il lutto
lunedì 1 Dicembre, 2025
Oltre cinquecento persone al funerale di Don Farina, il suo testamento letto dal nipote: «Ho voluto bene a tante persone. Ringrazio il Padre per avermi accompagnato per tutta la vita»
di Alberto Folgheraiter
Oggi la prima delle due celebrazioni. Domani pomeriggio alle 14 a Balbido, sua patria, il secondo funerale più intimo prima di essere riconsegnato alla terra che 85 anni fa gli diede i natali
Il testamento di don Farina: «Ho voluto bene a tante persone. Ringrazio il Padre per avermi accompagnato per tutta la vita, con la sua premura e tenerezza che si è manifestata in ogni momento della mia vita, buono o triste che sia stato. Gli ho dedicato i miei giorni con gioia, pur nella fatica di qualche passaggio di dolore e di scoraggiamento. Ho voluto bene alle tante persone che ho incontrato nella mia esistenza, nelle comunità cristiane che ho servito con passione, e a scuola, dove ho incontrato tanti giovani, aperti al futuro. Grazie ai miei Cari, che mi hanno sostenuto anche in momenti difficili e alla comunità di Balbido, che mi ha sempre voluto bene».
L’ultimo saluto alla vita, scritto l’agosto scorso con la sua inconfondibile grafia di fanciullo, è stato letto da Alessandro, il nipote, a conclusione del primo dei due funerali in cui don Marcello Farina si è dovuto sdoppiare. L’uno, nel pomeriggio di oggi, a Trento, per la folla degli amici e degli ex studenti; l’altro, domani pomeriggio alle 14 a Balbido, sua patria, più intimo (forse) prima di essere riconsegnato alla terra che 85 anni fa gli diede i natali.
Eccoci alla prima delle due esequie per il sacerdote-filosofo che nella sua lunga vita di prete (60 anni) di funerali ne ha accompagnati a migliaia. Di credenti e agnostici perché era a lui che si rivolgevano i congiunti di chi magari, in vita, aveva visto il campanile solo da lontano. Forse perché Marcello Farina da Balbido ha sempre predicato la misericordia e ha sempre proclamato il perdono collettivo («perdonare e essere perdonati») come palingenesi dell’umano.
Oltre cinquecento persone hanno affollato la chiesa che i congiunti hanno scelto per due valide ragioni. La prima, spiegata alla folla, da uno dei celebranti, don Lino Zatelli: “Questa è la chiesa che ha accolto don Marcello negli ultimi anni. Qui ha celebrato battesimi e funerali, qui ha detto messa ogni settimana.” La seconda, motivata al cronista dai nipoti, Alessandro e Natascha, perché la Cattedrale, che molti avrebbero desiderato, è di difficile accesso in questi giorni di mercatini e di ZTL.
Del resto la parrocchiale di S. Carlo, alla Clarina, dedicata al protettore degli appestati (la peste del 1575 è detta appunto “di San Carlo” poiché il vescovo milanese si prodigò come pochi in quel frangente) pareva scelta apposta per l’addio a Marcello Farina. Che a volte, confessava, si sentiva come un appestato dentro la Chiesa-istituzione.