La storia

martedì 21 Ottobre, 2025

Chiude il bistrot di Alfio Ghezzi al Mart. E lo chef stellato cucina l’ultimo risotto agli affezionati (e ai dipendenti)

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La gara pubblica annunciata dalla Provincia lo scorso maggio avrebbe dovuto dare il via a una nuova gestione, ma ancora non si sa nulla

Una serata con i clienti più affezionati, con i dipendenti che in questi anni sono cresciuti con lui, con l’artista Francesca Peruz le cui illustrazioni hanno accompagnato il menu del ristorante Senso e infine con i tanti amici. Assieme a loro, cucinando un risotto in diretta davanti ai presenti, accompagnato dalla voce di Giovanni Parrinello e dalle note del violoncellista Nicola Segatta, lo chef stellato Alfio Ghezzi ha voluto festeggiare l’ultima serata sotto la cupola del Mart. Da oggi, infatti, la caffetteria, il bistrot Alfio Ghezzi e il ristorante Senso cessano la propria attività.

La gara pubblica annunciata dalla Provincia lo scorso maggio avrebbe dovuto dare il via a una nuova gestione, con un incarico di cinque anni, prorogabile di altri tre, a partire da questo venerdì ma ad oggi ancora non si sa nulla. Ai dipendenti non è arrivata alcuna comunicazione: alcuni seguiranno Ghezzi in altre esperienze (il marchio Senso e il bistrot targato Ghezzi hanno già da tempo trovato casa all’hotel cinque stelle Eala di Limone), altri sono già stati corteggiati altrove, qualcuno è ancora in attesa di conoscere il proprio futuro. Per tutti – i dipendenti del bar-ristorante, quelli di museo e biblioteca e i tanti clienti – la certezza è una sola: sotto la cupola del Mart la qualità offerta dal futuro gestore dovrà essere all’altezza del suo ormai predecessore.

«Dopo i tempi del “Borgo” di Rinaldo Dalsasso in via Garibaldi (prima stella Michelin dell’intero Trentino, ndr) avevamo finalmente ritrovato un ristorante stellato: sapere che cessa l’esperienza di Ghezzi dà tristezza – commenta l’ex procuratore generale di Trento Giuseppe Maria Fontana, ieri mattina in caffetteria per un ultimo saluto –. È una perdita per Rovereto e per il Mart, la speranza è che il suo successore riporti il locale allo stesso livello».

Amareggiati anche i dipendenti del museo. «Abbiamo già vissuto il trauma della chiusura per tre anni del precedente bar (ristrutturato e poi riallestito nel 2019, ndr) – commentano scherzando, ma neanche troppo, alcuni lavoratori, ieri mattina in riunione davanti a un buon caffè –. L’importante ora è che il bar non rimanga in un limbo, chiuso troppo a lungo, perché si rischierebbe di perdere ciò che è stato recuperato e costruito in questi anni».

«Spiace vedere andare via Ghezzi, ma questo luogo ha ancora potenzialità di crescita – aggiunge il direttore artistico di Oriente Occidente Lanfranco Cis, anche lui presente ieri mattina in caffetteria –. Durante la bella stagione la scelta di chiudere il bistrot alle 18 per aprire il ristorante stellato alle 19.30 era penalizzante rispetto alla possibilità di sfruttare questo luogo anche nel classico orario da aperitivo. Se il nuovo gestore avrà il coraggio di puntare su proposte attrattive, il margine per rendere il bar sempre più autonomo dai flussi turistici legati al museo c’è tutto».

In certi periodi la dipendenza dal Mart si era rivelata infatti più un ostacolo che non un incentivo alla frequentazione del locale. «Per mantenere una proposta qualitativamente così alta sia in termini di servizio sia di offerta culinaria servono risorse economiche importanti– spiegano gli stessi dipendenti –. Risorse che in certi periodi non trovavano però giustificazione nella presenza di clienti».

«Ho notato subito questo locale quando sono arrivato a Rovereto, un unicum in città in grado di garantire una ristorazione a questo livello con un’attenzione al territorio – racconta Antonio Isoletta, di Ischia, responsabile del reparto caffetteria dal febbraio del 2023 –. Ora in Trentino stanno sbocciando varie realtà, ma rispetto al resto d’Italia siamo ancora all’inizio». «Sono stati due anni faticosi ma bellissimi – conclude il responsabile di sala Matteo Bosetti –. Ho sempre avuto la passione per la cucina ma prima nella vita facevo l’educatore. Ghezzi mi ha insegnato ad ascoltare persino il rumore di un tovagliolo che cade. Ora mi piacerebbe mettere a frutto ciò che ho imparato avviando una ristorazione di livello per ragazzi con disabilità».