Istruzione

giovedì 11 Dicembre, 2025

Uno studente su 5 non frequenta l’ora di religione. Al liceo (in 40 anni) il calo delle adesioni arriva al 78%

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Alla ricorrenza dei 40 anni dell’intesa Cei–Stato, al Polo Vigilianum l’arcidiocesi di Trento fa il punto tra dati in flessione, nuove sfide educative e progetti di dialogo nelle classi sempre più plurali

Era il 1985 quando veniva ufficializzata l’intesa tra la Cei (Conferenza episcopale italiana) e lo Stato italiano per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole. Quarant’anni dopo il contesto scolastico, ecclesiastico e culturale è cambiato, ma l’importanza dell’Irc come spazio di dialogo e crescita umana rimane tale, con la necessità, chiaramente, di stare al passo coi tempi. In occasione di questa ricorrenza, nella giornata di ieri, al Polo Vigilianum si è tenuto un incontro promosso dall’arcidiocesi di Trento dedicato alle sfide attuali e alla prospettive future dell’Irc nel contesto educativo.

Tra i temi trattati anche un approfondimento sui numeri in costante aggiornamento sia per quanto riguarda il legame tra gli italiani e la religione, ma anche sulla propensione all’attività alternativa a scuola: «Da studi recenti emerge che oltre 7 italiani su 10, circa il 71%, sono cattolici, ma di questi solamente il 15% professa attivamente la religione», ha spiegato Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio Irc nazionale della Cei. «Da quando l’insegnamento di religione è entrato nelle scuole ha subito oltre cinque modifiche, tra cui la modifica delle indicazioni nazionali sui programmi, il non obbligo dell’attività alternativa, il cambio della qualificazione professionale degli insegnanti e anche gli avvalentesi di questa materia. Da ormai dieci anni — ha aggiunto — registriamo un calo lento ma costante di coloro che scelgono di frequentare l’ora di religione, toccando nel 2024 un picco negativo del meno 5% rispetto al 2013. Siamo quindi su una percentuale poco superiore all’80%, che negli istituti superiori di secondo grado scende addirittura al 78%». In Trentino si riscontrano le stesse percentuali, anzi alle superiori si scende al 74,9%. «Pertanto, come quarant’anni fa, anche oggi parliamo di una scommessa delle alleanze educative — ha detto Diaco — non può che non essere una scommessa in quanto in un’epoca di profondi cambiamenti abbiamo obiettivi e sfide nuove rivolte al futuro, sempre tenendo in mente l’idea di alleanza, ovvero di legame tra studenti e famiglie, che non potrebbe funzionare senza il ruolo degli insegnanti, che devono avere la professionalità nel diffondere questo patrimonio di valori nelle scuole».

L’incontro è stata anche l’occasione per fare il punto della situazione sul progetto «Dialoghi di pace», promosso e portato avanti da Sabrina Filippi, insegnante dell’Istituto Comprensivo Trento 3: «L’idea nasce qualche anno fa, in seguito a dei ragionamenti basati sulla presenza sempre più numerosa di classi eterogenee, con una pluralità di nazionalità, di lingue e di religioni. Era quindi necessario rinnovare la nostra fisionomia di insegnanti di religione, mettendo al centro della discussione il dialogo e la conoscenza, affinché questo percorso potesse risultare utile ai ragazzi per sviluppare conoscenze di prosocialità che andassero oltre al solo credo religioso. Con il tempo — ha concluso Filippi — siamo orgogliosi di poter dire che questo spazio ha riscosso grande successo, e siamo quindi riusciti ad ampliare la partecipazione a diversi altri istituti».

Il sovrintendente scolastico Giuseppe Rizza ha sottolineato come «questo incontro non dev’essere solamente il ricordo di una data importante, ma un nuovo punto di partenza per rilanciare l’Irc. La religione deve recuperare la funzione di fungere da mezzo per interpretare il mondo esterno. Oltre a questo, va messa in primo piano la funzione dialogica, affinché la scuola diventi uno spazio per un dialogo plurale a 360 gradi tra visioni eterogenee, con l’intento di includere, non di escludere».