scienza Nuova», la realtà che nello specifico svolgerà l’importante lavoro di ricerca per individuare un utilizzo etico e sostenibile dei dati degli utenti. «Attraverso questa ricerca – ha chiarito Monfredini – ci proponiamo di includere le persone nella catena del valore legata alla produzione dei dati, riportando il concetto della mutualità alle proprie origini elaborandolo in una chiave prettamente moderna e digitale». «La vecchia mutualità – ha quindi spiegato Maurizio Ferraris responsabile scientifico del progetto e di Scienza Nuova – sosteneva i bisogni primari di persone che avevano forza lavoro ma non soldi. Ora la forza lavoro non è più così indispensabile. In cambio però molte persone producono un gran numero di dati. Questi sono un valore, ed è necessario ricreare una mutualità a partire da qui». L’idea di fondo è quella di dotare il cittadino di un personale profilo di privacy che possa avere per decisione dell’utente un più alto o basso “rischio” ossia la possibilità di scegliere a monte quali tipologie di piattaforme potranno avere i nostri dati e soprattutto quali. Una sorta di patente per la navigazione online nella quale sono riportate le nostre personali preferenze in materia di dati sensibili e di distribuzione degli stessi. «In questo modo – ha chiarito Monfredini – le Big tech dovranno interfacciarsi con questi profili chiedendo il permesso, nella nostra idea, alla banca, per quanto concerne l’accesso ai dati». Il grosso del lavoro consisterà nel dare efficacia al Gdpr, il regolamento generale sulla protezione e il trattamento dei dati personali e di privacy promulgato all’interno dell’Unione europea dal maggio del 2018. Per fare questo il gruppo di ricerca dovrà trovare lo spazio normativo nel quale inserirsi e dare avvio alla pratica del webfare. Il progetto “Webfare” è sostenuto dal Gruppo Cassa Centrale Banca – Credito Cooperativo Italiano, che riunisce 69 banche di credito cooperativo e casse rurali con quasi 1500 sportelli e 450 mila soci. Collaborano poi all’iniziativa Cooperazione Trentina, Promocoop e il Fondo Comune delle Casse Rurali Trentine. Hanno finanziato il progetto, oltre a Cassa Centrale e Banca di Cherasco, anche Cassa Rurale FVG, BCC Valdostana, BCC di Alberobello, Sammichele e Monopoli e Cassa Padana Banca di Credito Cooperativo. L’iniziativa è partita ufficialmente a fine ottobre a Torino, nel Salone d’onore del Castello del Valentino, in una conferenza che ha coinvolto i vari attori del progetto e del mondo dell’innovazione.