il caso

domenica 16 Luglio, 2023

Riammessa e bocciata alla maturità, il papà: «Giudici delegittimati e nessun escamotage»

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Il genitore critico sulla missiva dei 110 docenti trentini a Valditara e sulla presa di posizione del ministro

Tiene sempre banco il caso della studentessa del liceo Da Vinci con cinque insufficienze ammessa dal Tar alle prove suppletive dell’esame di maturità e in seguito bocciata. Ora è il padre della diciottenne a scrivere al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Lo aveva già fatto Alessio Marinelli, docente di Matematica e fisica del Da Vinci: una missiva, questa, sottoscritta da altri 110 docenti trentini. Il titolare del dicastero aveva risposto a stretto giro, dimostrando di stare dalla loro parte. Ora gli verrà recapitata anche la lettera del genitore della liceale.
Il padre, riprendendo le parole di Marinelli, che si chiedeva cosa dovesse insegnare la scuola e che parlava della sua categoria «umiliata», scrive: «Lui (il riferimento è al professore) conosce meglio degli altri cosa deve insegnare, come lo sa benissimo la totalità del corpo docente della Scuola italiana… Lo sa anche Angela, Ministro Valditara, che è arrivata fino in quarta liceo beneficiando dell’istruzione e dell’educazione culturale di bravi insegnanti, “giusti” e dediti a coltivare la propria disciplina insieme ai propri studenti, ai nostri figli, alle future generazioni del nostro Belpaese». Il genitore continua: «Sarebbe interessante capire cosa intende l’insegnante di matematica, e primo firmatario della lettera, quando parla di “escamotage per andare avanti”. Le chiedo Ministro: il ricorso a un Tribunale della Repubblica è un “escamotage”? È questo che intende il docente?». E poi si rivolge anche al ministro: «Le sue parole (“occorre limitare l’intervento dei giudici”) rischiano di creare un effetto senza precedenti sull’operato della Magistratura. Questo sì, che delegittima uno dei tre poteri della Repubblica. Tale delegittimazione avviene da parte di un autorevole membro del potere esecutivo. Ma tutto questo è sotto la Sua lente Ministro, che per la carica governativa ricoperta, deve certamente “intercettare” i disagi di alcuni insegnanti, ma ha anche l’arduo compito di supervisionare e controllare l’applicazione delle leggi, la stessa che tutti i cittadini della Repubblica devono rispettare». Il padre spiega poi che «lascia perplessi la richiesta dei firmatari della lettera che rivendicano la “centralità dell’insegnante nella scuola” dimenticandosi dell’altrettanta importanza dello studente, vero “fuoco” della scuola»
Il genitore fa poi riferimento alle prove di ammissione all’Università che la figlia aveva superato. «Come già detto nella precedente lettera, a lei recapitata il 12 luglio attraverso gli avvocati – scrive – alcuni insegnanti del Liceo Da Vinci (43 mi pare) sono noti anche per le proprie iniziative contro i Tolc, i test per l’ammissione all’università. Gli insegnanti parlano, fra l’altro, dei Tolc come di “una spada di Damocle”. Il rettore dell’Università di Trento, professor Deflorian, ha già replicato, tecnicamente, sul contenuto e l’importanza dei Tolc e della loro somministrazione anche durante l’ultimo anno scolastico in corso». Per il papà «è interessante l’espressione usata dagli insegnanti», la «metafora della “spada di Damocle” che deriva dalla leggenda greca di Damocle, che fu invitato a sedersi sul trono di Dionisio I di Siracusa. Andrebbe ricordato, tuttavia, che Damocle godeva dei privilegi del potere. Mentre Damocle godeva dei suoi privilegi, una spada appesa sopra di lui da un crine di cavallo lo minacciava costantemente. Ma Damocle era un uomo di potere, ripeto, è bene ricordarlo! Pare, invece, che il gruppo degli insegnati del Da Vinci non si senta in una posizione di potere. Anzi, secondo la missiva, il gruppo dei 110 firmatari si sente “svilito” da quello che considerano il potere, ovvero la Legge e i Tribunali della Repubblica che applicano la Legge. Dioniso I voleva rendere consapevole Damocle della precarietà della sua posizione, quella sul trono. Fra i vari significati della metafora, oltre quello letterale, vi è uno particolarmente pregno di significato, ascrivibile proprio all’illusione del potere. La minaccia costante della spada indica che il potere e la sicurezza esterni sono effimeri e incerti». Per il genitore «La vicenda dei Tolc è particolarmente interessante anche per Angela, visto che è stato proprio il superamento di tale test di ammissione, che ha prevalso sulle altre motivazioni, affinché Angela fosse riammessa all’esame di maturità dal Tar di Trento».
