Grandi Carnivori

lunedì 23 Giugno, 2025

Il comitato Andrea Papi: «Andrebbero rimossi otto orsi all’anno»

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Al convegno in memodria della vittima di JJ4 presente anche il papà Carlo, in convalescenza da un grave incidente: «Presenti centoventi esemplari. Pacobace e direttiva Habitat da rivedere»

A oltre due anni dalla morte di Andrea Papi, il giovane solandro ucciso da un’orsa nei boschi di Caldes il 5 aprile 2023, la comunità torna ad interrogarsi sul futuro della vita in montagna e sulla convivenza tra uomo e grandi carnivori. Il convegno «Onorare la memoria e difendere la libertà della vita in montagna», che si è tenuto ieri pomeriggio, organizzato dal comitato Insieme per Andrea Papi, è stato un’occasione per chiedere giustizia per la morte del 26enne e un profondo ripensamento nella gestione dell’orso sul territorio provinciale. L’evento si sarebbe dovuto tenere mesi fa, ma è stato rimandato a seguito del terribile incidente automobilistico in cui è stato coinvolto Carlo Papi, papà di Andrea, che ieri è intervenuto in videocollegamento apparendo in buono stato di salute, nonostante il collare ortopedico. Il comitato ha ribadito la propria posizione sulla necessità di superare la direttiva Habitat ed il piano Pacobace, principali strumenti normativi che oggi regolano la tutela dei plantigradi, per consentire un maggiore margine d’azione in situazioni di pericolo per la popolazione o di squilibrio territoriale.
Il presidente di «Insieme per Andrea Papi», Pierantonio Cristoforetti ha spiegato come «nel titolo di questo convegno è riassunto tutto l’impegno che da due anni il nostro comitato porta avanti con determinazione: onorare la memoria di Andrea battendoci per ottenere giustizia e difendere la libertà della vita in montagna con una radicale revisione del progetto Life Ursus. Per questo chiediamo di essere coinvolti nel tavolo grandi carnivori della Provincia». Per rafforzare questa posizione, il Comitato ha ricordato l’esito delle consultazioni popolari promosse nei mesi scorsi nelle valli del Trentino, che hanno visto una larghissima maggioranza dei cittadini esprimersi a favore di una soluzione più incisiva sul tema della convivenza con i grandi carnivori.
Un segnale, questo, che secondo gli organizzatori testimonia quanto il malessere e la richiesta di cambiamento siano ormai radicati nelle comunità montane. Nello specifico, Franca Penasa, coordinatrice dell’attività scientifica del Comitato, ha evidenziato che «Con un grande esercizio di democrazia, ci siamo incaricati di dare realmente espressione al pubblico interessato e i dati parlano chiaro, mostrando la differenza tra le decisioni dei potenti della Terra e l’opinione di chi la Terra la vive. Nei territori in cui queste consultazioni popolari si sono svolte (Val di Sole, Valle di Non, Paganella, Valle dei Laghi ndr) il 98% dei votanti, pari ad oltre 27mila persone, ha ritenuto che la presenza di grandi carnivori in zone altamente antropizzate sia un grave pericolo per la sicurezza pubblica ed un danno per l’economia e la salvaguardia di usi, costumi e tradizioni locali. Chiediamo dunque alla Provincia chiarezza, coinvolgimento ed un cambio dei responsabili del progetto che, ad oggi, sono gli stessi che hanno creato un gravissimo problema alla popolazione».
Alla mobilitazione sociale il Comitato ha voluto affiancare uno studio comparativo sul modello sloveno di gestione dei grandi carnivori realizzato dal centro iter-universitario Contagraf dell’Università di Padova, con l’obiettivo di individuare soluzioni alternative da proporre in sede politica. Dallo studio emerge, come ha illustrato Cristian Bolzonella, che «è necessario passare da una politica di conservazione ad una politica di gestione dei grandi carnivori. Sul territorio trentino risultano esservi almeno cento orsi adulti che, sommati con le cucciolate, arrivano a centoventi. Questo è un dato ben lontano dalla capacità di carico sociale del territorio che permetterebbe la permanenza di cinquanta esemplari. Nella simulazione da noi effettuata, per raggiungere la capacità sociale bisognerebbe rimuovere otto esemplari all’anno. Solo così si potrà avere una reale convivenza tra uomo e plantigradi, riducendo gli ingenti danni che l’elevato numero di esemplari apporta all’economia trentina non solo sul terreno agricolo, ma soprattutto sul piano turistico. Chi deve convivere con l’orso ne ha un’opinione negativa: il 73% dei Trentini giudica negativamente la presenza dei grandi carnivori sul territorio. La conservazione è possibile, purché sia prioritaria la sicurezza pubblica».