Studenti

mercoledì 9 Novembre, 2022

Rovereto non è una città per giovani. Gli universitari: «Siamo isolati»

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Emergenza casa, trasporti da e per Trento e vita extrascolastica, sono queste le aree critiche su cui gli studenti della Città della Quercia chiedono ascolto al comune e all'università

Rovereto città universitaria è un progetto che è ben lontano dal realizzarsi: posti letto, trasporti, vita extrascolastica, sono solo tre delle macroaree nelle quali gli studenti approdati nella Città della Quercia lamentano carenze. Il problema di fondo è che la città di avere degli studenti – un potenziale bacino di consumatori che a commercio, ristorazione e bar dovrebbe fare gola – pare non essersi più di tanto accorta. Non si tratta infatti solo – anche se molto, va detto, è da attribuire alla carenza di servizi pubblici – dello studentato che ancora non c’è, delle lezioni sparse in diversi luoghi della città, dei trasporti lenti verso il capoluogo, ma a mancare sono anche le iniziative private rivolte agli universitari che dopo le lezioni vorrebbe vivere appieno la loro esperienza via da casa. E a Rovereto trovano ben poco. Carolina Biasiotti, rappresentante degli studenti al dipartimento di psicologia dell’Università di Trento, che ha sede a Rovereto, ha raccolto le esigenze dei suoi compagni.
Emergenza casa
Uno studentato non c’è ancora, il convitto Barelli ha 60 posti, tutti in camera doppia dove «i due letti sono così vicini che praticamente si sta come in un matrimoniale» spiegano i giovani fuorisede. L’Opera ha anche 9 appartamenti in via Garibaldi, i quali sono però all’asta e la permanenza in quei posti letto non solo è temporanea ma anche intervallata dalle visite di potenziali acquirenti. «C’è poca trasparenza sulla situazione – spiega Carolina Biasiotti – per puro caso abbiamo scoperto che sono all’asta e sempre per vie non ufficiali che la convenzione si concluderà a settembre 2023. Arriva ogni tanto una mail che annuncia una visita di qualcuno e noi dobbiamo far entrare queste persone ed essere a disposizione. Non facciamo i preziosi, ma le informazioni dovrebbero essere più chiare». La situazione con i privati è altrettanto difficile. «Con il Covid, non sappiamo perché – racconta la rappresentante studentesca – trovare casa a Rovereto è diventato quasi impossibile: i prezzi sono aumentati, tanto che oggi di fatto una singola non va sotto i 350 euro mensili, ma c’è anche poca disponibilità, al di là dei costi, e quella che c’è ha ridotto la qualità. Il fenomeno dei salotti trasformati in camera aggiuntiva è ormai diffusissimo: di fatto abbiamo appartamenti che non hanno uno spazio comune se non la cucina e per qualcuno che si trasferisce qui, magari anche da lontano, non è il massimo. Ci adattiamo, ma non si può parlare di appartamenti di qualità».
Vita extrascolastica
«La città stessa non accoglie gli studenti – osserva Carolina – non siamo calcolati nemmeno come potenziale business eppure siamo una comunità di circa duemila persone. Rispetto a Trento qui non ci sono sconti o convenzioni per noi, anche se le strutture ci sarebbero. Rovereto è bellissima, la natura e il paesaggio sono fantastici, ma oggi non è a misura di studente, la sera non c’è nulla, i servizi sono a costo pieno come se fossimo lavoratori. La stessa Università si concentra nel creare occasioni di socialità più a Trento che qui e in questo siamo penalizzati dai trasporti per il capoluogo, inadatti a sostenere quella vita extrascolastica che fa parte appieno dell’esperienza universitaria».
Trasporti
Il treno è l’unico vero mezzo utilizzabile verso il capoluogo, ma gli orari sono poco agevoli: ci sono buchi di ore durante al giornata e alla sera l’ultimo treno che rientra da Trento è alle 21.33. Se 15 minuti sono i tempi di un metrò, la frequenza è troppo ridotta.
Insomma, Rovereto agli occhi degli studenti, ancora deve vedersi e agire come una città universitaria, anche se la facoltà è attrattiva. «I corsi sono interessanti e di qualità – conclude Carolina Biasiotti – e c’è tanto potenziale didattico, ma uno studente considera anche altri fattori oltre alla didattica quando fa la scelta di trasferirsi e a Rovereto si fa fatica: non conosco praticamente nessuno che al primo anno non abbia lamentato tanta solitudine e poche occasioni di conoscere ed esplorare una terra che per noi è una seconda casa»