Il lutto

mercoledì 20 Agosto, 2025

Oltre mille persone al funerale di Debertolis: «Ciao Mattia, da lassù insegnaci a vivere con la tua stessa passione»

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Presenti anche i vertici dello sport nazionale e i rappresentanti politici locali, ma anche tante persone comuni che lo avevano visto crescere e gli amici giunti dalla Svezia, paese in cui studiava e correva

Non ci poteva essere luogo più iconico e simbolico della Val Canali per onorare la memoria di Mattia Debertolis, una vita spezzata troppo presto, neppure trent’anni. Forte atleta della Nazionale di Orienteering, cresciuto nell’Us Primiero e poi approdato al Pwt Italia, aveva avuto un malore in gara durante i World Games in Cina lo scorso 8 agosto.
Quattro giorni dopo, il suo cuore ha smesso di battere, ma lo si è sentito vivo durante le esequie di ieri mattina: in una delle valli incantate del Trentino, tra i boschi che aveva amato e le Pale di San Martino a fare da corona, la comunità si è stretta attorno a una famiglia e a un’intera valle. C’erano i genitori, mamma Erica e papà Fabio, il fratello Nicolò e la fidanzata Jessica Lucchetta. Poi, una folla di società sportive da ogni dove, pure gli amici svedesi con cui si allenava a Stoccolma, ha voluto ritrovarsi per un ultimo, lungo abbraccio. Erano presenti anche le massime cariche istituzionali, sportive e militari locali e trentine.
La cerimonia funebre è stata un inno allo sport, alla bellezza della natura e alla grandezza dell’animo umano rappresentati da Mattia, capace di conciliare con il sorriso e una magnifica empatia la passione sportiva e una promettente carriera accademica, mantenendo forti legami con la sua famiglia e la sua valle. A sottolinearlo, le parole del ministro dello sport Andrea Abodi, che ha riconosciuto: «Mattia è la metafora della vita perché la scelta che ha fatto, quella sportiva, è quella che dovrebbe aiutarci ogni giorno a scegliere la giusta via, a seguire i giusti sentimenti, i giusti valori per rispettare le regole della vita: un bene meraviglioso che ci è stato donato e che spesso non riusciamo ad apprezzare fino in fondo se non quando in qualche modo viene messo in discussione».
La sua voce ha risuonato chiara anche nel richiamo alle istituzioni e al ruolo dello sport: «Abbiamo sperato, pregato e pianto per lui, anche chi non lo conosceva. Perché questo è il messaggio universale dello sport: unire le persone nei sentimenti più autentici. L’auspicio è che ciò che oggi sentiamo non resti un’emozione passeggera, ma diventi un modo di vivere, come ha fatto Mattia: intensamente, senza mai tradire il legame con la famiglia, con lo studio, con il lavoro, con la natura e con lo sport».
Il cuore della cerimonia è stato affidato alle parole di don Giuseppe Daprà. La sua omelia, intensa e commossa, ha dato voce a una comunità che si sente «con il cuore stretto come non mai» e ha ricordato che «Mattia consegna oggi a ciascuno di noi una carta e una bussola, per attraversare questa notte, questo silenzio fatto di domande senza risposte». Don Giuseppe ha ripercorso la vita del giovane atleta, ricordandolo appassionato di orienteering, cresciuto tra le fila dell’Us Primiero, capace di «scegliere il giusto percorso con carta e bussola, gustando l’ambiente e la natura», e dotato di una «bussola del cielo: il suo cuore». Lo ha descritto come un ragazzo di sorriso, umiltà e serietà, capace di vittorie sportive e di traguardi accademici, fino al dottorato a Stoccolma, senza mai smarrire l’amicizia e l’amore, quelli trovati negli occhi di Jessica.
Nelle sue parole è emerso anche il valore più profondo dello sport, che «non è sterile competizione di egoismi, ma porta in sé un movimento verso l’altro. Quante volte, per incitare gli atleti durante le gare, gli spettatori gridano “Dai!”. È l’imperativo del verbo dare: non si tratta solo di dare una prestazione, ma di dare sé stessi, di giocarsi, di crescere insieme agli altri».
Anche il messaggio del vescovo di Trento, Lauro Tisi, è arrivato forte: «Mi stringo con affetto alla famiglia così come a tutta la comunità dell’amato Primiero: un uomo di scienza, uno sportivo appassionato e vincente. Mattia lascia in eredità tanta ricchezza nel cuore di molti. A noi il compito di conservare gelosamente questo tesoro di umanità e farlo fruttare, affinché nulla della sua vita – breve ma intensa – possa andare perduto». Sono intervenuti anche il presidente del Coni, Luciano Buonfiglio, e quello della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. Buonfiglio ha parlato direttamente a Mattia: «La tua presenza qui, testimoniata da così tante persone, dimostra quanto tu abbia lasciato in ognuno di noi. Sei stato un orgoglio per tutti noi e il tuo ricordo continuerà a vivere nei nostri progetti e nel nostro impegno, magari attraverso un evento o un impianto sportivo», mentre Fugatti ha ricordato: «In questi giorni, in Primiero, ho potuto vedere con i miei occhi l’affetto della comunità per Mattia. Questa terra, culla dell’orienteering, ha dato tanti atleti alle Nazionali. Mattia, nipote di una guida alpina, fin da piccolo amava le cartine: questa passione lo ha portato a risultati di rilievo internazionale. Ringrazio tutte le istituzioni che, in questo percorso doloroso, hanno dimostrato grande vicinanza alla famiglia e al territorio». La bussola di Mattia, quella che indicava sempre il cuore e la dedizione, continuerà a orientare i passi di chi crede nello sport, nella natura e nella bellezza di una vita vissuta pienamente.