la polemica

giovedì 2 Ottobre, 2025

Beatrice Venezi al Teatro La Fenice, l’Orchestra Haydn invia una lettera di protesta: «Sbagliata la sua nomina»

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Il maestro del complesso regionale Mandolini: «La scelta della direttrice deve essere condivisa. Non si tratta di destra o di sinistra»

A un certo punto accade qualcosa di completamente inatteso a una inaugurazione di stagione sinfonica, in mezzo a quel pubblico solitamente così compassato ed educato che siede nei nostri teatri regionali. Uno spettatore interrompe il silenzio prendendo la parola, sentendo evidentemente un’urgenza improrogabile di manifestare solidarietà alle maestranze del Teatro La Fenice di Venezia, sulle barricate di polemiche e contropolemiche quotidiane, in questi giorni, per la nomina di Beatrice Venezi a direttrice musicale. Una parte del pubblico applaude. Alcuni musicisti dell’Orchestra Haydn – a Bolzano, due giorni fa, per il primo concerto della stagione 2025-2026 diretto da Ottavio Dantone – approvano con il gesto consueto di percuotere i leggii con gli archetti.

E non siamo in uno dei «circoletti di sinistra» a cui Venezi non piace perché è amica di Giorgia Meloni. In mezzo si leva la voce mite, ma ferma, del maestro concertatore Marco Mandolini, da sempre apprezzatissima spalla del complesso regionale: «A me dispiace molto per Beatrice Venezi perché così si tira addosso tanto odio, un accanimento orribile. Sono successi altri casi di nomine quanto meno discutibili passate sotto silenzio. Bisognerebbe essere coerenti e protestare sempre ogni volta che c’è una ingiustizia. Ciò non toglie che noi siamo assolutamente solidali con i colleghi veneziani».
E in questi giorni l’Orchestra Haydn ha inviato una lettera di solidarietà alla Fenice: «Come hanno fatto tutte le fondazioni lirico-sinfoniche, la Scala, S. Cecilia, il Maggio musicale. È una lettera per nulla aggressiva, indirizzata al Teatro La Fenice, che non nomina certo Beatrice Venezi, ma discute piuttosto un modo di procedere», spiega Mandolini. «Siamo convinti — recita testualmente la lettera — che tali nomine debbano avvenire con la massima trasparenza, condivisione e confronto con il personale artistico».

Sfrondato del sovrabbondante battage pubblicitario, il background della vicenda, infatti, accusa piuttosto la mancata condivisione della nomina da parte dell’orchestra. «Prima di prendere decisioni così importanti come la nomina del direttore musicale di uno dei più prestigiosi teatri al mondo, una logica di squadra, praticata in qualsiasi buona azienda o associazione, vorrebbe un minimo di discussione, così chi poi è pagato per decidere abbia elementi per decidere meglio — prosegue Mandolini — In questo caso l’orchestra non è stata consultata. Non solo: Beatrice Venezi non ha mai lavorato con i colleghi veneziani. Buona abitudine vuole che prima di nominare un direttore musicale, questi venga invitato come ospite almeno per una o due produzioni: poi l’orchestra vota, invia le proprie valutazioni ai vertici che, di solito, ne tengono conto. Così s’è sempre fatto in Haydn, dai tempi passati di Christian Mandeal o Ola Rudner e fino ad oggi con Ottavio Dantone (attuale direttore musicale della Haydn, ndr) perché infine, qualunque cosa scriva la stampa o postino i social, i veri intenditori siamo noi, che possiamo anche sbagliare, è vero, ma sappiamo bene quanto sia difficile lavorare con un direttore che non si apprezza. Adesso a Venezia la situazione potrebbe essere difficile da gestire, perché l’orchestra minaccia di scioperare…».

Marco Mandolini ci tiene poi a precisare che per quanto la politica non sia affatto estranea, visto che particolarmente in Italia «è lo Stato a consentire la sopravvivenza delle orchestre sinfoniche», la protesta dei colleghi veneziani non è né di destra né di sinistra, ma denuncia un mancato confronto tra i vertici e i musicisti.
Nella lettera inviata dalle «Professoresse e Professori d’Orchestra del Teatro» (La Fenice), infatti, si spiega che la loro opposizione alla nuova direttrice Venezi – vicina al centrodestra – non va considerata come una presa di posizione politica, ma riguarda esclusivamente il piano professionale.