Salute

sabato 12 Novembre, 2022

Trento, la storia infinita del Not: 11 anni di carte bollate

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L’ultima sentenza è di poche settimane fa: la Cassazione ha bocciato il ricorso della Pizzarotti contro l’affidamento alla Guerrato, ma la Provincia aveva cancellato tutto

L’ennesimo no per il Not. Questa volta detto dalla Cassazione a uno dei protagonisti del progetto del Nuovo Ospedale Trentino fin dall’inizio, dal lontano 2011: il colosso dell’edilizia Pizzarotti di Parma. Il 27 settembre, la suprema corte ha confermato la sentenza del consiglio di Stato del 2021, che aveva ribaltato a sua volta quella, in primo grado, del tribunale amministrativo di Trento.
Che succede ora?
Si potrebbe tentare di rispondere con una parola: «Niente», dato che la vicenda si riferisce a una precedente, e ormai lontana, fase della lunga telenovela Not. La ditta Pizzarotti aveva ricorso contro l’affidamento, da parte della provincia, stazione appaltante, dei lavori alla ditta Guerrato di Rovigo. La richiesta era quella rivalutare l’offerta concorrente. La Pizzarotti sosteneva di aver raccolto prove di contraddittorietà e incoerenza nei documenti di impegno finanziario presentati dalla Guerrato, ovvero il piano economico-finanziario e offerta economica. In un primo momento, il Tar le aveva dato ragione, segnando uno dei molti ribaltamenti della lunga vicenda.
Quali sono le ragioni del diniego?
Nel ricorso presentato alla Cassazione, la ditta parmense aveva obiettato molti aspetti tecnici della pronuncia del consiglio di Stato, a partire da quelli giurisdizionali: non avrebbe potuto avere gli strumenti, in particolare, per giudicare ammissibile l’offerta economica. Per la suprema Corte le motivazioni sono già contenute nel verbale del 31 luglio 2020, con cui la commissione provinciale aveva confermato la prima valutazione che aveva portato alla nomina della Guerrato.
Che conseguenze ci sono per il progetto?
La bocciatura in Cassazione non avrà ripercussioni sul progetto, visti gli ultimi sviluppi a partire da giugno, ossia il colpo di spugna con cui la provincia ha deciso di annullare il progetto, prima fermando la proposta della Guerrato, poi azzerando tout—court la gara. Si riparte da zero, con un progetto più ampio e più aggiornato.
Quali sono le insidie giudiziarie?
Entrambe le ditte hanno già presentato nuovi ricorsi per contestare l’azzeramento della gara. Precedentemente la Guerrato aveva ricorso al Tar contro la determina con cui la giunta provinciale aveva bocciato il suo progetto. A fine luglio, però, il tribunale amministrativo ha respinto l’istanza, segnando un punto a favore dell’ente locale. Gli altri due ricorsi, però, aspettano al varco: fino ad allora la provincia ha le mani legate, a partire dalla nomina del nuovo commissario.
Ci sono altri nodi aperti?
Fin dall’avvio del progetto, un punto dirimente è stato rappresentato dalla formula dell’appalto: la scelta è tra il project financing e la progettazione in house.
Che differenze ci sono?
Il project financing prevede la partecipazione finanziaria del privato al progetto: le ditte anticipano i soldi necessari e li recuperano attraverso la gestione dei flussi di cassa. Nel caso degli ospedali queste risorse possono arrivare da servizi accessori (come bar, mense e parcheggi). La progettazione in house, invece, prevede una maggiore autonomia del pubblico ma richiede anche una maggiore disponibilità economica.
Il sito sarà confermato?
Lo stop alla gara potrebbe mettere in discussione anche il sito su cui si era ragionato negli ultimi anni, quello di via al Desert. Servirebbe uno spazio più ampio, che potrebbe essere garantito dall’area San Vincenzo, all’estremità sud della città.
Perché il nuovo ospedale è importante?
I più recenti standard di sicurezza hanno imposto una revisione delle strutture ospedaliere, in particolare di quelli di «primo livello», ora definiti anche hub. Tali necessità sono divenute più urgenti dopo l’emergenza covid. C’è, inoltre, la partita aperta della facoltà di medicina, che richiede nuovi spazi per la formazione, con la creazione di un ospedale universitario. Quest’ultima è stata una delle ragioni che ha indotto la giunta allo stralcio del progetto.
Quanto occorrerà ancora aspettare?
Anni. Secondo il precedente progetto, l’ospedale si sarebbe dovuto concludere nel 2018. frattempo, solo per la progettazione sono stati spesi centinaia di migliaia di euro, mentre la manutenzione del Santa Chiara è stata quantificata in almeno 150 milioni nel corso dell’ultimo ventennio.