il progetto
lunedì 10 Marzo, 2025
Corsi di cucito e moda in carcere, iniziativa di tre realtà del tessile sostenibile: «Così ricordiamo Sandra Toro»
di Adele Oriana Orlando
Atotus, Tabita e l’Ortazzo hanno lanciato «Cuciamo nuove opportunità». I corsi, della durata di 50 ore, insegnano tecniche utili per le riparazioni degli indumenti, ma anche di come dare vita a un nuovo abito partendo da qualcosa che già posseggono
Stoffe, fili e nuovi progetti sono entrati nella casa circondariale di Trento a inizio mese, nella giornata di lunedì 3 marzo e ci rimarranno per un paio d’anni, il tempo che è stato dato al progetto «Cuciamo nuove opportunità» organizzato da Atotus, Tabita e L’Ortazzo, con la partecipazione della fondazione Cassa Rurale di Trento che ha finanziato questa nuova opportunità a favore di alcune delle persone detenute.
Le tre realtà che lavorano concretamente su questo progetto hanno un’anima che guarda alla terra, all’ecologia e al riutilizzo di ciò che è ancora in buono stato, hanno tutte un cuore sostenibile. Atotus, che è una start up trentina nata nel 2021, è un circuito di economia circolare nel mondo della moda e ha il proprio hub tessile che unisce innovazione sociale e ambientale dove nascono costantemente idee e possibilità, in città, in piazza Venezia. L’Ortazzo aps, invece, è un’associazione che promuove l’agricoltura biologica, l’economia solidale e il consumo critico, oltre a gestire un Gruppo d’acquisto solidale (Gas); mentre Tabita, che è molto conosciuta a Trento, è una realtà che si occupa di recuperare capi e oggetti usati per aiutare le persone bisognose. Queste tre realtà si sono unite per riuscire a realizzare un progetto sostenibile che ha bisogno di tutti questi aiuti, oltre a quello finanziario. «Noi di Atotus organizziamo i corsi di cucito all’interno del carcere, Tabita si occupa di mettere a disposizione materiali che i volontari raccolgono, mentre l’Ortazzo, che è capofila del progetto, si occupa della parte di coordinamento, comunicazione e promozione per questa collaborazione – racconta Silvia Atzori, una delle fondatrici di Atotus – Il progetto nasce anche in memoria di Sandra Toro che è stata una figura di riferimento per la moda sostenibile del territorio e che purtroppo è venuta a mancare lo scorso anno». Toro era una ingegnera nel campo elettronico di origine colombiana, è stata una pioniera della moda sostenibile in Trentino, ha portato la cultura del recuperare e trasformare i capi in qualcosa di nuovo. Faceva inoltre parte del gruppo di docenti Atotus, quindi era collega di moda sostenibile delle designer che terranno i corsi in carcere. Il progetto, che al momento è su base biennale, è diviso in due blocchi, in ognuno di questi ci sono nove donne iscritte e che partecipano a queste lezioni di cucito e moda sostenibile, per una durata di 50 ore, durante le quali potranno imparare diverse tecniche utili soprattutto per le riparazioni degli indumenti, ma anche di come dare vita a un nuovo abito partendo da qualcosa che già posseggono. Quest’ultima possibilità passerà attraverso una tecnica particolare, quella dell’upcycling: il riutilizzo creativo di ciò che si possiede e che magari nella forma attuale lo si considera materiale di scarto. «Entrare in carcere è stata a primo impatto una sensazione forte perché la prima cosa che fai è immedesimarti in loro – racconta Atzori – In realtà, poi si è trasformata in un sentimento positivo per poter coinvolgerle in questi corsi e portare un’occasione di apprendimento e di socialità». Quello che verrà realizzato sarà visibile alla fine dei corsi. Uno degli obiettivi del progetto, infatti, è quello di realizzare degli shooting fotografici durante il corso per poter allestire una mostra che racconti questa esperienza.
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