La denuncia

sabato 21 Ottobre, 2023

Trento, la denuncia: «Tagliati i servizi per le madri»

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La cooperativa Samuele: «Così non si fa integrazione»
Un momento dei corsi di lingua della cooperativa Samuele

Madri e donne sole migranti lasciate senza corsi d’italiano e supporto. È questa la situazione denunciata dalla cooperativa Samuele uno dei primi effetti del Decreto Cutro recepito senza nulla eccepire dalla Provincia di Trento. Il decreto nazionale infatti, trasformato in legge a maggio scorso, ha portato a un taglio di tre servizi essenziali dell’accoglienza: corsi di italiano, supporto psicologico e supporto legale. La cooperativa Samuele è una delle realtà che da anni si occupa anche di organizzare corsi d’italiano per i migranti che arrivano sul nostro territorio. In alcune strutture il servizio è continuato perché la cooperativa che gestisce la struttura ha deciso di sostenere di tasca propria la spesa, è questo il caso ad esempio della residenza Fersina dove Kaleidoscopio ha sostenuto l’impegno della Samuele. Alla residenza Adige alla Vela invece tutti i servizi erano stati spacchettati e gestiti attraverso contratti diretti con la Provincia. Così quando essi sono scaduti a giugno l’amministrazione ha deciso di non rinnovarli. Il risultato è che 60 persone tra madri, donne sole e minori si sono trovati senza corsi d’italiano per integrarsi, senza supporto psicologico per affrontare speso fughe e viaggi traumatici e senza supporto legale per la loro domanda di rifugiati. Servizi essenziali, che si sta cercando di coprire anche con l’impegno dei volontari, ma che dovrebbero essere garantiti dalla Provincia. «Si fa presto a dire sicurezza, diverso è creare le condizioni perché questa sia garantita» scrive la cooperativa Samuele. Tagliare sull’integrazione significa emarginare le persone e lavorare all’opposto anche della sicurezza, questo il senso del messaggio. «Nonostante il decreto Cutro la Provincia, se lo volesse, potrebbe essere più virtuosa – dice Carlo Balestra coordinatore della cooperativa Samuele – Anche perché stiamo parlando di minori e madri. Persone che al 99% riceveranno lo status di rifugiato. Hanno diritto a questi servizi essenziali». Invece la Provincia ha scelto di allinearsi a quanto deciso da Roma. Il mancato rinnovo dei contratti rischia di essere solo il primo passo. A giugno infatti la Provincia ha inserito una clausola per recedere dai contratti di servizio in essere con un preavviso di 60 giorni. Il timore è che a gennaio la scure si abbatta sulle cooperative tagliando servizi e capitolati di spesa. Un accanimento che non si capisce come possa migliorare la condizione dei richiedenti asilo e quella del Trentino.