La storia
martedì 11 Novembre, 2025
Giovo, uva e kiwi per l’inclusione delle persone con autismo: «Qui la terra cura»
di Redazione
Manuel Tomasi trasforma la vendemmia in un’esperienza terapeutica e solidale: «La natura restituisce equilibrio, dignità e speranza».
Uva e kiwi come strumenti terapeutici e compagni di una qualità della vita migliore.
Succede sulle colline avisiane all’inizio della Val di Cembra; siamo a Giovo, il paese rosa (per aver dato i natali a due vincitori del Giro d’Italia di ciclismo: Francesco Moser e Gilberto Simoni). Terra di tenacia, vigneti eroici, terrazzamenti certosini. E una storia tra il verde della speranza e di questa fertile plaga agricola e il rosa di un futuro migliore e possibile, arriva da papà Manuel Tomasi, studi in informatica, e dalla moglie, imprenditrice agricola. Qui, in particolare in località Peschiere, sopra il paese, ci sono i terreni coltivati dalla famiglia Mengon-Tomasi. Ma qui si parla anche di inclusione, attraverso l’attività rurale. «Mio figlio Marco ha un disturbo dello spettro autistico» racconta papà Manuel. «Qui mia moglie coltiva tutto in modalità biologica, sia uva che kiwi. Ho sempre pensato che la campagna e le sue coltivazioni possano dare, oltre al reddito, anche soddisfazione, come lavoro, e tranquillità, lontano dalla vita frenetica delle città. E ho anche immaginato che le persone con autismo attraverso il contatto con la natura e la raccolta dei frutti che questa ci offre, potessero trovare appagamento, serenità, inclusione. E così ho dato vita a un progetto insieme a chi ci aiuta e si occupa di persone con autismo, come la Fondazione Trentina per l’autismo e Casa Sebastiano di Giovanni Coletti. E qui ci ha aiutato anche la Cantina Mezzacorona». Detto, fatto. Papà Manuel Tomasi è diventato un vero volontario, la moglie che ha l’azienda agricola ha fatto investimenti importanti si è incamminata sul non facile sentiero delle autorizzazioni e della burocrazia (permessi, cassette di pronto soccorso, bolli, ecc.) e ha ospitato, sul finire dell’estate, giovani e adulti con autismo, che vivono o usufruiscono dei servizi ci Casa Sebastiano, impegnandoli nella raccolta dell’uva: «Quest’anno con un grado zuccherino di 20,01 –spiega Tomasi – quindi perfetta, direi. Si è trattato di una grande annata». E la vendemmia è diventata un’occupazione balsamica, terapeutica per tutti.
Forte della bella esperienza, Manuel è andato oltre: «Per permettere un microclima ideale, l’assenza di alcuni insetti nocivi, la profumazione delle uve, da tempo qui si coltivano kiwi. Alcune piante hanno 40 anni. Con mio figlio Marco abbiamo sperimentato la raccolta come gioco inclusivo e l’ho visto felice e sereno. Insieme alle associazioni che si occupano di autismo, ai medici bravissimi che operano nel settore e ad alcuni esperti, vorrei allargare l’esperienza alla raccolta dei kiwi. Qui ne abbiamo 750 chili. Io ho un master in cybersecurity e ho elaborato un sistema di geolocalizzazione delle persone impegnate nella raccolta, in modo che tutti si sentano sicuri. Voglio che tutti vedano dalle foto come dell’autismo non ci si debba vergognare e l’agricoltura faccia bene a tutti».