La polemica

lunedì 29 Dicembre, 2025

Campiglio, Cereghini contro la mancata apertura del punto traumatologico: «Danno al territorio»

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Il sindaco di Pinzolo, Michele Cereghini: «Lecito porsi qualche dubbio sull’operatività dell’azienda sanitaria, speravamo in una soluzione certa»

Quest’anno sulle piste da sci di Madonna di Campiglio e Sèn Jan di Fassa gli sportivi dovranno armarsi di un surplus di attenzione e prudenza. Almeno per tutto il periodo delle festività, che per queste località dal grande appeal turistico coincide anche con l’altissima stagione, non sarà infatti possibile attivare i punti di primo intervento traumatologico, per cui eventuali infortuni, anche lievi, sulle piste andranno a gravare sugli ospedali di Tione e Cavalese.
La situazione dal punto di vista dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari la spiega il direttore generale Antonio Ferro: «Avevamo recuperato il personale extra che serviva – precisa Ferro – gli ortopedici, i radiologi e gli amministrativi. Tutto era pronto, tranne i quattro infermieri, due per ogni punto di primo intervento. Fino all’ultimo sembrava che li trovassimo, ma alla fine ci è stato detto di no. Preso atto che, in questo momento storico, non si può privare né Tione né Cavalese del personale infermieristico, siamo corsi ai ripari mettendo in piedi un sistema di fast track ortopedico centrato sui due ospedali. Questo per ora ci ha permesso di evitare criticità. Ho sentito i primari di ortopedia di Cavalese e di Tione, dottor Molinari e dottor Cont, per capire se in questi giorni critici ci fossero stati problemi per numero d’accessi e intasamento dei reparti e mi è stato confermato che non ce ne sono stati. Lo stesso mi hanno comunicato il dottor Cheluci e il dottor Riccadonna, responsabili dei reparti di medicina e del pronto soccorso a Cavalese e a Tione. Le prestazioni sono sempre state assicurate. A Tione si è fatto fronte a una cinquantina di infortuni, mentre a Cavalese se ne sono verificati qualcosa più del doppio. L’unica vera criticità che ci è stata segnalata riguarda i costi elevati nei quali sono incorsi alcuni pazienti per il trasporto tramite ambulanze private in Val Rendena».
Il dottor Ferro sottolinea come la situazione abbia anche alcuni risvolti positivi: «Il personale medico che era stato assunto per i punti di primo intervento è stato messo in appoggio dei pronto soccorso – dice il direttore generale – paradossalmente questo personale in più sta contribuendo a migliorare l’operatività dei nosocomi. Va ricordato inoltre che i due punti di primo intervento facevano solo da filtro ma le complicazioni venivano comunque gestite dalle ortopedie di Tione e Cavalese».
Chi di sicuro non è contento della situazione venutasi a creare è il sindaco di Pinzolo e presidente del consorzio dei Comuni trentini, Michele Cereghini: «Suscita certo qualche perplessità la decisione dell’azienda sanitaria di non aprire i punti di primo intervento in Val Rendena e in Val di Fassa – sferza il primo cittadino – qualche dubbio sull’operatività dell’azienda credo sia lecito porselo, anche perché, se c’era la volontà di aprire, e farlo era ritenuto una priorità, non si poteva certo accorgersi il 24 di dicembre che non sarebbe stato possibile reperire gli infermieri. Di certo in questo modo si è venuto a creare un danno per il territorio e per chi si occupa della gestione delle piste. Proprio perché era stata data la garanzia dell’apertura dei punti di primo intervento, si era organizzato il lavoro in un certo modo sia con chi si occupa del soccorso in pista che coi volontari del 118.
Inoltre è facile prevedere che si genereranno ripercussioni e intasamenti del pronto soccorso di Tione, mentre le ambulanze saranno costrette a fare avanti e indietro costantemente, rischiando di lasciare scoperta la Val Rendena nel caso si verificassero altre emergenze. Detto questo, spero che non finiscano con l’aprire i punti di primo intervento a gennaio, perché non avrebbe proprio alcun senso. L’alta stagione è adesso».
Per Fabio Lavagnino, rappresentante del sindacato «Nursing-Up» il problema è di natura strutturale: «La chiusura della traumatologia di Madonna di Campiglio e Sèn Jan di Fassa è figlia della congiuntura generale sfavorevole per quanto riguarda la disponibilità del personale infermieristico – afferma il rappresentante dei lavoratori –, purtroppo gli infermieri qualificati sono sempre di meno a fronte di esigenze costanti o addirittura crescenti. Nello specifico di Campiglio e Sèn Jan l’Azienda Sanitaria ha tentato di reperire il personale per tempo, trovando anche tutto quello medico, tuttavia a mancare sono stati gli infermieri, per cui traumatologia non potrà essere aperta almeno fino al 7 gennaio. In conseguenza di ciò è stato deciso di rimodulare la turnistica del reparto di ortopedia di Tione. Pur a fronte di risorse limitate, il personale darà come sempre il massimo per offrire il miglior servizio possibile ai pazienti».