Elezioni 2023

domenica 22 Ottobre, 2023

Provinciali, oggi si vota: 441mila i trentini alle urne. Seggi aperti fino alle 22

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Fugatti punta al bis, Valduga cerca l’exploit. Tra campioni di preferenze ed esordienti: ecco chi è in corsa per ottenere un posto in consiglio. Centrodestra, è sfida Lega-Fratelli d’Italia

Non è un’impresa semplice, di questi tempi, irrobustire i ranghi dei votanti. Anche se alle ultime amministrative, nel 2018, votò il 64,05% degli aventi diritto, la disaffezione alla partecipazione cresciuta nel Paese pende come una spada di Damocle sulla Provincia autonoma di Trento. A muovere gli schieramenti in campo alle elezioni provinciali, però, è innanzitutto l’ambizione di crescere in termini di preferenze. Chi per arrivare al 3%, che dovrebbe essere garanzia di uno scranno in consiglio provinciale, chi per eleggere il prossimo governatore e formare la futura giunta. Il centrosinistra, in primis, vuole riprendere vigore dopo la débâcle di cinque anni fa. Allora costò cara la spaccatura con Ugo Rossi e il Patt. Per il centrodestra, compatto sul nome di Fugatti dal giorno uno, fu invece una benedizione. E oggi l’obiettivo è replicare quel risultato, blindando il governatore uscente alla guida di Piazza Dante. Un’operazione che pare favorita anche da cinque anni di governo con tutto quello che comporta.

La sfida Lega-FdI
Eppure, anche se gli elettori dovessero premiare Fugatti, è dalle sfumature del voto che dipenderà la grammatica della futura giunta. O meglio: è dall’esito della sfida latente Lega-Fratelli d’Italia che il candidato del Carroccio, in caso di vittoria, capirà il margine a disposizione nella prossima legislatura.
Una gara nella gara anima infatti il centrodestra. Ogni confronto elettorale diventa l’occasione per contarsi, valutare i pesi all’interno della coalizione e rivendicare nuovi equilibri. E nella sfida odierna il dualismo tra Lega e Fratelli d’Italia è in primo piano. Così le elezioni provinciali diventano un bivio decisivo: o la conferma del primato del Carroccio o il sorpasso di Fratelli d’Italia. L’exploit alle politiche di settembre 2022 ha dato al partito di Giorgia Meloni margine per reclamare un posto più alto nella gerarchia del centrodestra. Ed è proprio questa sponda che ha portato all’insolita candidatura di Francesca Gerosa con l’etichetta di «vicepresidente designata». Una figura formalmente inesistente (che peraltro il candidato presidente ha evitato di esibire in campagna elettorale). L’unità che si legge oggi sulla scheda elettorale, quindi, cela in realtà le due corse soliste dei partiti di Meloni e Salvini. Le percentuali dei partiti influiranno direttamente sulla formazione di un’eventuale giunta di centrodestra. E la certezza è che sono archiviati i tempi in cui Fratelli d’Italia raggiungeva l’1,48% e la Lega sfondava il 27%, con Forza Italia nel mezzo (2,82%). Lo sa bene FdI, che aspetta una conferma tangibile del sorpasso rispetto al Carroccio.

Le candidature
Nel partito di Meloni, la sfida è anche interna: tra i co-capolista Claudio Cia e Francesca Gerosa, ai ferri corti. Cia è stato il primo a portare il simbolo di Fratelli d’Italia in consiglio provinciale.
Infermiere di professione, potrebbe ambire all’assessorato alla sanità, in caso di vicepresidenza assegnata a Gerosa. La Lega non si aspetta strane sorprese su Roberto Paccher e Roberto Failoni, «campioni» di voti nei fortini della Valsugana e delle Giudicarie-Rendena. Per l’assessore allo sport e al turismo la conferma alle urne appare blindata. Un punto interrogativo aleggia invece su altri assessori uscenti. Giulia Zanotelli, delega all’agricoltura, caccia e pesca, pur giovandosi della posizione di capolista, è in balia della scure della gestione dei grandi carnivori. Mirko Bisesti, assessore alla cultura e all’istruzione, ha diviso con la sperimentazione delle aperture delle scuole per l’infanzia a luglio. Stefania Segnana, assessora alla sanità nel periodo drammatico della pandemia, è stata bersaglio di critiche sulla riorganizzazione della sanità trentina, ma viaggerà in ticket con Paccher in Valsugana ed è sostenuta nel partito.

