l'intervista

mercoledì 11 Giugno, 2025

Rally, Daprà fa il botto in Sardegna: «Fino a cinque anni fa giocavo a calcio. I motori non mi interessavano»

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Il pilota originario di Roveré della Luna ha trionfato nella Wrc2: «Quando mio padre gareggiava, le corse non le guardavo. Poi ho seguito le sue orme»

Capita spesso, soprattutto nelle discipline meno diffuse, che la passione si tramanda in famiglia, con i ragazzi che dapprima seguono le gesta dei genitori, per poi imitarli. Oppure con padri e madri che «spingono» i figli verso gli sport preferiti più dagli stessi genitori che da chi poi si trova a praticare questa o quella disciplina. A casa Daprà la passione per il volante e per i rally è sì passata dal padre Matteo al figlio Roberto, ma in maniera un po’ inusuale. «Quando correva papà, le corse non le seguivo, i motori non mi interessavano molto», racconta il vincitore della prova mondiale del Wrc2 al Rally Italia Sardegna. «Io giocavo a calcio – prosegue il pilota originario di Roverè della Luna che abita a Lavis – e la mia passione era quella, poi tutto è cambiato intorno ai 18 anni».
Daprà, ci racconti com’è nata questa passione che la sta portando lontano.
«Intorno ai 17 anni ho iniziato con qualche evento amatoriale e un trofeo Uisp, ma è stato con i rally che ho capito quale sarebbe stata la mia strada. Ho dovuto quindi scegliere: o il calcio, o le macchine, anche perché praticare entrambi sarebbe stata dura anche per via di eventuali infortuni».
Ed eccola quindi al volante.
«Esatto, nel 2020 e nel 2021 mi sono cimentato nei Campionati italiani terra e asfalto, dopo un secondo posto nazionale la federazione mi ha supportato per farmi disputare l’Europeo nel 2022 e 2023: qui sono riuscito a impormi nella categoria Rc4, ovvero quella dedicata alle due ruote motrici, e nello stesso periodo ho vinto in Francia una sorta di “olimpiadi” dei motori, ovvero i Fia Games».
Poi è arrivato un nuovo salto.
«Lo scorso anno sono balzato nel mondiale Wrc2, la scorsa stagione guidavo una Skoda Rally 2, ora sto ripetendo lo stesso campionato con una macchina più competitiva e un modello più recente».
Si aspettava di primeggiare in Sardegna, centrando un risultato storico per il rally italiano?
«Sinceramente no, è stata una sorpresa anche per me. Sapevo di poter fare una buona prova, questo sì, ma da lì a vincere… è difficile da spiegare il turbinio di emozioni che ho vissuto nello scorso weekend, mi sono passati davanti tanti ricordi».
Ora la classifica mondiale la vede al terzo posto. Quali gli obiettivi futuri?
«Tra due settimane si va in Grecia, poi c’è il Rally di Roma. Io non cambio la mia filosofia, punto sempre al massimo, ma allo stesso tempo senza farmi troppe illusioni. Per me il rally è soprattutto passione».
Per lei il rally diventerà mai un lavoro?
«Chissà. Io intanto mi divido tra giornate piene nella ditta di famiglia, gli allenamenti in palestra o al simulatore di guida e le varie trasferte. Insomma, l’impegno è abbastanza intenso, e non penso troppo a eventuali “salti” nel mondo dei professionisti della disciplina. Sarei pronto a intraprendere anche questa strada qualora si profilasse la possibilità, ma preferisco concentrarmi sulle priorità attuali, ovvero il lavoro e il rally come grande passione. Il tempo per crescere ulteriormente c’è tutto, perché in questo mondo sono ancora giovane: vedremo».