L'intervista

lunedì 28 Agosto, 2023

Giorgia Pallaoro e l’arte gentile dell’illustrazione

di

Fra sculture e immagini, l’artista racconta la Valsugana nella quotidianità
La chiesa dei frati di Pergine Valsgana (Giorgia Pallaoro)

La parola felicità viene dall’aggettivo latino felix (felice) che a sua volta e legato all’aggettivo fecundus, a, um che significa fertile, fecondo. Questo perché la felicità ha a che vedere con il coltivare, l’essere fecondi e feconde di idee: siamo felici quando avviene un incontro amoroso fra il nostro sé e il resto del mondo. Coltivare questo stato di innamoramento significa prenderci cura di noi, nutrirci di tutti gli elementi che la natura ci offre. Significa saper aspettare, ricevere, donare. Significa inseguire la nostra autenticità e vocazione, così da diventare i fiori che siamo destinati e destinate a essere. È così che pratichiamo la bellezza in ogni sua forma e facciamo in modo che quest’attitudine diventi uno stile di vita. E proprio di bellezza, lentezza e gentilezza è adornato il cammino di Giorgia Pallaoro, artista trentina che si occupa di illustrazione e ceramica e che ha fatto dell’arte uno stile di vita: Pallaoro non si limita a produrre opere come disegni e piccoli oggetti attraverso uno sguardo altro, al di là degli stereotipi della montagna trentina, ma si occupa anche di curare un progetto assieme a Beatrice Eccel dedicato alla coltivazione di fiori e ortaggi: Pallaoro illustra, mentre Eccel pensa, scrive, racconta. Una donna d’altri tempi, insomma, è Pallaoro; un’artista dalla patina poetica e dedita al tempo lento, agli spazi gentili, alla cura di sé e del mondo che desidera per sé. Estremamente legata al suo territorio – cioè la Valsugana – e desiderosa di raccontarne l’identità in maniera autentica e sempre nuova, la nostra artista si diletta nella creazione di immaginari che sanno essere veri nella loro semplicità e delicati nella loro profondità. Classe 1991, attiva in quel di Pergine Valsugana, Giorgia Pallaoro ha ottenuto il diploma in Design industriale e la specializzazione in grafica e comunicazione visiva; dal 2018 lavora come illustratrice e grafica freelance ed ha realizzato le immagini dell’albo illustrato «Il roseto di re Laurino» per Corraini Editore.

Giorgia Pallaoro, mi racconta quando e come nasce il suo incontro con l’arte e il mondo delle illustrazioni?
«Ho sempre disegnato, fin da piccola, ma una mia caratterista è più in generale la manualità: avevo una stanza tutta per me, una sorta di camera scura, dove potevo prendermi cura della mia creatività. A 7 anni trascorrevo il mio tempo una sorta di atelier dove disegnare (anche sui muri!). Crescendo, mi sono diplomata in Design con l’idea di poter imparare a costruire oggetti e immagini».

Di che cosa si sta occupando al momento?
«In questo momento mi trovo in una fase di passaggio tra l’illustrazione della natura e della quotidianità (cioè il paesaggio urbano, le situazioni del luogo in cui vivo). Sto dedicando molto tempo a questo secondo tema, cercando di disegnare oggetti ed elementi della natura cogliendone la bellezza, facendola passare attraverso il mio sentire e dandole una forma colorata. L’altro giorno mentre passeggiavo ho notato un uomo che indossava un paio di pantaloni blu e una camicia rossa accompagnato da un cane. E subito ho avvertito la necessità di portarlo nei miei disegni, di trasformare quest’ispirazione in qualcosa di concreto. Questo accade ogni volta che incontro persone che praticano gesti quotidiani – penso a delle anziane al bar che prendono un caffè o a chi sorseggia un bicchiere di vino bianco con degli amici – e che vivono il momento. Per tale ragione uno dei progetti cui sto lavorando molto in questo periodo è dedicato a ritratti di persone che vivono vicino a me, a Pergine Valsugana. Si tratta di ritratti stilizzati su ceramica. Non ultimo, sarò a Milano al Festival del Disegno organizzato da Fabriano per condurre un workshop sul disegno, sull’immaginario alpino delle Dolomiti Orientali presentando in questa occasione anche Il roseto di re Laurino».

Il suo stile è delicato e fiabesco. Trasmette un profondo senso di pace e sa raccontare la natura e il nostro paesaggio al di là degli stereotipi più consolidati.
«Dal mio punto di vista uno stile nasce ogni volta che noi ci sforziamo di osservare con occhi nuovi tutto ciò che ci circonda. È un vero e proprio allenamento sullo sguardo, con lo sguardo. In questo modo anche la cosa più semplice e banale che abbiamo sotto il naso ogni giorno riesce a diventare nuova. Le mie mani – che sono le mani di un’artista – hanno il compito di seguire questi occhi che hanno imparato a osservare in maniera altra; devono cercare di interpretare e disegnare senza nessun giudizio ciò che hanno davanti. Dal mio punto di vista disegnare senza giudizio consente di cogliere la bellezza, la propria idea di bellezza (non esiste un canone assoluto ma tutto è sempre filtrato da noi, dal nostro modo di sentire, percepire, comprendere). Inizialmente disegnavo in bianco e nero, con i pennarelli e i soggetti erano surrealisti. Poi ho cambiato stile, nel 2017, con un progetto dedicato alla Val dei Mocheni e che desiderava esplorare il paesaggio alpino, attraverso il disegno su cartoline con una narrazione del territorio dal mio punto di vista. Con questo lavoro ho cercato di dare entusiasmo a ciò che generalmente non entusiasma (le cartoline spesso sono sempre tutte uguali, molto ripetitive…)».

Un’ultima domanda. Avrebbe piacere di parlarmi di qualche progetto futuro che realizzerà qui in Trentino?
«Un progetto futuro ma che è anche un progetto presente è Cronache dall’orto, che condivido con una carissima amica, Beatrice Eccel. È un progetto che parla di orto e di ricette illustrate. L’idea è quella di approfondire la ricerca, investigando il significato delle piante e gli insegnamenti che l’orto ci può regalare. Vorrei dedicare il mio tempo allo studio del mondo vegetale per comprenderne i doni più profondi e il modo in cui l’umanità può creare una relazione reciprocamente nutriente. Penso ad esempio al linguaggio dei fiori, al significato dei loro colori e delle proprietà, alla storia del loro nome e alle leggende cui attingono le loro nascite. Altro desiderio sarebbe la realizzazione di uno shop online dedicato alle mie produzioni in ceramica!».