Le altre liste di Fugatti
Nel campo del governatore uscente ci sono 8 liste. La speranza della formazione «Noi Trentino per Fugatti presidente», guidata dall’assessore allo sviluppo economico Achille Spinelli, è di replicare il risultato della lista Fedriga, con cui il presidente della regione Friuli-Venezia Giulia alle amministrative arrivò al 17,7%. Anche il risultato del Patt, per la prima volta in corsa con il centrodestra e «orfano» di una parte importante del partito migrata in Casautonomia.eu (creatura dei consiglieri Michele Dallapiccola e Paola Demagri), avrà un ruolo di rilievo. Le Stelle Alpine contano sullo slancio dato dal gruppo di Walter Kaswalder (Autonomisti popolari) e da Progetto Trentino di Silvano Grisenti (su cui però rischia di pesare la frattura interna). A chiudere il cerchio, La Civica. L’assessore uscente Mattia Gottardi tenta la riconferma con il movimento di cui in questa legislatura è stato rappresentante insieme a Vanessa Masè. E fa affidamento sul peso degli amministratori.

Divina, terzo incomodo?
Fuori dalla coalizione, dell’animo moderato del Trentino si fa portavoce pure Sergio Divina (Alternativa popolare per il Trentino), il candidato che potrebbe rompere le uova nel paniere alla Lega. Se riuscirà a sottrarre voti al partito di Salvini, l’ex senatore del Carroccio potrebbe diventare l’ago della bilancia negli equilibri Lega-Fratelli d’Italia.

Il centrosinistra
Sul fronte opposto corre la coalizione di centrosinistra, organizzata secondo uno schema immune da dualismi di fondo. Nel corso di una campagna elettorale posata, «istituzionale», è stato valorizzato il ruolo pivot del candidato presidente Francesco Valduga. A questo giro i pezzi – 7 le liste – sono rimasti uniti (persino sul finale, festeggiato tutti insieme). Nel vis-à-vis tra l’ex sindaco di Rovereto e Fugatti inciderà lo spazio che riusciranno a ritagliarsi i singoli candidati. A trazione dello schieramento sono attesi il Partito Democratico, che cerca di fare meglio rispetto al 13,9% delle scorse elezioni, e Campobase, anima popolare, civica e riformista. Tra i candidati compaiono nomi con un certo peso nel capoluogo (l’ex vicesindaco Roberto Stanchina e l’assessora Mariachiara Franzoia). Oltre ai consiglieri che tentano un nuovo giro (Alessio Manica e Lucia Maestri), le aspettative dei dem insistono sul segretario Alessandro Dal Rì e su Arianna Miorandi, consigliera comunale a Rovereto. Un contributo importante possono darlo anche i 4 esponenti di Futura confluiti nella lista del Pd, tra cui spicca il consigliere uscente Paolo Zanella.

Gli outsider
Tra i sette candidati presidente alle elezioni provinciali c’è poi Filippo Degasperi: corre da solo, con Onda popolare, per la prima volta. Nel 2018 entrò in consiglio con il Movimento 5 Stelle, da cui poi si staccò. Alex Marini, il candidato dei pentastellati, punta a ritornare in aula, e spera di portare con sé un secondo eletto. Qualche sorpresa potrebbe arrivare anche dagli «outsider» Marco Rizzo (Democrazia sovrana popolare) e Elena Dardo (Alternativa).