La rubrica

martedì 9 Dicembre, 2025

Le aspettative, i regali: perché il Natale ci fa sentire più soli. La psicologa Rostagno: «La memoria conserva emozioni, non oggetti»

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La nuova puntata di PsicoT e un viaggio nelle emozioni contradditorie in questo periodo dell'anno

Care ragazze, cari ragazzi, il Natale arriva ogni anno con le sue luci e le sue aspettative, ma non sempre ciò che proviamo coincide con l’immagine di gioia che ci circonda. È un periodo in cui emozioni diverse convivono: desiderio di vicinanza, bisogno di spazi propri, ricordi che riaffiorano. Per comprendere meglio cosa accade dentro di noi durante le feste, ne abbiamo parlato con la psicologa Maria Rostagno.
Maria, perché spesso quando arriva il Natale, ci concentriamo quasi solo sui regali e sugli oggetti? Cosa succede dentro di noi quando pensiamo che la felicità dipenda da ciò che riceviamo?
«I regali materiali soddisfano bisogni superficiali, mentre la tristezza nasce da bisogni profondi: sentirsi parte di qualcosa, essere accolti, riconosciuti per ciò che siamo davvero. Nessun oggetto può colmare una solitudine affettiva o dare senso a relazioni svuotate. Le emozioni più difficili emergono dal divario tra aspettative e realtà: le feste promettono gioia e famiglie perfette, ma se viviamo conflitti, distanze o perdite, quel contrasto diventa doloroso. Il Natale riattiva anche memorie: chi non c’è più, ciò che è finito, le nostre versioni passate, mentre la pressione a “essere felici” invalida le emozioni autentiche e aumenta il senso di inadeguatezza. E poi, in pochi giorni, si concentrano persone e tensioni che di solito teniamo lontane, riaprendo vecchie ferite. Il vuoto che sentiamo è un segnale: manca qualcosa di umano, non qualcosa da scartare».

In che modo possiamo ritrovare il senso più «vero» del Natale – quello legato ai legami, ai gesti e ai momenti condivisi – anche se intorno a noi sembra contare soprattutto la parte materiale? «La memoria conserva soprattutto emozioni, non oggetti. La psicologia ci mostra che gli eventi emotivamente significativi lasciano tracce profonde: un abbraccio sincero, una conversazione in cui ci siamo sentiti compresi, una risata condivisa durano molto più di qualsiasi regalo. Come ricordava Erich Fromm, “dare significa condividere ciò che è vivo in noi”, e ciò che abbiamo di più vivo è la nostra presenza autentica. Allenarla richiede gesti semplici: nominare ciò che ci nutre (“Grazie per avermi ascoltato”, “Questo momento insieme mi ha fatto bene”), creare piccoli rituali di connessione come una passeggiata senza telefoni, dedicare tempo realmente attento alle persone care. Il cervello impara a dare valore a ciò su cui posiamo lo sguardo: se riconosciamo l’importanza dei gesti relazionali, questi diventano più preziosi degli oggetti. Un esercizio utile: ogni sera, ricordare un gesto ricevuto o donato che ci ha fatto stare bene. Così alleniamo la mente a trovare nutrimento nelle piccole cose quotidiane».
A volte proviamo delusione se un regalo non è come ce lo aspettavamo. Come possiamo imparare ad ascoltare ciò che desideriamo davvero?
«Il primo passo è riconoscere che ogni bisogno è valido: non esiste un modo “giusto” di vivere le feste. Come ricordava Carl Rogers, il benessere nasce quando diamo valore ai nostri bisogni e a quelli degli altri, senza gerarchie. Concretamente significa partire da noi stessi: chiederci cosa ci farebbe stare davvero bene, distinguendo ciò che desideriamo autenticamente da ciò che pensiamo di “dover volere”. Solo così possiamo comunicarlo con chiarezza. Serve poi un dialogo diretto: chiedere “Di cosa hai bisogno in questi giorni?” invece di dare per scontato che tutti vogliano le stesse cose. C’è chi cerca silenzio, chi socialità, chi momenti di solitudine. In pratica: mantenere flessibilità nelle giornate, non forzare la presenza continua, legittimare i “no” senza colpevolizzazioni (“Se hai bisogno di riposo va benissimo”), rispettare ritmi diversi. Il rispetto reciproco nasce quando ognuno può essere sé stesso, senza adattarsi a un copione prestabilito su come “si deve” vivere il Natale.