Il fatto

mercoledì 8 Novembre, 2023

Rovereto, in via Ronchi un “ladro” di cavoli neri

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Qualche piccola sparizione c’è sempre stata, ma quasi sempre dettata dall’invidia del vicino. Questa volta invece si registra un particolare accanimento sullo specifico e ricercato prodotto

Nel celebre (e datato) film il ladro inafferrabile conosciuto come “La Primula nera” alla fine si scopre essere un cuoco. Ecco, in via Ronchi siamo di fronte a un remake del film, con il protagonista noto meno romanticamente come “Cavolo nero” (predilige quell’ortaggio) che certamente fa il cuoco, perché il bottino di sicuro finisce in qualche pentola. Ma se, detta così, potrebbe fare sorridere, la faccenda è tremendamente seria per i pensionati che spendono giornate intere per coltivare con passione un pezzo di terreno. E dall’amarezza si sta passando alla rabbia. Certo, qualche “sparizione” si è sempre registrata: un paio di pomodori, un pugno di tegoline, qualche zucchina. Alla fine qualche buongustaio ha potuto fare un pasto con prodotti a chilometri zero, ecologici e cresciuti con grande cura. Poco male. In alcuni casi c’è stato invece il movente dell’invidia, perché, si sa, l’orto del vicino è sempre più verde. E quindi per ripicca spariva all’improvviso qualche ortaggio adocchiato dal coltivatore confinante.
Ma ora il limite della tolleranza è stato superato e l’indignazione galoppa di bocca in bocca e i pensionati-coltivatori si sono visti più volti in capannelli ad ordire le peggiori jatture all’inafferrabile. Qualcuno ci ha persino provato con cartelli minacciosi, facendo trapelare che i terribili pesticidi usati sull’umile cavolo non si sarebbero disciolti che dopo un mese dal raccolto non autorizzato, augurando le peggiori sofferenze su un water qualora si fosse contravvenuti alla lunga attesa purificatrice. Niente, nemmeno questa maledizione è stata sufficiente perché l’attrazione del cavolo nero è evidentemente troppo forte. Sarà anche che ultimamente nelle cucine raffinate, l’ortaggio ha assunto una dignità che non ha mai avuto ed ha stimolato la fantasia di qualche cuoco – non quello del film, che rubava ai ricchi per dare ai poveri come un Robin Hood dei fornelli – che nottetempo fa incetta negli orti comunali.
«Gli orti sono recintati – spiega Aldo Lorandi, coordinatore dell’attività per Pensione viva – e le chiavi sono in possesso solo degli ortolani. Che mancasse qualche peperone o qualche zucchina è già successo, ma direi che potrebbe rientrare tra i dispetti tra vicini di orto. Non immagino qualcuno che si arrampica su una rete alta due metri, rischiando di farsi male, per rubare due pomodori. Non stiamo parlando di attività economiche che vivono di quello che producono. È più facile che si tratti di un ortolano invidioso o meno abile del suo vicino. Una volta uno lo avevamo anche scoperto, ma non stiamo parlando certo di criminalità».
Al di là di questi aspetti, il progetto degli orti comunali ha sempre un grande seguito. «Funziona molto bene – aggiunge Lorandi – anche perché il Comune ci asseconda nelle nostre richieste. Fino ad oggi abbiamo potuto contare su 96 appezzamenti, distribuiti tra via Ronchi e Baldresca, con una piccola lista d’attesa. Ora cancelleremo anche questa perchè con il nuovo anno avremo una nuova area sempre alla Baldresca dove potremo metterci altri 20-22 orti. L’obiettivo è quello di creare socialità, non certo verdure da vendere al mercato. Ci troviamo d’estate, stiamo assieme, ci sfidiamo amichevolmente per vedere chi ha l’orto più bello, collaboriamo con le scuole attraverso l’orto didattico di via Ronchi e i bambini ci ripagano con bellissimi disegni. Inoltre, da poco abbiamo aperto la possibilità di coltivare anche ai non pensionati: certo, loro hanno la precedenza, ma siccome abbiamo avuto anche qualche richiesta “fuori norma” abbiamo potuto accettarle, facendo però dei contratti annuali, a differenza dei decennali che riserviamo agli utenti principali destinatari».