La mostra

giovedì 5 Ottobre, 2023

A Trento arriva in mostra l’America «en plein air» di Izzy Barber

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Inaugura oggi alle 18 allo Studio d’Arte Raffaelli di Trento «Waiting Game», la prima personale in Italia per Izzy Barber, artista statunitense classe 1990,

Inaugura oggi alle 18 allo Studio d’Arte Raffaelli di Trento «Waiting Game», la prima personale in Italia per Izzy Barber, artista statunitense classe 1990, allieva e assistente del pittore Francesco Clemente. Barber, classe 1990, lavora con Clemente da 12 anni: difatti da quando si è affacciata al mondo dell’arte collabora con il suo maestro, ma al contempo nutre la sua ricerca autonoma di artista. Ha conseguito bachelor e master in pittura e un bachelor in filosofia, data la sua grande passione per l’esercizio del pensiero. «Questo aspetto teorico emerge nello stile di Izzy Barber e si ritrova nelle sue opere che sono di piccole dimensioni ma decisamente dense e concentrate. Abbiamo scelto di dedicare le due sale grandi della nostra galleria alla produzione pittorica su tele e su tavola, mentre nello spazio sottostante abbiamo allestito una serie di acquerelli e disegni su carta. I lavori di quest’artista sono un invito a riflettere, scrutare e immaginare ciò che accade dentro e fuori da New York a tutte le ore del giorno e della notte» racconta Camilla Nacci di Studio d’Arte Raffaelli. «La caratteristica principale della pratica dell’artista è quella di lavorare sul posto, di ritrarre dal vero la realtà quotidiana senza aspettare un momento successivo per riflettere e riconsiderare l’esperienza. Anziché “en plein air”, come nel caso della pittura impressionista e delle ricerche ad essa affini e coeve, “en plein milieu”: sul posto, in presa diretta, all’aperto o spesso al chiuso – sui mezzi pubblici, nei bar oppure per strada, ovvero dove la vita quotidiana è più serrata, affollata e intensa — puntualizza il critico d’arte Stefano Castelli nel catalogo dedicato all’esposizione — Le sue infatti non sono registrazioni pure del reale, ma potenziate. All’osservazione del dato di fatto si aggiunge la sensazione, l’esperienza, l’irripetibile sentimento individuale per poi tornare, di conseguenza, al rapporto tra l’individuo, la società e il mondo. La modernità della visione romantica viene dunque incrementata e aggiornata, perché viene introdotta la simultaneità, l’istantaneità, la registrazione di stimoli compresenti serrati che però necessitano (oggi più che mai) di essere personalizzati, interpretati e resi unici dall’individuo che vi è sottoposto».
Quella di Izzy Barber è quindi una pittura in mezzo alla scena, all’interno dei luoghi, in grado di cogliere e catturare le relazioni tra le persone, i movimenti, l’interazione. Questo sguardo così attento, segnato da pennellate veloci e materiche, istintive e immediate, dà vita a opere che sembrano fotografie con un tempo di esposizione prolungato e che proprio per questo sembrano incredibilmente vivide.
Anche lo spazio Cellar Contemporary di via San Martino aprirà oggi le sue porte con una nuova mostra. «Spesso scegliamo di inaugurare contemporaneamente sia da Raffaelli che da Cellar — come in questo caso — con l’idea che si crei un circuito del contemporaneo. Di base noi siamo due gallerie che nascono in collaborazione l’una con l’altra e quindi viene naturale inaugurare in sinergia. Queste due mostre non solo legate tra loro, sono autonome. Cellar Contemporary inaugura la stagione autunnale 2023 con “Snakes and Shapes”, mostra che inaugura un nuovo ciclo di doppie-personali. Questo programma, inedito per Cellar Contemporary, intende mettere in relazione artisti con background, stili e poetiche differenti. Il dialogo instaurato in tal modo permette agli artisti di ricercare un punto di incontro e lasciare spazio alle libere influenze. In questa mostra troviamo la compresenza delle opere di Erik Foss con quelle di Solomostry: è come se il lavoro dell’uno potesse influenzare il lavoro dell’altro» prosegue Camilla Nacci.
«Erik Foss — continua Nacci —, nato nel 1973 negli USA, dove attualmente vive e lavora con base a New York City, ha un grandissimo seguito. È molto noto nell’ambiente artistico di NYC dove per anni ha gestito un club-galleria. Ha sempre disegnato e da alcuni anni si dedica alla sua pratica artistica. Nell’ultimo anno ha esposto nella galleria di Murakami a Tokio, progetto che gli ha conferito una grande visibilità. Vorremmo che un artista giovane come Solomostry, molto conosciuto nel panorama italiano, riuscisse ad approdare anche negli Stati Uniti grazie a questa esposizione artistica e alla circolazione del catalogo». Le loro opere mostrano le proprie diversità ma, allo stesso tempo, permettono al visitatore di leggere e fruire in modo differente e nuovo gli interventi di entrambi i protagonisti. Tra lo stile lineare, grafico e forte di Solomostry e il tratto invece più “grunge” e pop di Erik Foss si crea un rapporto quasi dialettico, seppur eterogeneo; oltre gli apparenti contrasti, si trovano però contatti e riferimenti comuni, provenienti dalla Urban Culture internazionale.
Entrambe le esposizioni saranno visitabili fino al prossimo 12 dicembre.