Il funerale

giovedì 14 Marzo, 2024

Riva del Garda, addio commosso all’ex cestista Marco «Bruno» Brunelli: «Sorridi da lassù sui nostri canestri»

di

Tante, tantissime persone all'ultimo saluto dell'ex giocatore di basket

Alla fine li ha riuniti tutti: quelli che lo hanno amato, quelli con cui si è scontrato, quelli ai quali ha lascia un segno profondo nelle loro vite, chi più positivo, chi meno. Sotto la navata della chiesa arcipretale di Santa Maria Assunta di Riva, Marco «Bruno» Brunelli, l’ex cestista della gloriosa Garda Cartiere, ha chiamato a sé, per l’ultima volta, quella rivanità che lo ha vissuto nei suo anni più ruggenti. Una Riva che nella sua figura si è riconosciuta, che è stata costretta a fare i conti col passato e a omaggiare l’amico un ultima volta, nel giorno del suo addio terreno. La cerimonia funebre ha richiamato attorno al candido feretro un numero davvero consistente di persone, istituzioni, conoscenti che si sono stretti al dolore di mamma Maria Vittoria, papà Lino, della sorella Maria Flavia, ex assessora comunale a Riva e attuale segretaria comunale del Comune di Ala e i fratelli Nicola e Gabriele.

Tra le personalità il senatore Claudio Molinari, Adalberto Mosaner, la vicesindaca Silvia Betta, Roberto Pellegrini, i sindaci di Ala, Luigino Lorenzini e di Avio, Ivano Fracchetti e molti altri esponenti politici e istituzionali oltre che del mondo associazionistico e sportivo rivano.

La cerimonia officiata da don Dario Silvello si è concentrata sull’accettazione della morte che la fragilità di Marco ha reso a tutti estremamente reale. «Sono poche le certezze della vita è quelle che abbiamo rischiano di sgretolarsi contro l’inaspettato. La certezza – ha spiegato dal pulpito don Dario – è la morte. Non è opzionale. Non può essere smentita o eliminata, è una compagna che ci segue al nostro fianco. San Francesco nel cantico delle creature la definì “Sora nostra morte corporale”. Oggi si cerca di ignorarla, la morte, di deriderla, di banalizzarla. La conosciamo quando bussa alla porta delle nostre case e ci trova sempre trova spiazzati, impotenti. Di fronte ad essa le parole umane sono deboli. Balbettiamo».
Un messaggio intenso per accompagnare la sofferenza che ieri, al funerale di Brunelli era solcata sui volti dei presenti, nei loro cuori e animi. «La morte non va banalizzata. La fede accetta la morte. Siamo qui per salutare l’amico Marco. Per stringerci attorno ai suoi cari con sincerità. È un sereno arrivederci. Marco è prezioso per ognuno di noi. I nostri occhi umani vedono solo una salma, ma gli occhi del cuore vedono oltre».

Dopo la predica, in molti hanno voluto omaggiare Marco di un saluto, spesso sofferto, a tratti arrabbiato perché questa sua dipartita non è stata ancora accettata. Un’uscita dal campo che nessuno si aspettava, che si fa fatica ad accettare. Il suo spirito libero, la sua innata voglia di vivere, la sua cocciutaggine e testardaggine, la trasparenza d’animo e il suo essere semplice e senza filtri sono stati il filo conduttore di una serie di ricordi che hanno commosso e fatto riflettere.
«Dio – ha infine concluso il parroco – sorridi su ogni canestro di questo nostro fratello. Cerchiamolo nell’amore di Dio».

L’amico Giordano Tagliasacchi, ha confezionato una lettera che è stata letta a tutti, a tratti dura, molto sofferta: «Molti di noi si stanno chiedendo perché lo abbiamo lasciato solo. Tolgo un sassolino dalle grandi scarpe di Marco. Qualcosa in lui è cambiato quando ha saputo che è andata “In fumo la Garda cartiere”, come riportava un articolo di giornale di allora. Quello gli ha fatto male. Da allora qualcosa è cambiato». Tagliasacchi ha voluto omaggiare l’amico ricordando due episodi che possano mettere in luce il suo grande cuore. Quel salvataggio di un ragazzo di 20 anni pakistano che ha rischiato di morire annegato in Purfina e l’intrepido viaggio al confine con l’Ucraina allo scoppio della guerra grazie al quale, i 6 marzo del 2022, è riuscito, insieme a Tagliasacchi, a portare in Italia tre bambini con le loro mamme. Due esempi di semplice generosità, incondizionata, fatta senza pensiero, istintiva e vissuta con estremo senso dell’amore per l’individuo e per il bene. «Questo è Marco Brunelli – si legge nella lettera dell’amico – Sono orgoglioso. Spero che tu, ora possa stare più sereno».

«Marco – principia un altro ricordo – sei geniale, lamentoso onesto, forse troppo polemico, le tue gaffe sono tante, sei buono, troppo, ma fragile. Pronto ad aiutare. Leale, machiavellico, scomodo, dici quel che pensi senza limiti. Sei puntiglioso dove vuoi e caotico nel resto. Na via de mez mai. Sei semplice nel senso più bello della parola. Ci sei stato in tanti momenti. Mi hai fatto ridere tanto e spero di averti dato tanto, almeno quanto tu hai dato a me». E ancora: «Marco ha aperto la sua casa a tutti. Finito un progetto ne iniziava un altro. Era un uomo buono, col sorriso pronto. Ha vissuto, negli ultimi anni con semplicità, ti vogliamo bene». La cerimonia si è infine chiusa sulle note di «Caravan of Love» pezzo di Isley Jasper Isley e reso famoso dai Housemartins. La musica era una sua passione come quella volta che incontrò Bryan May dei Queen che dopo qualche scambio di battute gli disse: «You are rock».