La storia

venerdì 12 Dicembre, 2025

Il poligono di tiro di Rovereto compie 180 anni: «Sempre più donne vengono a sparare»

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Autofinanziato e retto da soli volontari, il centro di tiro addestra anche i 350 agenti armati dei Corpi di polizia locale del Trentino

Un posto per appassionati ma anche per professionisti che con le armi devono lavorarci e garantire la sicurezza delle persone: compie 180 anni il poligono alla Baldresca e si trova in forma splendente. «Già dal 1832 abbiamo testimonianza che si veniva da Caldaro con le zattere a sparare a Rovereto», ricorda il presidente, da ben 36 anni, Marco Leonardi Scomazzoni.

Fucina di talenti sportivi
Superata soglia 1.700 soci, il Centro tiro di Rovereto è una struttura vivacissima dal punto di vista sportivo, capace di coltivare talenti – l’olimpionico Vigilio Fait e oggi sua figlia Alessandra campionessa nazionale 2022 e 2023 nella specialità pistola ad aria compressa le due punte di diamante – e offrire uno spazio all’avanguardia dove allenarsi e impratichirsi a cacciatori, membri delle Forze armate, sportivi e chiunque desideri maneggiare un’arma da fuoco. «Il nonno di Fait doveva andare alle olimpiadi – racconta un aneddoto il presidente – poi è scoppiata la guerra e finì al fronte. Il talento è di famiglia».

Un posto per tutti e tutte
«Qui è tutto gestito da volontari – spiega Leonardi Scomazzoni – il centro, lo dico con orgoglio ma è vero, non ha contributi diretti dal Comune, abbiamo un bilancio che ci permette di garantire l’attività sportiva grazie ai soci che vengono a sparare da noi. Due anni fa abbiamo messo l’impianto fotovoltaico, facciamo 12mila K/watt all’anno di energia. I vetri sono tutti blindati, la sicurezza è al top e facciamo tutto noi volontari». Tutto è automatizzato, i bersagli sono elettronici e si può iniziare a sparare già a 10 anni, poi a 18 si possono impiegare armi da fuoco (età che scende a 16 per gli sportivi). Oggi ci sono una quarantina di atleti di ottimo livello alla Baldresca: «Una ventina di loro sono stati convocati agli ultimi Italiani – spiega il presidente – e se guardiamo a chi viene qui al di fuori degli sportivi il 15% degli iscritti oggi sono donne. Una percentuale che da che era nulla è diventata a doppia cifra negli ultimi vent’anni con una crescita annuale di circa il 2%. Abbiamo anche donne arabe che vengono, come forma di accettazione: sarebbe proibito per loro maneggiare armi nei loro Paesi d’origine, farlo qui da noi è una conquista, è far parte della nostra società».

Spazi per i cacciatori
Ci sono duecento metri di struttura dedicata alla taratura delle carabine, per i cacciatori. «Vetri di cinque centimetri di spessore, ognuno pesa 600 chili, in grado di resistere ad un colpo diretto – specificano i tecnici. Lo spazio dedicato ai cacciatori esiste da 25 anni ed è l’unico rimasto nella configurazione che ha al poligono di Rovereto. «All’inizio appena finita questa parte – ricorda con un sorriso Leonardi Scomazzoni – l’abbiamo provata e il rumore era assordante: dopo cinque colpi ci si sentiva male. Ci siamo guardati negli occhi e abbiamo pensato di aver fatto una grande sciocchezza. Allora abbiamo corretto chiamando un tecnico esperto in concerti per gestire il rumore e all’esterno oggi questa parte è insonorizzata con i pannelli antirumore che si usano in autostrada, mentre all’interno c’è un cuscinetto di isolazione di 16 centimetri di materiali diversi.

Addestramento per 350 agenti
«Quando si prende in mano un’arma bisogna avere consapevolezza di cosa si fa – sottolinea l’istruttore e direttore di tiro Fabio Beltramello – altrimenti va lasciata dov’è, non va estratta o usata. Credo che questo sia il primo messaggio da mandare, appare scontato ma non lo è. Noi qui offriamo programmi di addestramento per le forze armate, undici comandi si riferiscono a noi, 350 sono gli agenti della Polizia locale che hanno un’arma in Trentino e si addestrano qui. Primo compito che abbiamo è istruirli sulla responsabilità che comporta avere un’arma e allenarli a prendere una decisione in brevissimo tempo». Una saletta accoglie i computer per avviare le simulazioni, si entra poi nella sala vera e propria di simulazione pistola in mano e ci si ritrovano davanti livelli diversi da superare: prima i bersagli fermi poi in movimento, passanti da evitare, aggressori con il giubbotto antiproiettile. Sembra un videogame, ma la pistola che si maneggia non è un joystick, ma pesa e mira come una vera. E qui si può sparare anche con armi da fuoco, non solo a laser. «Qui si acquisisce una sicurezza che poi diventa autorevolezza – interviene il presidente – ci si rende conto con questo addestramento se la persona che hai di fronte ha paura o meno. Acquisire autorevolezza e sicurezza significa non arrivare ad usare le armi, è già un deterrente per il criminale».

I volontari
ll poligono, che sorgeva sul demanio militare e non era quindi soggetto ad esproprio, è stato ceduto nel 1999 alla Provincia e successivamente al Comune. Oggi c’è una convenzione di 99 anni a titolo gratuito con l’associazione: quasi 10 mila metri quadrati di area, 5.000 occupati dalla struttura del poligono, interamente sbarrierata, che serve 1740 soci e vive grazie all’operato di 570 volontari. «Se dovessimo pagare la professionalità dei nostri volontari sarebbe antieconomico, non riusciremmo ad avere i conti a posto – sottolinea Marco Leonardi Scomazzoni – La manutenzione di un posto del genere richiede qualcosa come centomila euro l’anno. La paura è che le nuove leggi sullo Sport stiano creando un aumento di costi e burocrazia che rischia di diventare davvero insostenibile e far morire realtà come la nostra».