Il fatto

lunedì 22 Aprile, 2024

Rovereto, la risposta alle accuse: «Baldessari falsi? Quereliamo»

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Mart e Fondazione reagiscono alle accuse portate da Cappelletti sul Fatto Quotidiano

La bomba l’ha sganciata Il Fatto Quotidiano che venerdì ha dedicato una pagina intera a Giancarlo Cappelletti che spara a zero sulla mostra dedicata dal Museo civico a Roberto Baldessari e curata da Maurizio Scudiero, con opere provenienti anche dal Mart. Secondo Cappelletti – non nuovo per la verità a queste uscite – la metà di quelle opere, 23 per la precisione, sarebbero dei falsi. L’esperto d’arte folgaretano le ha segnate con dei post it sul catalogo, bollandoli con una F. I suoi dubbi? Li ha vergati su una lettera fatta avere alla direttrice del Museo Cattoi e a Sgarbi, in quanto presidente del Mart. A Cappelletti, dunque, puzza il fatto che quei dipinti non assomiglierebbero per niente a quelli certi di Baldessari e che alcuni sembrano essere dipinti ieri e non 100 anni fa. E poi, rincara la dose, quelli apparsi solo 10 o 15 anni fa dove sarebbero stati nascosti fino ad ora? Sembrano più pensieri espressi a voce alta che puntuali osservazioni tecniche fatte da un esperto. Ma tanto è bastato perché i carabinieri del Nucleo tutela di Venezia arrivassero a Rovereto armati di macchina fotografica per immortalare i quadri sotto accusa, girando poi il tutto a un perito di Milano che ora avrà il compito di analizzare le opere.
Maurizio Scudiero, curatore della mostra, è forse il massimo conoscitore di Baldessari: ha già fatto, negli anni, due volumi del catalogo generale ed ha curato l’archivio per conto degli eredi. Ma conosce altrettanto bene Cappelletti, «che si definisce un esperto – dice – ma che su Baldessari non ha mai scritto una riga né tantomeno organizzato una mostra». Sulle accuse lanciate, ha risposte inequivocabili: «Dove sono state le opere negli ultimi 80 anni? Bastava leggere il catalogo fino in fondo, dove negli apparati si spiega esattamente l’origine delle opere. E per capire se sono state dipinte ieri o qualche decennio fa, tante volte basta girare la tela per scoprire l’età dei materiali, le etichette delle mostre o delle proprietà E poi ancora, il giornale butta lì una mezza verità, e cioè che io avrei autenticato delle opere di Baldessari risultate false. In realtà si trattava di disegni minimali che avevo autenticato in un primo momento, ma poi, in seguito del ritrovamento di altri materiali, mi vennero dei dubbi che segnalai alla Guardia di Finanza, ritirando l’autentica. In quel processo io fui riconosciuto parte lesa».
Il Museo civico per il momento non prende una posizione ufficiale: «Ci dobbiamo confrontare – dice il presidente Giovanni Laezza – e domani (oggi, ndr) faremo una comunicazione ufficiale. Dal canto nostro, siamo assolutamente sereni e certi delle opere messe in mostra». Sarà anche quasi certamente valutata l’ipotesi di tutelarsi legalmente da queste accuse. Cosa che farà anche il Mart: «La mostra “Baldessari Futurista”, inaugurata il 6 marzo, – è la posizione del Museo d’arte – è stata realizzata ed organizzata dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto presso una delle proprie sedi, il “Museo della Città” di Palazzo Sichardt di Rovereto. La Fondazione ha affidato la curatela della mostra e del catalogo allo storico dell’arte Maurizio Scudiero, come chiaramente risulta dal volume edito da La grafica. Per la realizzazione dell’esposizione la Fondazione ha richiesto al Mart il prestito delle opere di Baldessari – una decina – presenti nelle proprie collezioni. A fronte del prestito accordato è stata indicata nel catalogo la collaborazione con il Mart, apposto il logo istituzionale ed inserito il testo del Presidente Sgarbi. Il progetto espositivo, la selezione delle opere presenti in mostra ed il catalogo, non hanno coinvolto il Mart, essendo – come ovvio – scelte di competenza e discrezione dell’Ente organizzatore e del curatore della mostra. A fronte dell’evidente danno reputazionale arrecato dall’articolo il Mart sta valutando ogni opportuna iniziativa per tutelare la propria immagine nei confronti dei soggetti che a vario titolo hanno contribuito a ledere il prestigio e l’immagine del museo».