Terra Madre

sabato 1 Luglio, 2023

Ambiente, a Schaan il Forum Futuro Alpi. «La crisi del clima è la più grande minaccia alla salute umana»

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Il confronto è in corso in Liechtenstein, dove si stanno svolgendo i lavori del «Future forum alps» sul cambiamento climatico nelle aree alpine

«Quali sono le conseguenze della crisi climatica sulla nostra salute fisica e mentale? Quali misure sono necessarie per mantenere noi e l’ambiente in buona salute?». Queste le domande a cui si propone di rispondere il Forum Futuro Alpi, apertosi nella giornata di ieri a Schaan, in Liechtenstein. Un evento di due giorni dedicato al tema «La mia salute, il nostro clima», organizzato da Cipra, la Commissione internazionale per la protezione delle Alpi.
Il forum si focalizza sul tema del cambiamento climatico nell’area alpina in relazione alla nostra vita in essa, con un focus su cinque degli obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, e vede la partecipazione di delegazioni provenienti da tutti gli Stati alpini tra cui rappresentanti dei Cipra Italia, Legambiente Alpi, Protect our winters Italia e il Club alpino italiano.

I temi che Cipra ha scelto di approfondire sono due. Da una parte la minaccia della crisi climatica per la nostra salute: il riscaldamento globale, accentuato nelle aree alpine, «ha conseguenze che vanno da problemi cardiovascolari, allergie e malattie infettive fino ad ansia e depressione». D’altra parte, il grande potenziale per il benessere e la salute che lo spazio alpino con la sua estensione verticale, la sua natura incontaminata e il suo scarso popolamento, è in grado di offrire. Di fronte a questo binomio, uno degli obiettivi del forum è proprio quello di indagare le sinergie tra la tutela della salute e la protezione del clima e portare l’attenzione mediatica sulla loro importanza.

La prima giornata del forum è stata caratterizzata da una mattinata di interventi frontali e pannelli di discussione, seguiti da due sessioni pomeridiane di workshop, per poi concludersi con una cena «radicalmente regionale» curata dall’associazione AckerKüche (dal campo alla tavola). La seconda giornata, sarà invece incentrata su alcuni workshop ed escursioni sulle tematiche affrontate nella giornata precedente.
«Non sono solo i ghiacciai a soffrire: la crisi del clima e della biodiversità rappresenta anche la più grande minaccia per la salute umana». Con questa apertura, a raccontare il tema degli effetti delle crisi globali sulla nostra salute, è stata Bea Albermann, medica di Zurigo, attivista di Planetary health e cofondatrice di Health for future Switzerland. Alberman, dopo aver inquadrato la situazione attuale da un punto di vista scientifico, ha delineato le tre crisi che l’umanità sta affrontando (climatica, di inquinamento e della biodiversità) e spiegato come queste colpiscano in modo diverso le diverse fasce della popolazione sul pianeta. La medica ha poi concluso il proprio intervento con una chiamata all’azione da parte della popolazione, invitando l’audience a «diminuire l’impronta ecologica e aumentare la nostro impronta politica» ma soprattutto a impegnarsi per «essere più sani e creare un futuro più sano per tutti e tutte».

La situazione è stata approfondita dall’intervento successivo, realizzato da Arnulf Hartl, direttore dell’istituto di Ecomedicina dell’università di Strasburgo, una disciplina che studia l’effetto delle risorse sanitarie naturali, degli ambienti costruiti e degli scenari di realtà virtuale sull’immunologia, la fisiologia e la psicologia umana. «Il driver più importante di cui tenere conto, in Europa, è sicuramente la densità demografica – ha detto –. Tendiamo a vivere sempre più nelle città, che sono sempre più grandi e piene di cemento. Questo a sua volta fa sì che siamo più esposti a diversi fattori: l’inquinamento atmosferico, l’inquinamento sonoro, luminoso. Tutti questi fattori, e la loro azione sinergica sull’uomo, hanno effetti negativi di diverso tipo, anche sul cervello, ad esempio, favoriscono l’insorgenza di malattie mentali».

In piena fede all’adozione di una linea ottimista, che segnali senza censure le criticità e le minacce che il futuro ci presenta, ma anche le azioni che possiamo mettere in campo per salvaguardarci. A seguire i partecipanti hanno potuto ascoltare anche i risultati degli studi portati avanti da Harlt. «Le ricerche mostrano chiaramente e analiticamente quali sono i vantaggi del passare del tempo nella natura, e nello specifico in montagna. I fattori sono diversi: l’aria pulita, l’esercizio fisico, l’esperienza del silenzio e del buio, il non essere costantemente circondati da un gran numero di persone, la diminuzione degli stimoli infiammatori». E tanti sono i vantaggi che se ne traggono, ad esempio, per la fascia di età dei 50-65 anni. Il gruppo di Harlt ha osservato aumento delle capacità di equilibrio e orientamento, ringiovanimento e rigenerazione delle cellule oltre che migliorate capacità cognitive.