L'intervista
venerdì 26 Settembre, 2025
Gilberto Simoni e i mondiali di ciclismo a Trento: «Evento memorabile. Il percorso ideale? La salita di Povo»
di Angelo Zambotti
Il campione cembrano: «Ogni valle potrà essere valorizzata. L'opera più urgente? Un percorso protetto per i più giovani»
«Beh, se ci saranno i Mondiali in Trentino, l’arrivo della corsa su strada sarà a Palù, giusto?». Non può fare a meno di scherzare, il due volte vincitore del Giro d’Italia (dove ha centrato altri cinque podi) Gilberto Simoni. Il cembrano ha appreso l’ufficialità della notizia con gli amici, durante i preparativi per la cronoscalata della Festa dell’Uva, gara dedicata ai più giovani che domattina si sfideranno (in salita) tra le varie frazioni di Giovo, ovvero a casa sua: non è improbabile che tra i quasi 200 atleti in gara ci sia anche qualche talento che potrebbe vestire l’azzurro nell’evento iridato del 2031.
Simoni, tra sei anni il Trentino ospiterà il cosiddetto «Super Mondiale». Che ne pensa?
«I Mondiali in Trentino saranno qualcosa di stupendo, ne sono certo. Abbiamo tradizione, campioni, tanta passione, paesaggi… Sì, sarà qualcosa di davvero memorabile».
Poi non sarà un Mondiale come un altro, proprio perché si ripeterà la kermesse multidisciplinare che ha fatto il proprio esordio due anni fa a Glasgow e che nel 2027 in Alta Savoia, in Francia, vivrà la propria seconda edizione.
«Motivo in più per essere contenti. Penso che sarà un’ottima opportunità per dare spazio a tutte le Valli: si sa che la Val di Sole è la capitale della mountain bike, ad esempio, ma ogni angolo del Trentino ha un motivo per essere valorizzato. E io a Glasgow, due anni fa, ci sono stato: ho avuto modo di vedere da vicino una manifestazione davvero enorme, che porta un entusiasmo incredibile. Ogni Mondiale è una grande festa, ma questo con le varie discipline che si ritrovano in un unico grande evento è davvero “super”. E il Trentino si farà trovare pronto, ne sono certo».
Lei ovviamente conosce da vicino il ciclismo su strada: sarà riproposto il circuito cittadino dell’Europeo 2021, con la salita di Povo a scuotere la corsa?
«Penso non si siano molte altre alternative plausibili. Quello dell’Europeo era davvero un bel percorso, anche perché secondo me un Mondiale non può essere troppo duro, si rischia di frazionare troppo il gruppo fin da subito, se non addirittura di incassare qualche rinuncia da parte di qualche big. Il Mondiale deve rimanere aperto il più possibile, deve creare aspettativa giro dopo giro, e il circuito con la salita di Povo lo reputo adatto, bello mosso e tecnico. Spesso si comincia con un tratto in linea (all’Europeo si fece il “mezzo Bondone” fino a Candriai, ndr), e penso che intorno a Trento ci siano davvero tante zone che potrebbero accogliere le fasi iniziali di gara: ma a questi dettagli tecnici ci penseranno persone più preparate di noi».
Oltre alle prove in linea, con quella dei professionisti che sarà il momento clou di tutta la rassegna iridata, ci sono pure le cronometro. Lei dove le organizzerebbe?
«In qualche Valle, per alleggerire un po’ la pressione su Trento, oltre che per mostrare al pubblico altre zone che vivrebbero momenti importanti. Ci sarebbe davvero l’imbarazzo della scelta, dalla Valsugana alla Val di Fiemme, magari toccando anche la “mia” Val di Cembra: sono un po’ di parte, ma penso che a questa zona non mancherebbe davvero nulla per accogliere una cronometro mondiale».
Poi c’è la questione strutture.
«Senza ombra di dubbio. Il Mondiale deve essere anche l’occasione per realizzare quello che si attende da troppo tempo, come un circuito protetto per i più giovani. La sicurezza è una priorità assoluta».
Nel 2031 saranno passati 30 anni esatti da quel 14 ottobre 2021, quando a Lisbona la Nazionale combinò un autentico pasticcio, con lei che – in fuga solitaria e lanciato verso la maglia iridata – venne ripreso dai suoi stessi compagni di Nazionale. Magari toccherà a un trentino riscattarla con un titolo in casa…
«Magari… Corridori forti ce ne sono, sia in Italia che in Trentino, ma dai miei tempi sono cambiate tante cose, ed è tutto più complicato. Ogni anno si sentono nazioni nuove che si affacciano al grande ciclismo, che una volta aveva il proprio centro in Italia, ora non è più così. Trent’anni fa la Colombia sembrava una nazione nuova, quasi l’unica al di fuori delle solite zone a inserirsi ai massimi livelli, ora è tutto cambiato. E ho l’impressione che non sia finita qui, perché il Mondiale che si sta correndo in Africa, per la prima volta nella storia, darà tanto entusiasmo anche a loro, che si faranno largo negli anni».
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