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sabato 9 Dicembre, 2023

Politiche abitative, a Trento 1200 richieste di alloggi a Itea. L’assessore Pedrotti: «Serve un patto con la Provincia»

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Allarme freddo, a breve chiuderà il dormitorio in Clarina lasciando in strada decine di senzatetto: «Siamo già al lavoro per trovare una soluzione che salvi tutti»

Quando un mese e mezzo fa ha assunto il ruolo di assessore alle politiche sociali del Comune di Trento, Alberto Pedrotti si è reso subito conto che la casa sarebbe stato uno dei temi caldi per il suo assessorato. Lo aveva indicato lui stesso nella prima intervista rilasciata al «T» già il 27 di ottobre dicendo «è un’emergenza che coinvolge tutti: studenti, famiglie e stranieri». Lo ha confermato l’inchiesta sul «T» di ieri che raccoglieva storie e dati del problema in Trentino. Numeri che non potevano essere che parziali e che si riferivano alle trecento famiglie a vario titolo in difficoltà seguite dallo Sportello casa per tutti e dal progetto Locazione. È proprio Pedrotti a restituire un quadro ancora più grande del problema: «Sono quasi 1.200 le richieste di un alloggio Itea arrivate in Comune quest’anno» ha detto l’assessore intervenuto al Forum del «T». «Un anno fa su pressione del Comune, Itea diede risposta circa ad un centinaio, il doppio della media, quest’anno speriamo si riesca a confermare questo numero».
Assessore com’è stato questo primo mese e mezzo di lavoro?
«Molto intenso e su molti temi. Lavoriamo su politiche di lungo respiro, mentre gestiamo tantissima operatività quotidiana. Dalla madre con due figli che bussa letteralmente alla porta del nostro ufficio per chiedere aiuto, alla famiglia a cui scade la permanenza in Ostello della gioventù e va trovata una sistemazione. Quello che emerge è proprio la mancanza di immobili».
Ci fa una stima?
«Il problema è che è proprio difficile da tracciare. Ad Itea stiamo chiedendo da tempo i dati, vogliamo sapere con precisione quanti sono gli appartamenti sfitti dell’ente sul comune di Trento, anche per questo abbiamo bisogno di sapere al più presto chi sarà l’assessore provinciale alle politiche per la casa, è fondamentale lavorare insieme».
Il rapporto con Itea com’è?
«Posso dire che con Condini, l’attuale presidente, abbiamo lavorato bene sulla questione di viale Tigli che finalmente si è sbloccata. Però rimane il problema degli alloggi sfitti e da ristrutturare. Una parte sono di proprietà del Comune, circa 600 sui 5000 dell’ente a Trento, che Itea gestisce in convenzione. Ora una parte ci sono stati restituiti e li abbiamo ristrutturati noi, ma non può andare avanti così. Non è una questione di risorse, che il Comune sarebbe anche disposto a stanziare, ma di competenze specifiche. I nostri ingegneri si occupano di opere pubbliche, fare bandi per la ristrutturazione di interni non è il loro campo».
Insomma per voi continuare a lavorare con Itea è la strada giusta?
«Assolutamente in questo momento la convenzione in atto per la gestione degli immobili è in proroga, va ridiscussa. Ma una gestione in-house del comune è una cosa impensabile. Sarebbe un bagno di sangue a livello economico e non abbiamo neanche la forza nel personale per creare un ufficio dedicato. Itea abbatte i costi lavorando sui grandi numeri e con le sue competenze, noi non possiamo creare una mini-Itea su Trento. Quello che invece servirebbe è che la Provincia accettasse di far entrare nel cda di Itea anche un rappresentante del Consorzio dei comuni. Conviene anche a loro, finora sembra che la dialettica sia solo tra i comuni ad alta tensione abitativa e Itea, ma è evidente che il problema sia provinciale, presto le persone pretenderanno risposte e la Provincia non può più fare finta di nulla».
La domanda di alloggi è più o meno la stessa di sempre a Trento, cos’è successo all’offerta?
«La stima è che stia pensando molto l’affitto turistico breve. Siamo vittime della mancanza di regolamentazione su questo mercato. Ci serve una legge per limitarlo. Non sono le persone che non si possono permettere una casa, sono i proprietari che preferiscono affittare ai turisti perché guadagnano di più. Serve una legge che lo renda poco appetibile. I termini in cui utilizzare l’Imis li stabilisce la Provincia, bisogna partire da lì. Credo convenga a tutti limitare il turismo mordi e fuggi, portare i vacanzieri verso gli hotel e proteggere la residenzialità. E poi serve un censimento delle proprietà, perché la sensazione che abbiamo è che ci sia un piccolo oligopolio di grandi proprietari che gestisce buona parte degli immobili».
C’è poi il tema degli sfratti
«Quello che come Comune vogliamo fare è agire prima che la situazione peggiori. Con Itea bisogna sedersi a un tavolo e sanare la questione degli affitti d’urgenza. Poi voglia creare un tavolo anti-sfratto e individuare le modalità migliori per evitare che accadano. Magari con un fondo dedicato con cui il comune copre eventuali morosità dando tempo a una famiglia di rimettersi in piedi, però voglio dire una cosa».
Prego.
«Le morosità sono solo una piccola parte degli sfratti. C’è questa diffidenza ad affittare che dobbiamo combattere. È quello che stiamo provando a fare con il progetto Locazione mettendo persone e proprietari allo stesso tavolo e facendo da garante. Anche qui invito la Provincia a partecipare».
Dalla casa ai senzatetto
«Noi ci sentiamo di giocare questa partita, perché è giusto, anche se la competenza è della Provincia. La fatica è sia recuperare le strutture, sia trovare un ente gestore. Lo dico: il dormitorio in Clarina chiuderà l’11 dicembre come previsto, non ci sono le condizioni per tenere aperto, ma siamo già al lavoro per trovare una soluzione che salvi tutti. Vorrei che si capisse il nostro impegno, ma anche la nostra difficoltà».
Servono più posti in accoglienza?
«Assolutamente, per strada ci sono centinaia di richiedenti asilo. Mi ha fatto piacere l’apertura di Tonina. Non spero si possa tornare ai 1.500 posti di una volta, ma già salire a 1000 risolverebbe di molto il problema».
Con il senno di poi, tagliare l’accoglienza diffusa è stato un boomerang?
«Evidente. Le forze politiche che oggi si lamentano delle persone per strada sono quelle che ce le hanno messe. Il sistema precedente non sarà stato perfetto, ma evitava emarginazione, effetto ghetto e favoriva l’integrazione. Io l’ho visto in prima persona quando ero in circoscrizione in Sardagna. Questo taglio non ha fatto bene a nessuno, né ai migranti, né al Trentino».