L'accusa

mercoledì 10 Gennaio, 2024

Riva del Garda, accusato di aver spinto la moglie dalla finestra. Ora va davanti al giudice

di

L’uomo, 48 anni, è accusato di aver spinto Maria Rosca dalla finestra di casa. L’udienza preliminare si terrà in tribunale a Rovereto a marzo. Proprio un anno prima il pm aveva chiesto per lui il processo per omicidio

A distanza di un anno quasi esatto dalla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal sostituto procuratore di Rovereto Fabrizio De Angelis, dovrà comparire davanti al giudice per l’udienza preliminare. Per rispondere di un’accusa che pesa come un macigno. Quella cioè di omicidio, di aver ucciso la convivente facendola volare dalla finestra di casa, a Riva del Garda, durante un’accesa discussione. Lui, l’imputato, è I.G., 48 anni, originario della Romania ma da tempo residente in zona. Non è escluso che il suo avvocato, Fabrizio Casetti, possa chiedere per lui il processo con rito abbreviato, che consente lo sconto di un terzo in caso di condanna. In aula poi potrebbero comparire anche i familiari della donna, a partire dai tre figli, per chiedere di entrare nel processo come parti civili, anche per sollecitare un eventuale risarcimento. Di certo c’è che era marzo del 2023 quando il magistrato titolare dell’inchiesta chiedeva per il 48enne il processo con l’ipotesi di omicidio. A distanza di un anno, a inizio marzo, si terrà l’udienza preliminare, appunto in tribunale a Rovereto.
Il file audio chiave di volta
La tragedia si era consumata il 30 gennaio 2022: era sera quando Maria Rosca era volata dalla finestra di casa, in via Fiume a Riva del Garda. Un volo da un’altezza di dieci metri che non aveva dato chance di sopravvivenza alla moldava allora di 47 anni. Nessun incidente però. Almeno questa è la convinzione degli inquirenti, che sono riusciti ad ottenere anche un file audio degli ultimi istanti di vita della vittima: tutti gli elementi e gli indizi raccolti nel corso di dodici mesi di articolate indagini, anche di tipo strettamente tecnico, metterebbero il convivente della vittima con le spalle al muro. L’imputato avrebbe fornito una versione con molteplici contraddizioni e discrepanze fin dall’inizio: quelle smascherate poi dagli accertamenti della polizia. A partire dal fatto che lo stesso avrebbe sostenuto di trovarsi in un’altra stanza della casa quella domenica verso le 22.35, quando la convivente è volata di sotto impattando sul porfido. C’è invece un file audio — chiave di volta nelle indagini — in cui lo si sentirebbe litigare in modo animato con la compagna, sulla finestra di casa spalancata. A distanza quindi ravvicinata. Una presenza che sembra inquietare Maria Rosca: sarebbe chiaro dalle sue parole. Dagli inquirenti non filtrano informazioni ma a quanto pare la moldava, in quegli istanti prima di piombare di sotto, si sarebbe sentita in pericolo, minacciata dallo stesso uomo, che temeva potesse fargli del male, che potesse attentare alla sua vita. Di lì a poco il forte tonfo avvertito dai residenti e la chiamata al numero di emergenza 112, le sirene dell’ambulanza e l’atterraggio dell’elicottero e l’arrivo della volante della polizia. Che allora raccoglierà la versione del romeno trovato nell’appartamento del terzo piano. Una versione che già sulle prime sarebbe apparsa per alcuni aspetti incompatibile con gli elementi raccolti. I poliziotti si sono subito dati da fare, con indagini ad ampio raggio, acquisendo tutti i filmati registrati dalle telecamere private e pubbliche della zona, anche per ricostruire i movimenti della coppia nel corso del pomeriggio. Un lavoro accurato, passando al setaccio sequenza per sequenza, che avrebbe portato a galla una serie di discordanze.
Il violento litigio tra i due
E poi c’è l’audio che incastrerebbe il romeno. Quello che è stato isolato dal video memorizzato da un vicino occhio elettronico che puntava in strada: a quanto pare si percepivano, anche se in modo non chiaro, le voci di due persone che discutevano nei secondi immediatamente precedenti alla caduta. L’audio è stato inviato al laboratorio specialistico indagini elettroniche del servizio della polizia scientifica di Roma per essere «ripulito» dai rumori di fondo. E infatti i tecnici hanno fatto risultare, in modo distinto e nitido, le voci della donna e del convivente. Che stessero litigando in modo violento sarebbe evidente. E le parole di Maria Rosca dimostrerebbero che si sentiva minacciata dal coetaneo, che era convinta che l’uomo, in quei concitati istanti, potesse mettere in pericolo la sua vita. Uomo che avrebbe parlato anche in seguito alla caduta e che, all’arrivo dei poliziotti, mostrava dei graffi sul volto, segno che la compagna aveva tentato di allontanarlo, di difendersi. Per lei, dichiarata morta qualche ora dopo in ospedale a Trento, sono stati fatali i traumi riportati nella caduta.