Cronaca

mercoledì 3 Dicembre, 2025

Gioielliere assieme a due complici si fa dare due milioni di euro da un disabile: a processo per circonvenzione di incapace

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Trento, la vittima era «amico» di lunga data della persona a cui ha consegnato i soldi

Dovevano occuparsi di lui, quali amici (padre e figlia) e quale badante e colf, ma avrebbero solo approfittato della sua disabilità e fragilità psichica, raggirandolo e spillandogli di continuo soldi. Tanti soldi. Fino ad arrivare a dilapidare tutto il suo patrimonio liquido, a dissipare l’ingente eredità di famiglia. Nell’arco di dieci anni, dal 2013 al 2023, accampando una serie di scuse e necessità — formalmente prestiti — i tre hanno fatto sparire dai conti correnti del benestante e vulnerabile trentino una cifra complessiva che dalle stime della Guardia di Finanza supera i 2 milioni di euro. Così hanno ridotto il 69enne sul lastrico, azzerando le sue disponibilità, al netto di una misera liquidità. Troppo esigua per permettergli di far fronte alle esigenze e spese di tutti i giorni, lui che ha bisogno di assistenza continua. Per gli inquirenti un caso di circonvenzione di persona incapace in concorso, con una serie di aggravanti, tra cui quella della minorata difesa del raggirato, del danno patrimoniale di ingente gravità provocato e pure della coabitazione con la vittima. Almeno questa è la pesante contestazione da cui tre persone si trovano a risponderne a processo (l’udienza dell’altro giorno è però stata subito rinviata per incompatibilità del giudice).

Si tratta di padre e figlia residenti a Trento ed assistiti dagli avvocati Massimiliano Paniz e Maurizio Perego: lui 69 anni, già titolare di una gioielleria, è coetaneo e storico amico della vittima, che conosce e frequenta fin dai tempi della scuola; lei 35 anni, fa la commerciante. È invece sparita dalla circolazione l’assistente familiare e colf, una straniera di 41 anni, dichiarata irreperibile con decreto della Procura. Il pm titolare dell’inchiesta è convinto che gli imputati abbiano abusato delle condizioni dell’uomo senza più parenti e con evidenti disabilità e difficoltà psichiche, fin da quando aveva 57 anni, e lo abbiano indotto e persuaso a compiere una serie di operazioni bancarie a loro favore: una sfilza di bonifici, centinaia di bonifici, così che trasferisse soldi nei loro conti, prevalentemente sotto forma di prestiti infruttiferi (mai nemmeno in parte restituiti), effettuando inoltre operazioni di compravendita. Così i tre si sarebbero arricchiti e non poco, anche se nelle loro dichiarazioni dei redditi padre e figlia registravano redditi miseri, di poco più di 10mila o 20mila euro.

Il coetaneo e storico amico, secondo l’accusa, si sarebbe messo in tasca oltre mezzo milione di euro (circa 565mila), la figlia di questo poco meno e cioè 453mila. Il giudice per le indagini preliminari Gianmarco Giua aveva anche fatto scattare, su richiesta della Procura, un sequestro preventivo su loro disponibilità finanziarie depositate in conti correnti e sui loro appartamenti di Trento. Non è stato possibile invece applicare i sigilli sui beni della badante, ad oggi uccel di bosco: sarebbe stata lei a sottrarre al pensionato la cifra più alta — un milione 15mila euro— convincendolo a disporre bonifici anche per suoi amici all’estero.

Quanto alla vittima, al 69enne residente in città, è entrato nel processo come parte civile, per riavere i suoi soldi, oltre 2 milioni di euro appunto, e per ottenere anche un risarcimento morale, quantificato in oltre 600mila euro. Ad assisterlo l’avvocato Giuliano Valer, incaricato dalla sua amministratrice di sostegno, l’avvocata Monica Carlin. Era stata lei, nominata nel 2023, ad accorgersi dei tanti anomali movimenti bancari. Quelli che il suo assistito aveva disposto «per aiutare i suoi cari amici», senza però che il 69enne — le cui condizioni con il tempo si sono aggravate — avesse compreso di aver così perso il patrimonio di famiglia, di essere stato raggirato. Usato.