Giustizia
sabato 22 Novembre, 2025
Detenuto aggredisce un’agente: la picchia, la spoglia e le tocca il seno. «Le donne vanno sottomesse»
di Benedetta Centin
L'uomo ora è stato rinviato a giudizio. Alla vittima sono stati certificati 88 giorni di prognosi dopo la brutale aggressione
Detenuto nel carcere di Spini di Gardolo, quando l’insegnante gli aveva detto che non avrebbe potuto partecipare al corso d’italiano perché non iscritto, aveva iniziato a minacciarlo. Ma all’arrivo dell’ispettrice capo della polizia penitenziaria — intervenuta in supporto a una collega — lo straniero era esploso in una violenza inaudita. Brutale. Erano stati insulti pesanti, misogini, poi la spinta contro il muro, per allungare le mani, quindi il vortice di calci, pugni, morsi e graffi sull’ispettrice scagliata a terra e immobilizzata con una presa al collo. E ancora toccata a più riprese. Spogliata. L’immigrato, quel 4 novembre 2024, aveva infatti continuato a palpeggiarle il seno arrivando anche a strapparle la maglia della divisa, lasciandole il petto scoperto. Lì dove erano rimasti i segni: graffi e diverse abrasioni estese anche a viso e collo, refertate assieme alla distorsione del rachide cervicale dai medici dell’ospedale Santa Chiara in cui l’agente di mezza età era stata trasferita dopo essere stata soccorsa dai colleghi. Senza contare poi le conseguenze di tanta violenza, un disturbo post traumatico: un totale di 88 giorni di prognosi.
Lei: «Mai successo, terribile»
«È stato davvero terribile» aveva raccontato allora la vittima che aveva già subito un’aggressione l’anno precedente e che aveva poi formalizzato denuncia querela. «In 26 anni di servizio non mi era mai successo che un uomo si scagliasse su di me» ancora la trentina, che rappresentata dall’avvocato Nicola Canestrini ha chiesto ed ottenuto di entrare nel processo come parte civile, per chiedere un risarcimento. Processo che è appunto già stato fissato per il cittadino marocchino Mohamed Bahloul, 33 anni, assistito dall’avvocato Matteo Fasolato.
Il giudice per l’udienza preliminare Enrico Borrelli l’ha infatti rinviato a giudizio e da marzo prossimo dovrà comparire davanti al tribunale collegiale per rispondere delle ipotesi di violenza sessuale, di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni volontarie aggravate. Allo straniero è stata contestata anche una recidiva specifica, per aver commesso gli stessi reati negli ultimi cinque anni. E infatti il 33enne si trovava in carcere a Spini di Gardolo per scontare una condanna definitiva per reati a sfondo sessuale. Ora non è più in Trentino: è detenuto nella casa circondariale di Modena.
La denuncia dei sindacati
L’anno scorso erano stati i sindacati di polizia penitenziaria a denunciare l’aggressione, l’ennesima, ai danni di un operatore di Spini. «Il detenuto si è scagliato contro l’ispettrice procurandole numerosi graffi sul viso e sul collo perché pretendeva di partecipare a delle attività dove lo stesso non era autorizzato a presenziare» aveva fatto sapere l’Usp, l’Unione dei sindacati di polizia penitenziaria.
Bahloul era stato infatti portato negli uffici per spiegargli l’iter per prendere parte alle lezioni. Solo che si era posto con toni minacciosi verso l’agente donna presente, la quale allora aveva chiesto l’intervento della superiore. «La risposta — aveva informato al tempo il SiNAPPe, sindacato nazionale autonomo polizia penitenziaria — era stata di ripetuti volgari e indicibili oltraggi, a cui ha fatto seguito la vile aggressione».
L’immigrato si era infatti rivolto alla parte offesa così: «Io non parlo con le donne p… italiane in divisa, in Marocco le donne stanno sottomesse agli uomini». E poi è passato ai fatti. A farle subire atti sessuali. Secondo l’accusa aveva spinto l’ispettrice contro il muro, per toccarla, quindi l’aveva gettata a terra e le si era messo sopra, senza darle la possibilità di reagire, immobilizzandola con una presa al collo. E allora l’aveva ferita con pugni, calci, morsi e graffi. Una furia. Nella foga le aveva anche strappato la maglia e aveva allungato le sue mani come tentacoli. «È successo tutto in pochissimo ed è stato terribile» aveva riferito la vittima, provata.