Ora, «l’appello degli insegnanti “sviliti” dal Tar (il gruppo dei 110 insegnanti del liceo da Vinci), e sulla cui testa penderebbe anche la “spada di Damocle” dei Tolc (almeno così sostiene il gruppo dei 43) – si legge ancora nella lettera – pare che abbia raccolto la Sua solidarietà Ministro Valditara. Molte sono, poi, le perplessità riguardanti l’espressione che le viene attribuita, secondo cui bisognerebbe “limitare l’intervento dei giudici”». Rivolgendosi al Ministro, «fine studioso di Diritto Romano», il padre riporta i «due concetti fondamentali della disciplina». E scrive: «A proposito di “processo” e “responsabilità” Ministro Valditara, non ci è dato sapere, a oggi, se il “prof. x”, che le è stato già indicato nella lettera aperta del 12 luglio, oltre a essere firmatario della lettera di rivolta contro i test di ammissione all’università, tipo quello superato da Angela, sia anche uno dei firmatari della lettera inviata a lei Ministro, dai 110 insegnanti del liceo Da Vinci di Trento. Di sicuro pare che lo si è visto percorrere in modo felpato i corridoi del liceo trentino, durante le prove suppletive sostenute da Angela. Il misterioso insegnante, che si rivolge ai suoi studenti in modalità evangelica (“padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”), e che sostiene, nelle sue comunicazioni, di avere “sopravvalutato la maturità” dei suoi studenti e la “propria capacità di gestione di certe dinamiche”, riconoscendo che tutto ciò abbia “arrecato danno” (sempre agli studenti), ha anche il pregio di chiedere scusa ai suoi studenti per i danni “arrecati”». Ed ecco l’invito a Valditara: «Lei dovrebbe approfondire tali aspetti, proprio come prevedono i precetti del Diritto Romano. Sarebbe interessante sapere se il collega del “prof. x”, Alessio Marinelli, nonché redattore della lettera al Ministro, al momento della stesura fosse consapevole dei contenuti delle lettere che il “prof. x” indirizza ai suoi studenti, oltretutto in sede consuntiva, ovvero a fine anno scolastico (a “danno fatto”, parafrasando il misterioso insegnante)». Secondo il genitore «sarebbe altresì interessante sapere se i 110 firmatari, prima di firmare il documento indirizzato al Ministro, fossero anche loro a conoscenza dei contenuti epistolari del “prof. x” rivolte ai suoi studenti. Sarebbe altresì interessante sapere se la dirigente scolastica fosse a conoscenza dei medesimi contenuti delle lettere di stampo ”evangelico”, dove, oltretutto, il “prof. x” parla dei contenuti delle sue epistole come un vero e proprio “testamento” (sic!). O la dirigente scolastica considera tali contenuti “collocabili nella dinamica relazionale di classe”?»
«Infine, ma non ultimo in ordine di importanza, sarebbe interessante sapere se Lei Ministro Valditara, prima di concedere la propria solidarietà al gruppo dei 110 “sviliti” dalla sospensiva del Tar, auspicando di “limitare l’intervento dei giudici”, non fosse Lei stesso a conoscenza delle epistole del “prof. x”, visto anche il nostro invito, a prendere visione del contenuto delle varie epistole, depositate fra i vari atti, al Tar di Tento». Il genitore lascia al ministro «l’ardua sentenza, visto che – scrive – le sentenze dei giudici, almeno agli occhi del prof. Marinelli e degli altri 110 colleghi, sono “svilenti” e “tolgono autorevolezza”». E poi l’augurio: «Speriamo che i 110 firmatari della lettera a Lei rivolta, si rendano conto che rappresentano per migliaia di studenti del Da Vinci un esempio di vita. Può essere che nel loro futuro, di studenti e di cittadini, potranno trovarsi a davanti a un “bivio” o a un “dilemma”, che magari richiederà loro di scegliere fra la via facile della piazza e quella più difficile della Legge. Raccoglieranno firme e solidarietà in piazza o percorreranno la via prevista dalla Legge?».