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sabato 18 Ottobre, 2025

Kristian Ghedina, in un libro la storia del campione: «Anni gloriosi, vincere contro Austria e Francia? Come battere il Brasile del calcio»

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Il campione e i successi che porta nel cuore: «La prima vittoria in coppa del mondo indimenticabile: dopo la caduta a Kitzbühel a Cortina gareggiai imbottito di antidolorifici e fasciato, che vittoria»

Cortina d’Ampezzo, uno dei sei territori di gara delle prossime Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, si prepara a tornare sotto i riflettori del mondo. A pochi mesi dal più grande e seguito evento sportivo al mondo, chi meglio di Kristian Ghedina, leggenda dello sci alpino italiano (uno dei migliori specialisti delle prove veloci, vincitore di tre medaglie iridate e 13 gare in coppa del mondo) e simbolo della località ampezzana, può raccontare cosa significhi vivere un evento così nella «sua» valle? Lo abbiamo raggiunto, in un periodo che lo vede impegnato nella promozione del suo nuovo libro «Ghedo. Non ho fretta ma vado veloce» scritto insieme alla firma del T Quotidiano, Lorenzo Fabiano.

Che periodo è per lei questo?
«In quest’ultimo periodo ho partecipato al festival del libro di Macerata ma in generale in queste settimane sono stato e sarò ospite in diversi eventi legati alla presentazione del mio libro. Qualche giorno fa, a Sky Sport con Giovanni Bruno abbiamo ripercorso i momenti più significativi della mia carriera e raccontato alcuni aneddoti presenti nel libro. Ora stiamo organizzando una decina di incontri, con gli Sci Club e non solo».

Ripensando alla sua carriera, qual è il momento che ricorda con più affetto?
«Forse la prima stagione in cui sono emerso in coppa del mondo. Ricordo bene quel periodo: a Kitzbühel ero caduto ed ero stato costretto a saltare l’appuntamento di Val-d’Isère ma volevo assolutamente rientrare a Cortina, la mia gara di casa e alla fine ci sono riuscito. I medici mi avevano fasciato e imbottito di antidolorifici, ma ho corso lo stesso. È andata bene: ho vinto la mia prima gara di coppa del mondo davanti alla mia gente. Quella stagione è stata la più bella, quella che mi ha fatto emergere a livello mondiale».

A Kitzbühel, però, qualche anno più tardi ha avuto modo di rifarsi…
«Sì, Kitzbühel non è una pista molto adatta alle mie caratteristiche, è più per sciatori tecnici che per scorrevoli come me. Ho avuto la soddisfazione di diventare il primo italiano a vincere sulla Streif. È stata una gioia enorme. La famosa spaccata del 2004 invece, che ho fatto in gara, è nata per una scommessa ma ancora oggi tutti se la ricordano».

Cosa significava per lei rappresentare l’Italia in ogni gara?
«Sentivo la responsabilità di rappresentare l’Italia: ero orgoglioso di portare in alto i colori del nostro Paese. Erano anni molto belli, quelli in cui ho corso, noi italiani ci sfidavamo letteralmente con alcuni francesi e poi con gli austriaci che erano la superpotenza dello sci. Batterli era come battere il Brasile nel calcio. C’era grande rivalità ma anche tanto rispetto».

Tra pochi mesi la «sua» Cortina tornerà protagonista con le Olimpiadi.
«È bellissimo. Cortina ha una storia unica: è stata la prima Olimpiade invernale trasmessa in mondovisione, nel 1956, nonché la prima manifestazione olimpica tenutasi in una città italiana. Per anni abbiamo vissuto di ricordi. Ora, finalmente, abbiamo un’occasione concreta per rinnovare il paese e le sue infrastrutture. Le Olimpiadi non sono solo un evento sportivo, ma anche un’occasione di rinascita per l’Italia. Speriamo che tutto venga fatto bene, e che gli azzurri sappiano sfruttare il vantaggio di giocare in casa».

Come si sta preparando Cortina d’Ampezzo?
«Cortina ha una grande tradizione sportiva. C’è stata tanta discussione sulla pista da bob, è vero, ma quella pista fa parte della storia della località. Una volta terminata sarà un fiore all’occhiello. Poi c’è il curling, con Stefania Constantini, anche lei originaria di Cortina che ha portato in alto il nome di questo sport emergente alle ultime Olimpiadi e non solo. Lo sci alpino femminile, poi, qui è di casa. L’unico limite forse è l’ospitalità: Cortina è piccola e le Olimpiadi di oggi sono molto più grandi rispetto a quelle del ’56 ma resta una vetrina straordinaria per il territorio».

Lei conosce ogni centimetro della pista Olympia delle Tofane.
«Le Tofane sono uno scenario unico. La cosa più importante sarà il meteo: con il bel tempo Cortina diventa magia pura. Gli sport invernali all’aperto sono molto dipendenti dalle condizioni atmosferiche. Se ci saranno giornate limpide, con il sole che illumina la pista dall’alto, sarà uno spettacolo incredibile. Gli atleti adorano quella luce e quella cornice: è una pista che emoziona, anche solo a guardarla».

Come giudica oggi il livello dello sci alpino italiano?
«Ad oggi siamo pronti per vincere delle medaglie, soprattutto nelle discipline veloci, dove abbiamo ottimi atleti sia tra gli uomini che tra le donne. Nelle discipline tecniche siamo un po’ più in difficoltà anche se ci sono alcuni nomi interessanti. Lo sci italiano è in crescita e queste Olimpiadi possono dare una spinta importante».

Negli anni lo sci è cambiato molto: materiali, preparazione, approccio.
«È giusto che ci sia evoluzione, il mondo va avanti. Quando però accadono incidenti, bisogna fermarsi e riflettere: servono decisioni condivise con gli atleti, non solo imposte dall’alto. Gli sci moderni generano velocità in curva e richiedono una forza enorme per essere gestiti. Tornare indietro ed utilizzare materiali non all’avanguardia non avrebbe senso ma si può lavorare sulla sicurezza: spazi di fuga più ampi e protezioni migliori, come in Formula 1. È lì che bisogna intervenire, senza frenare il progresso».