I dati

venerdì 2 Giugno, 2023

Primo trimestre, la crescita si ferma

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L’aumento del 9,4% dei ricavi dipende solo dall’inflazione: al netto è meno 1,7%
Matteo Degasperi e Alberto Olivo in Camera di Commercio (Foto di Federico Nardelli)

Nel primo trimestre 2023 il fatturato delle imprese trentine è aumentato del 9,4% rispetto a un anno fa. La crescita appare trainata dalla domanda locale, salita dell’11,5% dopo la brusca frenata del quarto trimestre 2022, mentre la domanda nazionale aumenta del 7,6%, meno del trimestre precedente, e l’export del 7,2% rispetto al +24,5% degli ultimi tre mesi dell’anno scorso. Tutti questi segni più, però, sono al lordo dell’inflazione. Nei primi tre mesi dell’anno l’aumento dei prezzi nei settori considerati ha azzerato la crescita: i ricavi delle nostre aziende al netto dei rincari sono diminuiti dell’1,7%. La dinamica dei consumi interni è molto meno pronunciata di quanto sembri. Le esportazioni cominciano ad essere azzoppate dalla recessione tedesca, dato che la Germania è il primo Paese di destinazione delle nostre merci col 16% del totale. Tra i settori, tengono trasporti e commercio, mentre va giù il manifatturiero, soprattutto alcuni comparti come la carta, che in Trentino è molto rilevante. Gli ordinativi sono in calo. Unica consolazione, l’occupazione tiene con un incremento dello 0,8%.

L’andamento della congiuntura è stato analizzato, come di consueto, dall’Ufficio studi e ricerche della Camera di Commercio e presentato ieri mattina in via Calepina da Matteo Degasperi e dal segretario generale dell’ente camerale Alberto Olivo. Su base annua tutti i settori si caratterizzano per una variazione positiva del fatturato al lordo dell’inflazione. Le costruzioni registrano +16%, ma al netto dell’aumento dei prezzi sono a crescita zero. I trasporti, che in termini nominali sono al +14,4%, risultano il comparto più dinamico in termini reali col +4,2%. Tengono il commercio al dettaglio (+13,8% con l’inflazione, +3,6% senza), l’ingrosso (+12,6% nominale, +2% reale), i servizi alle imprese (+6,9% nominale, +3,2% reale). Non va bene invece l’industria manifatturiera nel suo complesso, che vede un aumento delle vendite al lordo dell’incremento dei listini del 5,1%, ma è a meno 6,6% al netto dell’inflazione. All’interno del comparto, performance positive di tessile-vestiario e porfido, mentre sono in contrazione legno-mobilio e soprattutto le cartiere.

La variazione tendenziale del fatturato è più marcata per le imprese più piccole con 1-10 addetti (+11,8%), seguono le grandi aziende con oltre 50 addetti (+9,9%) e le medie con 11-50 addetti (+5,7%). Rispetto all’ultimo trimestre dello scorso anno l’occupazione risulta in crescita, seppure con valori contenuti (+0,8%). Le variazioni positive più consistenti si riscontrano nell’industria e nei trasporti, mentre si riducono gli addetti dei servizi alle imprese e delle costruzioni. L’andamento dell’occupazione è negativo (-1,5%) presso le unità di più piccola dimensione, mentre risulta in crescita tra le medie (+2,5%) e le grandi imprese (+1,9%). Le ore lavorate crescono a gennaio (+6,6%) e calano a febbraio (-0,6%) e a marzo (-1,5%). Gli ordinativi evidenziano, per la prima volta da alcuni mesi, una contrazione (-3,6%), determinata prevalentemente dalla marcata riduzione nell’industria (-8,1%).

Le valutazioni degli imprenditori sulla prospettiva sono però più ottimiste. A fronte di un 60% e più che vede la situazione stabile, il 17,5%, in aumento, prevede redditività in crescita e il 14,4%, in calo, prevede redditività in diminuzione, con un saldo positivo, per la prima volta da un anno, del 3,1%. «I giudizi sulla prospettiva sono stati espressi più di recente rispetto al primo trimestre» precisa Degasperi. Può darsi che ad aprile e maggio la situazione sia migliorata. «Il dato negativo al netto dell’inflazione non è banale – dice Olivo – Nel caso delle costruzioni e dei servizi, si tratta di un assestamento, sull’export arrivano i riflessi della recessione tedesca, anche se le esportazioni in Nord America tengono. Il giudizio prospettico potrebbe essere influenzato dai segnali di contenimento dell’inflazione, anche se il costo del denaro in aumento porta ad una minore capacità di spesa».